Le immagini purtroppo sono vere, anche se le didascalie e i commenti sono falsi. Così assistiamo, increduli, all’abbraccio fra Paolo Romani, il capogruppo di Forza Italia in Senato condannato per peculato con sentenza definitiva perché faceva pagare al Comune di Monza le telefonate della figlia (quasi 10.000 euro di bollette), e la stagionata Emma Bonino, campionessa di libertà che in Europa stava con Le Pen e applaudiva al bombardamento dei civili serbi, e alfiere di laicità, tanto da entrare in una lista di disturbo emanazione del PD (+Europa) garantita dal clericale Bruno Tabacci, uno che è contro le coppie gay e l’aborto, ma non contro la Bonino…
“Sono consapevole del fatto che ci sono molte differenze fra di noi” ha dichiarato prima delle elezioni la radicale “ma il nemico comune è il FRONTE SOVRANISTA”.
Con questa sigla oscura la Bonino, utilizzando le tecniche della pubblicità subliminale, definisce FRONTE lo schieramento dei partiti non PD e non FI, riecheggiando la dicitura FRONTE POPOLARE con cui comunisti e socialisti si presentarono insieme alle elezioni politiche del 1948.
La Bonino usando il sostantivo FRONTE nella sua campagna elettorale, fa tornare in mente i socialisti e i comunisti, e in pratica accusa i “nemici” di essere “comunisti”, come fa da trent’anni il pluricondannato Berlusconi, suonando sempre la stessa canzone.
L’aggettivo SOVRANISTA invece sta per POPULISTA (sono populisti gli altri, i demagoghi, che pretendono di interpretare i bisogni del popolo; “noi” invece siamo democratici); ma sta anche per DIFENSORE DEGLI INTERESSI NAZIONALI.
Invece la lista +Europa vuole che l’Italia si pieghi alle compatibilità europee: più banche e meno pensioni, più debiti e meno ospedali, perché “ce lo chiede l’Europa”. Meno sovranità, più obbedienza alle logiche statunitensi, ultraliberiste, che ci vengono vendute come misure tecniche, ineludibili.
Subito dopo le elezioni il Minculpop preoccupato scriveva: Bruxelles vuole un governo stabile, di larghe intese. Mai che si facesse i ca…i suoi questo signor Bruxelles! I giornalisti lo tengono sempre lì a portata di mano, nel magazzino delle scope, perché torna utile in ogni momento. Che dirà Bruxelles? Calano le Borse (anche le nostre, purtroppo); vola lo spread. Vuoi fare l’amore? Che dirà Bruxelles? Vuoi farlo di nuovo? Monito dell’Europa. Peggio dei moniti di Napolitano.
Ma mentre sul monitor vediamo vecchie carampane e pluricondannati di destra, del centro e di sinistra abbracciarsi fraternamente, e i 47 eletti con la fedina penale sporca ridere di noi, il CORRIERE DELLA SERA, con la firma di Dino Martirano, sotto il titolo “Maria Elisabetta Casellati, chi è la prima donna presidente del Senato” scrive questa commovente presentazione della neopresidentessa del Senato che poi viene spalmata dall’ANSA su tutte le testate:
Il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’ha conosciuta al Consiglio superiore della magistratura e di lei ha «un ottimo ricordo». L’ex presidente del Senato Renato Schifani l’ha avuta come vice capogruppo vicario dei senatori di Forza Italia: «Era il mio pretoriano nei momenti in cui dovevamo presidiare l’Aula perché la maggioranza del governo Berlusconi era risicata». L’avvocato e senatore Niccolò Ghedini, che ha passato intere giornate con lei quando era sottosegretaria alla Giustizia (2008-2011) ed esercitava molte deleghe strategiche affidatele dal Guardasigilli Angelino Alfano. Infine Silvio Berlusconi l’ha sempre apprezzata perché oltre ad essere una parlamentare e una professionista molto efficiente ha un modo di presentarsi in pubblico (con sobrietà non rinuncia agli abiti eleganti e ai gioielli di rara fattura) che il Cavaliere ha sempre apprezzato. La neo presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è una famosa avvocatessa matrimonialista a Padova (è laureata anche in diritto canonico) ed è la prima donna nella storia della Repubblica a ricoprire la seconda carica dello Stato. Ma prima di essere eletta consigliere laico dell’organo di autogoverno della magistratura (è stata al Csm dal 2014 al 2018), la senatrice di Forza Italia ha percorso molte tappe in Parlamento. Nel ‘94 ha aderito tra i primi a Forza Italia e da allora è stata da sempre vicina al suo leader, Silvio Berlusconi: eletta per la prima volta senatrice nel ‘94, nella XII legislatura, è stata sempre confermata (tranne che nel ‘96) in Parlamento e a Palazzo Madama ha ricoperto gli incarichi di presidente della commissione Sanità, vice capogruppo vicario di Forza Italia, membro del consiglio di presidenza del Senato come segretario d’aula, capogruppo di FI nella giunta delle elezioni.
