L’ex parlamentare di An aveva informato Romeo dell’inchiesta nel settembre 2016. E così è finito di nuovo in una vicenda di intelligence deviata. Come ai tempi di via Gradoli e del Copasir di D’Alema. La storia.
Alessandro Da Rold
è una strana storia di Servizi segreti deviati e di talpe dentro la nostra intelligence dietro l’inchiesta sul maxi appalto da 2,7 miliardi di euro di Consip che ha messo sotto indagine per traffico di influenze Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, il ministro allo Sport Luca Lotti e portato in carcere per corruzione l’imprenditore Alfredo Romeo, “mammasantissima” degli appalti pubblici in Italia.
L’INFORMATORE DI ROMEO. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, quando i magistrati motivano la richiesta di arresto di Romeo per il «concreto e attuale pericolo di inquinamento probatorio». Non ci sono solo le indagini a carico del comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette o del generale di brigata Emanuele Saltalamacchia, accusati di favoreggiamento e rivelazioni del segreto. La procura di Napoli, attraverso le intercettazioni ambientali, ha scoperto come Romeo sia stato in grando di scoprire dell’indagine a suo carico sin dal settembre del 2016. A tenerlo aggiornato era il “sodale” Italo Bocchino.
ATTIVITÀ “DI RELAZIONE”. L’ex delfino di Gianfranco Fini, grazie alla costante attività “di relazione” con Romeo, avrebbe avuto secondo gli inquirenti la «capacità di accedere a informazioni riservate anche grazie al suo trascorso di deputato e membro del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti (Copasir) e con perduranti contatti con sedicenti ed effettivi appartenenti all’intelligence nonché con politici e pubblici funzionari in posizione apicale».
Gli inquirenti indagano sui rapporti di Bocchino con il Copasir e con i Servizi segreti, un capitolo burrascoso nella vita dell’ex vice capogruppo di Futuro e libertà, attuale direttore editoriale del Secolo d’Italia
Il rischio di inquinamento probatorio, quindi, non arrivava solo dai pizzini ritrovati nella discarica dove compaiono sigle di nomi, ancora da confermare, che portano a Tiziano Renzi, al tesoriere del Partito democratico Francesco Bonifazi o ai costruttori Pessina, proprietari de l’Unità. Di mezzo secondo gli inquirenti c’erano pure i rapporti di Bocchino con il Copasir e con i Servizi segreti, un capitolo burrascoso nella vita dell’ex vice capogruppo di Futuro e libertà, attuale direttore editoriale del Secolo d’Italia.
QUANTI SEGRETI IN VIA GRADOLI. Perché i presunti rapporti di Bocchino con i Servizi vanno molto più in là della sua breve permanenza al Copasir dal 21 maggio al 29 settembre del 2008 durante la presidenza prima di Francesco Rutelli e poi di Massimo D’Alema. Nel passato della vita dell’ex parlamentare aennino c’è pure via Gradoli, quell’angolo di Roma noto alle cronache per il sequestro Moro e il famoso piattino durante le sedute spiritiche dell’ex premier Romano Prodi sulla località laziale, tornato alla ribalta per lo scandalo dell’ex governatore Piero Marrazzo, che era solito frequentare gli appartamenti dove si prostituiscono diversi travestiti.
Negli anni via Gradoli ha assunto una specie di alone di mistero per la politica italiana. Leggenda narra che siano case usate oltre che dai trans pure dai Servizi. Complotti o non complotti, da queste parti Bocchino ha vissuto per qualche anno, come ha raccontato lui stesso nel libro Una storia di destra (Longanesi), dove ricorda l’epoca con Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, o quando viveva con il giornalista Pietrangelo Buttafuoco. È nota la storiella del transessuale Ruby che viveva sul loro stesso pianerottolo e si prostituiva. I clienti che arrivavano suonavano Bocchino ed erano loro due spesso ad accompagnarli alla porta giusta.
VICENDA DI PEDINAMENTI. E questa è la parte più divertente che lega Bocchino ai servizi. Perché c’è pure una brutta storia di pedinamenti. Bocchino si ritrovò pure a dover fare denuncia al Copasir perché si sentiva seguito dai Servizi. Correva l’anno 2010, presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi, iniziavano a uscire le indiscrezioni sulle cene eleganti di Arcore e su come il Cavaliere fosse poco protetto. Tra dossier e contro-dossier ci scappò pure una denuncia da parte di D’Alema alla procura di Roma.
LEGAMI SUI CUI VEDERCI CHIARO. In quei mesi Bocchino si ritrovò sui quotidiani pure perché avvicinato dall’ammiraglio Bruno Branciforte, ex Aise, quando appunto si parlava dell’esistenza di una struttura parallela dei Servizi per spiare i politici. Fu il Dis di Gianni De Gennaro a smentire presunti pedinamenti di parlamentari e politici. Sono passati sette anni da allora, ma il marchio dei Servizi continua a seguire Bocchino. E il Copasir ha intenzione di chiedere informazioni all’intelligence sui presunti legami, emersi dall’inchiesta Consip, tra l’ex deputato ed elementi dei Servizi.
02 marzo 2017