di Daniel Urbino
Proteste, blocchi delle strade, perdita di credibilità nel Governo ed un ambiente sociale riscaldato per la corruzione e l’impunità ravvivano il fuoco della crisi politica che mantiene in scacco Honduras nelle ultime settimane.
La capitale ed altre città sono lo scenario di una forte mobilitazione popolare che si impadronì delle strade dopo lo scandalo della deviazione di abbondanti fondi dell’Istituto Honduregno di previdenza sociale (IHSS).
Anche se i milioni hanno riempito tasche multiple durante varie amministrazioni, una parte del denaro di questa istituzione pubblica è finita nelle casse del governante Partito Nazionale.
Come trascese, questi potrebbero essere stati usati nel finanziamento della campagna che portò Juan Orlando Hernandez alla Casa Presidenziale.
Lo scandalo ha provocato che diverse voci e settori chiedessero pubblicamente le dimissioni di Hernandez dal governo, oltre all’installazione di una commissione internazionale contro l’impunità, con la mediazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Con tutti gli sguardi puntati, il capo di Stato cercò di staccarsi dal fatto invitando la sua organizzazione politica a restituire queste risorse in caso che si dimostri che provengono dall’IHSS.
La legge e la giustizia devono essere cieche, non importa se è il mio partito, od è un altro, ha dichiarato.
CRISI
Neanche le intense piogge che hanno colpito il paese in giugno diminuirono le proteste cittadine.
Gli Indignati -come si conosce qui al movimento sorto a causa delle manifestazioni – si trasformarono nel punto focale dell’agenda pubblica e mediatica, i suoi appelli per la rinuncia del presidente ed a mettere fine alla corruzione.
E non solo furono manifestazioni. Sit-in, scioperi della fame, appelli, denunce legali, chiusura di vie e strade diventarono comuni in varie zone, soprattutto a Tegucigalpa.
Indigeni, studenti, lavoratori e movimenti sociali elevarono sempre di più il tono ed aumentarono la pressione.
Esigiamo il carcere per i ladri dell’IHSS che restituiscano i milioni e quelli che sono nel potere inclusi devono abbandonare i loro posti, dichiarò il coordinatore del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, Juan Barahona.
In un tono simile, l’ex presidente (2006-2009) e coordinatore generale della partito Libertà e Rifondazione (Libre), Manuel Zelaya, ha segnalato che la situazione attuale dimostra la necessità di ritornare all’ordine democratico per cui ha insistito nel organizzare una consultazione popolare.
Davanti a tanta pressione, il governo ha ceduto, ma non del tutto.
Hernandez annunciò la creazione di un Sistema Integrale Honduregno di Combattimento dell’Impunità e della Corruzione, senza accompagnamento internazionale, ed invitò ad un dialogo politico.
In catena nazionale spiegò che questo espone il rinvigorimento e la partecipazione della società e dei poteri dello Stato per affrontare in maniera costruttiva e democratica le sfide che abbiamo come nazione.
Le differenti domande e solleciti richiedono una soluzione integrale ed ampia che produca risultati contundenti, aggregò.
Di uguale forma, difese la sua proposta, quella che qualificò essere più profonda ed inclusiva che le altre presentate.
Si rispondono non solo ai problemi del Ministero Pubblico, delimitò, ma include l’appoggio al potere giudiziale, proporziona sicurezza ai giudici ed ai fiscali, crea un osservatorio ed una matrice di valutazione della giustizia, e stabilisce un sistema di integrità per il settore imprenditoriale.
Sul dialogo, ha invitato tutta la società ad apportare idee ed iniziative con lo scopo di costruire un consenso, che permetta la realizzazione dei cambiamenti necessari.
Nonostante ciò, molti qualificarono le sue proposte come canti di sirene.
Gli Indignati reiterarono che l’installazione di una commissione internazionale non è negoziabile, mentre lo stesso Zelaya considerò che il dialogo non può essere presieduto da Hernandez.
Le proteste e critiche non sono diminuite e due giorni dopo l’annuncio, il Dirigente ha ceduto un altro passo e sollecitò l’appoggio urgente delle Nazioni Unite per accompagnare il dialogo.
Il cancelliere Arturo Corrales ha informato in una conferenza stampa che il governo ha chiesto la collaborazione del Dipartimento dei Temi Politici della Segreteria Generale dell’organizzazione.
Ha detto una volta il filosofo spagnolo Eugenio Trias che le crisi, benché spaventino, servono per cancellare un’epoca ed inaugurarne un’altra.
La fine della storia rimane ancora imprecisa.
La corruzione, l’estorsione, la violenza, la debolezza istituzionale e giuridica, l’impunità ed il narcotraffico sono pesi che Honduras porta sulle sue spalle da anni e che creano un ambiente sociale molte volte avverso.
* giornalista della redazione America Centrale e Caraibi di Prensa Latina