L’arte della guerra
Manlio Dinucci
Il segretario di stato John Kerry è ormai di casa in Medio Oriente, a riprova dell’«impegno Usa per la pace» in questa regione cruciale. A Istanbul ha chiesto al premier turco Erdogan, che sarà ricevuto da Obama in maggio, di rinviare la sua visita a Gaza «per non intralciare la ripresa dei negoziati di pace israelo-palestinesi».
Contemporaneamente, è giunta a Istanbul una squadra di funzionari israeliani per il risarcimento alle famiglie dei pacifisti turchi uccisi o feriti nell’attacco alla Freedom Flotilla diretta a Gaza, avvenuto secondo Netanyahu per «errori operativi». Versione accettata da Erdogan, ma non dai parenti delle vittime, che hanno rifiutato il risarcimento (100.000 dollari a famiglia) ponendo come condizione che Israele abolisca le restrizioni ai movimenti di persone e merci a Gaza.
Kerry ha intanto annunciato un piano per dare impulso all’economia palestinese, a cui collabora la multinazionale Coca-Cola. Risultato garantito: i palestinesi non potranno avere il gas dei loro giacimenti a Gaza, di cui sono stati espropriati, né l’acqua che viene tolta loro dagli israeliani, ma in compenso potranno bere Coca-Cola.
A rafforzare l’impegno Usa per «la pace in Medio Oriente», è arrivato il neosegretario alla difesa Chuck Hagel per una visita in Israele, Arabia saudita ed Emirati arabi uniti: i tre alleati cui gli Usa venderanno un altro «pacco» di armamenti per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari. Un altro grosso business per l’industria bellica statunitense.
A Israele vengono forniti gli armamenti più avanzati: missili di nuovo tipo, più efficaci dei precedenti, per distruggere i radar nemici al momento dell’attacco; radar ancora più avanzati per i cacciabombardieri; nuovi aerei cisterna KC-135 per il rifornimento in volo; velivoli per il trasporto truppe V-22 Osprey, un ibrido aereo-elicottero, che Israele sarà l’unico a possedere oltre agli Usa. Israele li pagherà solo in minima parte, poiché quest’anno riceve dagli Usa un «aiuto militare» di 3 miliardi di dollari.
Questi armamenti sono destinati a potenziare la capacità di Israele di attaccare l’Iran e altri paesi della regione. La posizione di Washington, che ritiene «prematuro» un attacco unilaterale israeliano all’Iran, non è dunque diretta a impedire tale attacco ma a meglio prepararlo e coordinarlo.
Allo stesso scopo servono gli armamenti forniti ai due alleati arabi: essi riceveranno bombe di precisione, che vengono sganciate a distanza dall’obiettivo. Armi adatte agli 84 caccia F-15 che l‘Arabia saudita sta acquistando dagli Usa, nel quadro di una maxi fornitura da 29,5 miliardi di dollari decisa nel 2010, e ai 26 F-16 che gli Emirati arabi uniti acquisteranno con la nuova fornitura.
Kerry e Hagel hanno infine annunciato il raddoppio dell’aiuto Usa ai «ribelli» siriani e l’invio di altri militari in Giordania per un possibile intervento diretto in Siria. Missione «di pace» riuscita: guerra assicurata.
(23 aprile 2013)