di Mario Tozzi *
Il clima è “la casa comune” degli uomini, ma solo il papa sembra ricordarlo: nessuno fra i potenti della terra riuniti a Parigi per la conferenza Cop21 ha osato neppure pronunciare queste parole. Nonostante siano praticamente ridotti al minimo gli scettici che, per anni, hanno prima cercato di minimizzare il riscaldamento atmosferico in atto e, poi, di attribuirlo alle macchie solari o ai raggi cosmici, tutto fuorché alle attività produttive dell’umanità. Vale la pena di ricordare che i 2500 scienziati che studiano il clima sono quasi tutti d’accordo su due possibili scenari. Il primo è che le temperature medie dell’atmosfera aumenteranno di 2°C nel prossimo mezzo secolo, cosa che comporterà conseguenze traumatiche di vario genere, a cominciare dalla fusione dei ghiacciai continentali e dal conseguente innalzamento del livello dei mari: dal 1965 si è fuso il 52% dei ghiacci artici, e, per fare un esempio, oltre un terzo di quelli del Kilimanjaro; mentre dal 1850 si sono dimezzati i ghiacciai alpini. Se la tendenza è questa, nel prossimo secolo le Dolomiti non avranno più nemmeno un ghiacciaio. In questo quadro il livello dei mari crescerà da 10 a 90 cm nei prossimi cinquant’anni causando l’annegamento degli atolli delle isole oceaniche, la perdita di gran parte delle barriere coralline, l’invasione di piane costiere da parte delle acque, l’incremento delle aree inondate durante le alluvioni. Aumenteranno le perturbazioni meteorologiche a carattere violento e le grandi inondazioni, che già sono cresciute da 2-3 per anno negli anni ’50, a oltre 20 negli anni ‘90 del XX secolo. Questo è lo scenario ottimista. Per configurare lo scenario pessimista, quello davvero grave, basta moltiplicare per dieci tutti i fenomeni prima elencati: ciò che accadrebbe nel caso in cui l’incremento delle temperature fosse –come pure è possibile ipotizzare– di 6°C. L’anidride carbonica è in aumento da 200 anni a questa parte come mai aveva fatto negli ultimi millenni, essendo passata da 280 a quasi 400 parti per milione, incremento che non può essere spiegato con i soli processi naturali, ma attraverso la combinazione di due processi interamente antropici, la deforestazione (1,5 miliardi di tonnellate di carbonio) e la combustione (6,5 miliardi di tonnellate). E l’anidride carbonica è un potente gas-serra, impedisce cioè al calore solare arrivato a Terra di disperdersi liberamente nello spazio, ragione per cui l’atmosfera si riscalda. Industrie, centrali termoelettriche, zootecnia, riscaldamenti e trasporti producono gas clima alteranti in modo esponenziale e senza conoscere soste.
Per queste ragioni non è difficile capire che la nostra è l’ultima generazione ancora in grado di opporsi al cambiamento climatico drammaticamente in atto. L’azzeramento progressivo e differenziale delle emissioni è l’unica possibilità che abbiamo per evitare che la temperatura si innalzi oltre i 2°C, ritenuti il limite oltre il quale nessuna strategia avrebbe più alcuna possibilità di successo. Per fare questo bisogna che si evitino gli sprechi e si producano energia e beni in una maniera nuova, senza per questo rinunciare necessariamente al benessere. Una colossale e definitiva riconversione ecologica di tutte le attività produttive dei sapiens, questa l’unica risposta possibile, con buona pace dei fautori del Business as Usual, dei residui negazionisti e degli ignoranti di ogni risma (particolarmente diffusi anche nel nostro Paese). Ci vuole un accordo internazionale vincolante sul clima, un valore non negoziabile per le generazioni che ci succederanno, da cui, è bene ricordarlo, abbiamo avuto in prestito il pianeta. Un accordo che dovrà essere garantito da un effettivo e stringente sistema di controllo: nessuno può permettersi di fare il furbetto compromettendo il futuro di tutti. Un accordo che tenga conto delle differenze e delle problematiche che i paesi più vulnerabili e più poveri hanno già subito, per i quali l’adattamento ha già un costo, e che preveda una compensazione per quanto le nazioni più ricche hanno prelevato dal pianeta a discapito di tutti le altre. Varrà la pena di considerare che noi possiamo permetterci un’auto e una dieta ricca solo perché, per ciascuno di noi, venti asiatici vanno a piedi e quaranta africani muoiono di fame. La Terra è un pianeta dalle risorse limitate e l’estremizzazione del clima porterà ad allargare le discrepanze fra gli uomini.
* Mario Tozzi è un geologo, divulgatore scientifico, giornalista e saggista italiano, noto anche come autore e personaggio televisivo. E’ attualmente primo ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche e si occupa dell’evoluzione geologica del Mediterraneo centro-orientale….