S’è mai visto un corpo di reato restituito entro una settimana? No, vero? Eppure la Austin Morris blu targata Roma T50354, ferma all’incrocio fra via Fani e via Stresa, dietro la quale fu rinvenuto un bossolo calibro 7,65 e dentro la quale fu rinvenuto un proiettile “oggetto di separato verbale” (sparito) nel 1978 viene sottratta alle indagini da verbalizzazioni false e depistanti….che continuano nel 2015
Tutte le foto mostrano la nostra Austin Morris blu tipo MiniClubman E 1100, a quattro porte, ferma al posto del furgone del fioraio Spiriticchio, proprio all’incrocio fra via Fani e via Stresa. A destra dell’auto, in corrispondenza dello sportello anteriore destro, fu repertato un bossolo calibro 7,65; all’interno dell’auto, nell’intercapedine della portiera anteriore sinistra, ne fu rinvenuto un altro, che – scrive il commissario capo della Digos, Carlo De Stefano il 23 marzo 1978 – è “oggetto di separato verbale”. Peccato che del separato verbale non sia rimasta traccia.
Se quel verbale non si trova, tuttavia, sempre nel verbale di restituzione nel quale fa riferimento al verbale che non si trova, il funzionario De Stefano scrive altre cose che invece si trovano. Le prime che saltano agli occhi sono due bugie: quell’auto, dice, era stata prelevata da via Fani all’altezza del civico 109, dove era parcheggiata: e invece tutte le foto mostrano chiaramente che l’auto non era affatto parcheggiata, ma posizionata lì all’incrocio, proprio in mezzo ai piedi [vedi il rendering della Polizia scientifica del 10 giugno 2015] e che non solo era distante dal marciapiede, ma anche lontana dal numero 109 [vedi il disegno dei periti del processo Moro quater]. La terza cosa che salta agli occhi è un eccesso di zelo: il funzionario della Digos si premura di far dire a Patrizio Bonanni, il fiduciario dei Servizi che nega di avere rapporti con i Servizi, che dispone “di un appartamento sito al I piano del civico 109 di via Mario Fani, che ha in affitto da circa 7 anni”, le cui finestre “non sporgono in via Fani, ma nel cortile interno dello stabile”. [Archivio storico del Senato, CM, vol. 030, doc XXIII, N. 5]. Insomma, la mossa è questa: allontanare quella macchina dall’incrocio, collegarla al civico 109, e giustificare la sua presenza proprio lì, in posizione strategica, con il fatto che Bonanni aveva in affitto da 7 anni un appartamento che però non si affacciava sulla strada….
Trentasette anni dopo, per giustificare la sua presenza sulla scena del crimine, il Bonanni dichiara alla dottoressa Tintisona, 1^ Dirigente della Polizia di Stato, Ufficiale di collegamento con la Commissione Moro, che “in quel periodo aveva la disponibilità di un appartamento in via Mario Fani 109, senza affacci su detta via, ove si recava saltuariamente”. E la dottoressa Tintisona riferisce alla Commissione Moro che il Bonanni “non ricordava se aveva un contratto con l’ENPAF o se l’appartamento gli era stato ceduto da un suo amico”. Averne di amici così, che ti cedono un appartamento per 7 anni! Purtroppo l’elenco degli inquilini del 1978 è andato perduto causa allagamento, e noi non possiamo chiedere a quell’amico nessun favore. Peccato, farebbe comodo un appartamento in prestito per sette anni. Ma se non c’è nessun elenco di amici, la 1^ Dirigente riferisce solo per sentito dire, e prende per buone le dichiarazioni del Bonanni, come se il signore fosse al di sopra di ogni sospetto. Le cortesie continuano: quando manda uno dei suoi a controllare al PRA la targa dell’auto, chissà chi manda e chissà dove lo manda. Infatti – riferisce la 1^ Dirigente – “all’epoca l’auto era ancora intestata alla BRITISH LEYLAND ITALIA, e un ulteriore passaggio di proprietà risulta solo nell’87”. Ma quando mai? Al PRA risulta invece che l’auto, acquistata per 2.700.000 lire dalla Società Poggio delle Rose il 2/2/1978, venne rivenduta il 1/4/1981 alla signora Patrizia Norcini per 3.050.000 lire; nel 1987 ci sarà poi un ulteriore passaggio di proprietà. Perché la relazione della Polizia di stato nel 2015 salta pari pari il passaggio di proprietà del 1981 (un’auto sforacchiata rivenduta tre anni dopo l’acquisto ad un prezzo superiore a quello dell’auto nuova?) Forse perché puzza di bilancio falso, sul tipo di quelli che la Fidrev, dice Pasquale De Rosa, faceva abitualmente per le società di copertura dei Servizi? O forse si è trattato solo di un tremendo equivoco? L’agente inviato era leggermente presbite, un pochino strabico, aveva un occhio solo, aveva la cataratta e sapeva a malapena leggere?
Quell’auto, la cui immagine tutti noi possiamo in ogni momento scaricare liberamente da internet, per i nostri inquirenti è una specie di Batmobile: sfreccia cupa nella notte al di sopra del PRA e al di sotto della decenza, esponendoli a figure barbine. Per continuare la lunga tradizione di verbali taroccati (non sia mai, potrebbe risentirne la carriera), cosa scrivono nella loro relazione alla Commissione Moro i nostri solerti investigatori nel fascicolo intitolato “Ricostruzione della dinamica della strage di via Mario Fani del 16 marzo 1978”? Scrivono che quella è una “Mini Minor tg. Roma T52354 [a pagina 13], sbagliando targa e modello. Oltretutto, la loro auto ha due porte, mentre la nostra ne ha quattro. Eppure, volendo, bastava guardare le foto….. Oltretutto siamo nel 2015, e, oltre al laser, che permette grandi operazioni spettacolari, da un po’ di tempo c’è anche internet: la rete.
Il problema è, dottoressa Tintisona, che quell’auto, che non era parcheggiata, ma posizionata sull’incrocio, che non era davanti al civico 109, ma lontano da quello, che stava al posto del furgone del fioraio Spiriticchio, al quale qualcuno quella notte aveva messo fuori uso il furgone per permettere a quest’auto di posizionarsi lì, era intestata a una società di copertura dei Servizi. E allora? Forse che i fiduciari dei Servizi non possono lasciare le macchine dove gli pare? No, dottoressa Tintisona. La mattina del 16 marzo 1978 no. Quando dietro quell’auto viene trovato repertato un bossolo – contrassegnato con la lettera T – e dentro quell’auto viene trovato un proiettile, non potete ignorare il corpo di reato cancellandolo dalla scena del crimine. Non sta bene.
Noi sappiamo che dentro quella macchina c’era un proiettile, e dietro quella macchina fu repertato un bossolo, e che quella macchina era dei Servizi. Ma mentre il primo a verbalizzare il falso – il commissario capo De Stefano – ha poi fatto carriera, il maresciallo Leonardi, colpito anche da qualcuno che gli sparava da destra, da dietro quella macchina, la sua carriera l’ha finita lì, in via Fani. Colpito da destra.
(continua)
Le fonti di iskrae
1 Comment
..mi sembra di aver letto-forse perizia Salza-che quel proiettile risultò così schiacciato da non poter definire l’arma che lo sparò.Tuttavia ,ricordo a D’adamo,che Leonardi fu attinto solo da proiettili cal.9 non 7,65,anche se concordo sul fatto che alcuni di essi provenissero da destra,sparati dal retro della mini blu con una pistola.