Che la Costituzione fosse ridotta a sola “carta” lo sapevamo da un pezzo; articolo per articolo, parola per parola. Dall’articolo 1 che parla di Lavoro (e stendiamo un velo piu’ che pietoso), al 2 e 3 che parlano di pari dignita’ sociale, che e’ – evidentemente e senza appello – impossibile in una societa’ divisa in classi; all’articolo 11 sulla guerra, camuffata da missione di pace e che cede il Paese coinvolto e complice in numerose missioni imperialiste; all’articolo 34 sulla scuola pubblica e gratuita, un falso dal punto di vista delle possibilita’ di accesso e dei costi, che ne fanno sempre e comunque una scuola di classe. A tanti e tanti altri: inchiostro, e soprattutto sangue di tanti coraggiosi, buttati li’, roba da gridare vendetta.
E poi gli “strappi” del Presidente Napolitano, che si e’ fatto garante dei patti scellerati firmati con l’Unione Europea, sono pane quotidiano. Eppure dovrebbe essere lui il garante della Costituzione, mentre, dopo avervi giurato per il secondo mandato, nomina un ministro per cambiarla al piu’ presto e non passa giorno in cui non ricordi l’urgenza di “riforme” (tutt’altro che in senso progressista, naturalmente) e di modifiche alla Carta. Le sue esternazioni “picconatrici” su temi non di sua competenza (articolo 18 in primis) hanno nei fatti trasformato il nostro Paese in una Repubblica presidenziale. Recentemente il Presidente ci ha ricordato l’urgenza di una nuova legge elettorale, specificando che ovviamente essa va fatta non in senso proporzionale, tralasciando quanto la Corte Costituzionale ha sentenziato e assistendo inerte alla preparazione di una nuova legge che e’ peggiore della precedente perche’, oltre a mantenere le due parti “bocciate” – premio di maggioranza e liste bloccate – alza addirittura la soglia di sbarramento. Un’ipotesi teorica? Due partiti prendono il 10% ciascuno e 15 partiti il 4%, gli altri voti sono sparsi: una legge con questo sbarramento porterebbe i due partiti (ossia il 20% dei voti) ad avere il 100% dei deputati! Un’eresia, considerato che il fatto che questa riforma vuole essere approvata insieme alla soppressione del Senato e quindi del bicameralismo. Vengono quindi tolti due strumenti di controllo allo stesso tempo.
Non basta, la Repubblica Parlamentare, sancita dagli articoli 55 e seguenti, nei fatti non esiste piu’.
Ovviamente non stiamo qui a ripetere chi sia Enrico Letta e quale sia stato il suo ruolo di garante dei patti siglati nei confronti dell’UE, il cui prezzo ovviamente viene pagato giammai dal capitale, ma dal lavoro dipendente, dalla media e piccola impresa e dai pensionati.
Ma quanto successo alla Direzione del PD ha del nuovo, pericolosamente nuovo e incredibile. Un premier di un partito sfiduciato in Direzione dal suo stesso partito per far posto alle ambizioni di un altro esponente del suo stesso partito. Qualcuno ha paragonato Letta al recente caso della giraffa di Copenaghen, dato in pasto pubblicamente ai leoni, paragone non del tutto sbagliato.
La via parlamentare e’ stata nei fatti cancellata, lo stesso Letta, uomo dei potenti, appare attonito di fronte all’arroganza dello yuppie di Firenze, che rida’ voce ai pregiudicati e compie l’ultimo passo di disfacimento di tutta quella fame di cambiamento che una volta, decenni fa, il suo partito rappresentava.
Ora e’ nei fatti il timoniere nuovo, non “compromesso” col passato; a parole. Nei fatti il suo governo sara’ espressione ancora piu’ evidente del fatto che l’Italia e’ dentro l’UE, ci vuole rimanere e ne rispettera’ i suoi scellerati patti.
Il problema di Renzi che “non passa per il voto” e’ finto; semplicemente non esiste. In nessun punto la Costituzione dice che il primo ministro viene eletto dal popolo e riceve un’investitura popolare. E’ un falso, ripetuto tante volte da Berlusconi condannato ad esempio, che denunciava in modo populistico che, condannando lui, si condannavano con lui tutti i suoi milioni di elettori. Non e’ cosi’, il primo ministro riceve la fiducia del Parlamento; e quindi l’orrore dell’operazione Renzi non e’ che non passi per il voto, ma che la sfiducia a Letta non passi per un voto del Parlamento ma per la Direzione di un partito.
Insomma, per concludere, e’ un po’ come quei vecchi film di guerra dove i ragazzi si trovavano costretti a stare con gli statunitensi (che nella cultura occidentale sono stati decisivi per sconfiggere il nazifascismo) pur di non stare con i tedeschi (perche’, gli italiani con loro non c’erano?).
D’altra parta, a un Paese ridotto al ruolo di “provincia dell’impero”non resta altro, stracciare e ristracciare le regole per spolparsi i residui di osso rimasti. Agguati da Caino, o da Bruto e Cassio, per le poltrone. Tutto il resto, lo sappiamo, lo decidono altrove. Almeno finche’ una forza davvero alternativa, con il progetto politico di cambiare il Paese stravolgendolo, non abbia la capacita’ di modificare gli attuali rapporti di forza e conquistare l’egemonia: altro che riforme, per cambiare questa politica non resta che rivoluzionare la società con il Partito Comunista, anche perché la democrazia borghese non applica più neanche le sue regole.
14 febbraio 2014