Nel linguaggio allusivo dei mafiosi e dei massoni, il Corriere accosta il nome della presidentessa del senato a quelli di Giorgio Napolitano (chiamato come testimone nel processo sulla trattativa fra Stato e mafia), di Renato Schifani (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa), di Niccolò Ghedini (indagato per corruzione in atti giudiziari), di Angelino Alfano (inquisito per abuso d’ufficio; ha anche sistemato il fratellino come manager alle Poste siciliane) e di Silvio Berlusconi (corruttore pregiudicato e pluricondannato): evidentemente la presidentessa, che quando era sottosegretaria alla Salute sistemò sua figlia nella sua segreteria, rappresenta bene la continuità di un ceto politico maneggione e disonesto, che si fa gli affari suoi a spese nostre.
Cosa ha di diverso rispetto ai suoi colleghi? Che è più furba, e non si è mai fatta beccare. Lei, campionessa del credo “Dio, Patria e Famiglia” (un logo molto redditizio) ha fatto i soldi specializzandosi nelle cause di nullità presso la Sacra Rota. I cattolici, infatti, non possono divorziare, perché per loro il matrimonio non è un patto civile, ma un sacramento indissolubile.
Per loro solo la Chiesa cattolica ha la facoltà di sciogliere il matrimonio attraverso la Sacra Rota, che lo dichiara ipocritamente “mai avvenuto”. E gli scioglimenti della Sacra Rota costano cari, ma presentano un vantaggio per il coniuge maschio: la donna il cui matrimonio viene dichiarato nullo NON HA DIRITTO AGLI ALIMENTI. Con che faccia di tolla la neoeletta ha dichiarato:
«La scelta che avete compiuto, eleggendo la prima volta una donna, rappresenta una responsabilità che non posso celare dietro ai preamboli di circostanza. Un onore, una responsabilità che sento di condividere proprio con le donne che con le loro storie, azioni, esempi e coraggio hanno costruito l’Italia di oggi»
Lei che ha difeso le cene eleganti di Berlusconi, con le escort e le minorenni; lei che sulla minorenne Ruby ha fatto finta di credere che fosse la nipote (maggiorenne) di Mubarak; lei che diritto ha di rappresentare le donne? Poi l’ipocrita, che fra l’altro è favorevole alla riapertura delle case chiuse, forse per sistemarci le donne che conosce, ha continuato:
«Penso alle mai abbastanza ricordate eroine del Risorgimento che hanno lottato per quel sogno chiamato Italia, e alle tante ragazze di ogni estrazione sociale che hanno dato l’anima nella lotta di Liberazione, e che, mi sia consentito, sono magistralmente rappresentate qui dalla senatrice Segre»
Evidentemente si riferiva a Italia 1, una TV del capo. Ma nel brano del Corriere ci sono altri messaggi trasversali: sobrietà era la griffe di Monti, che aveva un cappotto sobrio, una moglie sobria e un cagnolino sobrio, e sobriamente nel suo governo “tecnico” con la sobria Fornero lasciò senza lavoro e senza pensione decine di migliaia di lavoratori, con il voto unanime di Forza Italia, dell’UDC e del PD, molto sobri, anche loro, come le minorenni tanto care alla Maria Elisabetta Alberti Casellati Mazzanti Viendalmare, che con il suo reddito di 221.248 euro nel 2015 senz’altro aveva a cuore i poveretti e le poverette.
A queste ultime pensava però di più il sobrio Ghedini che, con i suoi 1,623 milioni di euro, ci costa come un F35 della Nato; lui che trucca processi per il boss e spiega alle “invitate alle cene eleganti” cosa devono raccontare, se non vogliono avere noie.
Non c’è dubbio che il termine eleganti alluda proprio alle cene di Arcore, quelle con il bunga bunga e i soprammobili fallici che il poco sobrio padrone di casa forniva (1), e alle quali partecipavano i fedelissimi, alcuni dopo aver sostenuto alla Bocconi esami scritti, e altre dopo test orali.
Il passaggio del Corriere sulla figura della Alberti Casellati come presidente della Commissione Sanità vuole invece richiamare l’attenzione ai generosi finanziamenti per la sua campagna elettorale da parte di FARMINDUSTRIA (tutto dichiarato, neh?, anche se poco elegante). Del resto, dai puffi pieni di biglietti di banca alle mazzette di De Lorenzo, la Sanità è sempre stata un magna-magna.
I gioielli di rara fattura sono sicuramente le farfalline – ciondolo che il boss pervertito regalava a tutte le donne che gli si erano concesse: presentatrici televisive e giornaliste, ministre e consigliere regionali, che andavano fiere di essersi date a lui. Che donne!
Mentre leggiamo le balle del Corriere Piduista, riprese dal Minculpop, sullo schermo scorrono immagini inquietanti: durante le votazioni per la presidentessa, Adriano Galliani, amministratore del Milan indagato per concorso in bancarotta fraudolenta, siede accanto alla Maria Elisabetta Alberti Casellati Mazzanti Viendalmare, e a Roberto Calderoli (2), indagato per diffamazione e salvato dal Senato, leghista molto vicino alle tasche del boss di Arcore, come Maroni e Bossi pregiudicati ed ex ministri.
I tre, che frequentano le stesse logge, ridono di gusto.
Lo staff di iskrae.eu
Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.