Anche questa volta, in perfetto stile che contraddistingue tutte le figure reazionarie della Storia, si sono comportati da codardi e da vigliacchi gli esecutori della strage di Brescia, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.
Uno (medico fascista -sic!- Carlo Maria Maggi), pavidamente, sostiene di stare male e di non essere in grado di sopportare il carcere ha chiesto gli arresti domiciliari. L’altro (fascista e fonte “Tritone” dei servizi segreti, Maurizio Tramonte), è scappato all’estero per sottrarsi alla cattura, confermando per l’ennesima volta la giustezza dell’impianto accusatorio di colpevolezza della Magistratura.
Gentaglia che viene, giustamente, apostrofata come “topi di fogna” perché fuggono dall’onestà e dalla correttezza le cui gesta si sono sempre macchiate di sangue innocente dimostrando di non averne di proprio nelle vene. A costoro e a tutti gli altri come loro diciamo:
“…Combatte il partigiano
la sua dura battaglia
tedeschi e fascisti
fuori d’Italia!
Tedeschi e fascisti
per sempre fuori d’Italia
gridiamo a tutta forza
pietà l’è morta!”
Pietà l’è morta! Appunto… quella che non ebbero loro quando uccisero, con una bomba, persone ad una manifestazione democratica nel 1974.
MOWA
Strage di Brescia: Tramonte fuggito poi preso in Portogallo, Maggi ai domiciliari
L’ultima beffa di un romanzo nero
Il giorno dopo la sentenza della Corte di Cassazione che confermava gli ergastoli per i due neofascisti. L’avvocato di Carlo Maria Maggi: «Sta male, non può andare in carcere»
La Polizia portoghese, su segnalazione del Ros, ha arrestato poco fa a Fatima Maurizio Tramonte condannato in via definitiva per la strage di Piazza della Loggia. Tramonte risultava irreperibile questa mattina, dopo la condanna all’ergastolo, pronunciata ieri, per la strage di Piazza della Loggia. Nel pomeriggio anche Carlo maria Maggi, l’altro imputato condannato all’ergastolo, è stato raggiunto dal provvedimento di condanna: Maggi, che ha 85 anni ed è malato, è stato messo agli arresti domiciliari nella sua casa di Venezia.
La sentenza
Con la sua sentenza la Cassazione ha messo la parola fine all’accertamento della verità sulla strage di Brescia. Dopo 11 processi, l’ultima sentenza ha dichiarato colpevoli Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, appartenenti alla formazione neofascista Ordine Nuovo, che erano accusati dell’esplosione del 28 maggio 1974 quando in piazza della Loggia morirono 8 persone e altre 100 rimasero ferite. L’attentato di Brescia era l’ultima pagina giudiziaria ancora aperta sugli anni di piombo e della strategia della tensione.
Crimini e depistaggi
Il procuratore generale Alfredo Viola aveva chiesto la conferma degli ergastoli per Maggi e Tramonte . «E’ stato un processo arduo ma non impossibile da decidere, al quale siamo determinati a porre la parola fine» ha detto Viola. Si è trattato di un crimine, ha detto, «che ha dilaniato vittime e famiglie e che ha profondamente inciso il tessuto della democrazia, ma la magistratura italiana ha saputo concludere processi per fatti altrettanto gravi e inquietanti». Poi il riferimento alle «reticenze e ai depistaggi, troppi, che hanno percorso le indagini sulla strage, come se la coltre di fumo sollevata dall’esplosione della bomba, la mattina del 28 maggio di 43 anni fa, non si fosse dispersa ma si fosse invece propagata sull’Italia intera».
Indagini «volutamente errate»
«Si tratta di un processo indiziario, complesso – ha proseguito, parlando davanti ad alcuni dei familiari delle vittime – ma non impossibile: anche se non c’è la pistola fumante, è lo stesso possibile accertare le responsabilità e in questa vicenda ci sono voluti anni per rimuovere gli effetti di indagini errate, o volutamente errate». È vero, sono passati anni, ma «se c’è una cosa buona in tutto questo tempo che è passato è che l’enorme distanza dai fatti consente di cogliere l’immagine di tutta la foresta e non quella delle singole foglie», ha proseguito il sostituto procuratore generale, chiedendo il rigetto del ricorso degli imputati e la conferma delle condanne inflitte nell’appello bis.
La destra eversiva
Secondo i giudici milanesi di secondo grado, quella strage è «sicuramente riconducibile» alla «destra eversiva», che intendeva «bloccare con metodi violenti i fermenti progressisti in atto nella società civile e destabilizzare il sistema politico attraverso azioni terroristiche eclatanti». In questo quadro, un ruolo centrale viene attribuito al medico veneziano Maggi, all’epoca ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, che «coniugava l’ideologia stragista» con la disponibilità di gelignite, il tipo di esplosivo usato nell’attentato. Ergastolo per lui, dunque, e per Tramonte, «mentre altri, parimenti responsabili – scrivono i giudici di secondo grado nella sentenza – hanno da tempo lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la mala-vita, anche istituzionale, dell’epoca delle bombe». Il riferimento è a carlo Digilio, Ermano Buzzi e Marcello Soffiati, estremisti deceduti da tempo e che precedenti sentenze avevano dichiarato responsabili della strage.
Vinta la battaglia
«È una battaglia che doveva svilupparsi nel pieno della legalità e alla fine, dopo tanti anni, possiamo rivendicare di averla vinta, stando nel processo», aveva detto ieri Manlio Milani, leader del Comitato dei familiari delle vittime. «Ringrazio i giudici – prosegue Milani – gli uomini del Ros, gli avvocati. C’è molto ancora da svelare, ma oggi ne sappiamo di più e possiamo dire che uomini dello Stato hanno sconfitto altri uomini dello Stato».
«Maggi malato, carcere incompatibile»
Intanto arriva la dichiarazione dell’avvocato di Carlo Maria Maggi, Mauro Ronco, secondo cui il suio cliente «sta molto male, una situazione non compatibile con la carcerazione, ora deciderà la giustizia ordinaria il da farsi» .Il provvedimento di esecuzione della Procura generale di Milano è stato notificato a Maggi nella sua casa di Venezia.