di Franco Astengo
Sono molteplici le fonti di forte preoccupazione che suscita il governo Renzi e il suo partito, il PD, rispetto alla qualità della democrazia, il rispetto della Costituzione, l’atteggiamento sulle grandi questioni economico – sociali agite in funzione del padronato (modello “Marchionne”) e dei potentati monetaristi europei. Un governo, e un Partito nella sua maggioranza, che agisce soltanto l’impulso di quello che è stato definito “uomo solo al comando” esaltando il metodo dell’individualismo competitivo, puntando all’omologazione di un ceto politico collocato al di fuori della legge che agisce proprio in funzione di interessi di regime. Eppure non sono questi i punti più negativi dell’azione di questo governo e di questo partito. Stiamo assistendo a un modificarsi degli equilibri sul piano internazionale: un fenomeno che pure era già stato denunciato da tempo ma fortemente sottovalutato nell’analisi della prospettiva politica anche a sinistra. Un modificarsi bene evidenziato dall’andamento dell’ultima riunione del cosiddetto G7 svoltasi in Baviera e ben riassunto dall’atteggiamento del Presidente USA, Obama. Si è arrestato il processo di globalizzazione, è tornata a imperare la geopolitica e così il confronto, a livello planetario, ritorna essenzialmente a essere di tipo bipolare, da un lato gli USA che insistono a rinnovare l’Alleanza Atlantica (estesasi nel frattempo a molti paesi dell’Est Europeo) e la Russia che sta recuperando la propria “vocazione imperiale”. Naturalmente non tutto sta dentro a questo schema, pensiamo al ruolo imperialistico assunto dalla Cina impegnata in un’azione di espansione economica a tutti i livelli e alle vicende del medio-oriente: ma l’asse portante nell’insieme delle relazioni internazionali sembra proprio essere quello del confronto bipolare. Gli USA identificando nella Russia il nemico da fronteggiare immediatamente reclamano un rinsaldamento dell’atlantismo, quasi un ritorno sotto quest’aspetto a ciò che erano stati gli anni’50, in condizioni però di armamento molto diverse sul piano quantitativo e qualitativo. Atlantismo che pone gli alleati europei in una condizione di subalternità anche rispetto agli stessi vincoli comunitari: ed è questo un dato da considerare con grande attenzione. Ed è su questo punto che s’innesta la pericolosità del governo Renzi e della politica del suo partito, il PD: nell’operato di questi soggetti, governo e partito, si rintracciano evidenti i segni di un pericoloso nazionalismo che si aggiunge all’afflato dell’arroganza giovanilistico-arditesca che ha rappresentato la cifra di partenza del movimento che ha scalato il PD nel corso di questi ultimi anni. Quello dell’Italia, del suo ruolo nel mondo, sembra essere un refrain irresistibile sul quale basare addirittura una nuova identità politica. Un’identità politica assolutamente pericolosa in una fase nella quale le possibilità di accendersi di un conflitto di livello globale sono molto alte. Le manovre della NATO nel Nord Europa, le velleità di intervento in Libia (addirittura con la proposta di un comando italiano), il proseguimento della missione in Afghanistan (proclamato da un Renzi ridicolmente in tuta mimetica), la prospettiva di ospitare di nuovo missili USA sul nostro territorio rappresentano punti molto importanti che testimoniano di questo disegno che risulta essere insieme, di nazionalismo e di sudditanza all’alleato USA. La sinistra appare del tutto in ritardo al riguardo di questo tipo di analisi soprattutto rispetto alla necessità di contribuire a rilanciare il tema della pace ad una dimensione internazionalista: sembrano prevalere i temi economici legati alla realtà dell’Unione Europea. Forse cercare di alzare lo sguardo e allungare il tiro nell’analisi delle dinamiche internazionali potrebbe risultare più utile per fissare una linea strategica di presenza politica e sociale.
10 giugno 2015