Lorenzo Vita
La morte del generale dell’esercito russo, Valery Asapov, nei dintorni di Deir Ezzor, non ha suscitato particolare attenzione da parte dei media occidentali. Distratta dalle operazioni per liberare Raqqa da parte della coalizione internazionale e delle forze ribelli siriane e curde legate agli Stati Uniti, la stampa europea ha dato poco risalto a una notizia che invece avrebbe dovuto essere analizzata attentamente da parte di molti. Una “distrazione”, se così si può chiamare, che ha messo in luce il corrispondente dell’Independent per il Medio Oriente, Robert Fisk, che in un recente articolo ha voluto invece porre degli interrogativi su quella che sembra una morte fin troppo chiara. Secondo le notizie ufficiali, il generale Asapov era alla guida delle forze russe in Siria durante la liberazione di Deir Ezzor, roccaforte dello Stato islamico e in cui da anni le forze siriane erano sotto assedio. Il ruolo del generale, in quel determinato frangente, era quello di coordinare le azioni dei comandi siriani con quelle russe per far sì che le truppe dell’esercito di Damasco liberassero i punti-chiave della città e del governatorato. Il ministero della Difesa russo, citato dall’agenzia di stampa Tass, ha riferito che “a causa dell’esplosione di un proiettile di mortaio sparato dai terroristi dello Stato islamico, il generale Asapov è stato ferito a morte”.
La scarna comunicazione del ministero della Difesa di Mosca non può tuttavia dirimere i dubbi che questa morte provoca in chi conosce il conflitto siriano e le dinamiche nei rapporti fra le varie forze in campo. Innanzitutto, la prima domanda che ci si deve porre è come siano riusciti i miliziani dello Stato islamico a centrare con un colpo di mortaio in modo così preciso la postazione del comandante Asapov. Lo Stato islamico, specialmente in questo momento, vive una situazione di sbando totale e da mesi ormai il suo esercito arranca anche sotto il profilo della qualità delle forze in campo. I report da Deir Ezzor parlano di un numero impressionante di proiettili sprecati, di colpi sparati a vuoto, eppure sono riusciti a colpire esattamente il comandante delle forze russe in quel distretto. Tutto frutto della casualità? Il caso può essere una ragione, ma restano delle perplessità, soprattutto perché difficilmente i terroristi di Daesh potevano essere a conoscenza dell’esatta posizione del generale russo nel mezzo degli scontri. Gli alti comandi siriani e russi hanno sicuramente avviato delle indagini per comprendere meglio l’accaduto. E non è un caso se lo stesso sito di analisi Global Research abbia rilevato la possibilità che dietro questa uccisione ci fosse il lavoro del Pentagono, che ha voluto lanciare un messaggio chiaro ai russi proprio nel periodo in cui i report di Mosca sulla Siria mettevano sempre più in rilevo i legami evidenti fra lo Stato islamico e le forze statunitensi e della coalizione internazionale.
Le perplessità nascono soprattutto dalla stessa figura di Asapov, troppo centrale per le operazioni russe in Siria per reputarla una morte accidentale. Durante la commemorazione funebre, il Capo delle Forze armate russe, Valery Gerasimov, ha detto chiaramente che il generale Valery Asapov – il cui ruolo ufficiale da anni era quello di comandante nella città di Ussiriysk, non lontano da Vladivostok – era in Siria per guidare il quinto corpo d’assalto del regime siriano. Quanto detto da Gerasimov è un chiaro segnale del ruolo fondamentale di questo militare russo ucciso a Deir Ezzor. Ma soprattutto è la prima volta che Gerasimov afferma pubblicamente che l’unità fosse comandata da un ufficiale russo, per di più un generale.
L’idea che trapela, in queste ore, è che dietro questa morte lo Stato islamico c’entri poco. Non si ha niente di certo, e si rimane dunque nel campo delle supposizioni. Tuttavia, risulta abbastanza evidente che in quel particolare settore bellico in cui lo scontro fra Russia e Stati Uniti è stato fortissimo, con dichiarazioni al veleno da parte di Mosca, pensare che le forze Usa e alleate non sapessero dove si trovasse Asapov e di cosa facesse lì in quel momento, è ingenuo. Stessa cosa che avviene negli alti comandi dell’esercito russo, siriano e iraniano, che sono certamente a conoscenza dei movimenti delle forze curde, dei ribelli e delle forze speciali angloamericane. Anche quando avviene un bombardamento “casuale” da parte russa sulle postazioni curde, non si può credere che tutto sia veramente frutto di un accidente. L’idea è che a Deir Ezzor si stia svolgendo non tanto una battaglia finale contro lo Stato islamico, già ormai ampiamente finito sul campo siriano e iracheno, ma siamo di fronte a una resa dei conti fra chi ha sostenuto Assad e chi lo ha voluto rovesciare. Tutto per avere le mani sul futuro della Siria e dell’Iraq. In questo, la morte di Asapov è sicuramente stata un colpo molto duro per il comando russo.
Ott 8, 2017