La reazione di Putin all’ordine di arresto, spiccato nei suoi confronti su ordine dei guerrafondai anglosassoni? “Il presidente continua a lavorare. E’ tranquillo”. Il suo portavoce, Dmitrij Peskov sottolinea ” Stiamo osservando un’enormità di manifestazioni ostili verso la Russia e verso il nostro presidente, naturalmente le registriamo accuratamente, ma non ce la prendiamo a cuore”
Molto più dettagliata e severa invece la reazione di Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo. I giornali sono su tutte le furie ma è comprensibile quando le angherie contro la Russia hanno abbondantemente passato il limite e la pazienza è finita. Medvedev dunque dice “pane al pane e vino al vino”, soprattutto sbatte in faccia all’Occidente verità che non vuol sentire e nasconde, sicché i giornali tagliano l’articolo di Medvedev e riportano solo alcune frasi su cui è facile speculare e “far colpo” sui lettori, del tipo “Aiuto, la Russia ci minaccia con i missili e ci fa camminare col naso all’insù, occhi al cielo, tanto è reale il pericolo che ci cada in qualsiasi momento un missile sulla testa”.
Ma la traduzione integrale di Medvedev che i giornali non riportano è letteralmente questa:
“E’ avvenuto il collasso finale del sistema del Diritto Internazionale. Lo ammettiamo: nemmeno prima era molto efficace. Soprattutto le sue istituzioni internazionali.
La Società delle Nazioni è crollata, l’URSS stava pensando di uscire dall’ONU, le convenzioni e altri atti internazionali vengono adottati oggi con difficoltà, è evidente e totale l’atteggiamento di parte e l’imposizione che viene esercitata dal gruppo di paesi anglosassoni. Ma il difetto principale del sistema di Diritto Pubblico Internazionale è la sua inefficienza. I paesi non vogliono attuare atti di parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, pongono il veto alle decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, abbandonano varie istituzioni delle Nazioni Unite.
Il motivo è la loro ingiustizia, che si basa sull’inammissibilità dell’uso della coercizione da parte di un gruppo di Paesi sovrani nei confronti di Paesi, anch’essi sovrani. PER PAR IN PAREM NON HABET IMPERIUM. Un pari non ha potere su un pari.
Ecco, prendiamo questa porcheria di Corte Penale Internazionale, inutile, creata sulla base dello Statuto di Roma, a cui gli Stati più grandi non hanno aderito. Chi ha incriminato questa Corte? Tre dozzine di sconosciuti. Il presidente del Sudan ha sputato su queste accuse e, nonostante il colpo di stato militare nel suo paese, non è disponibile per “la giustizia”. Gli altri non vale nemmeno la pena nominare. In altre parole, la sua efficienza è pari a zero. Questi non sono i Tribunali di Norimberga e Tokyo creati ad hoc. O persino il dubbio tribunale per la Jugoslavia. Ciò è chiaro.
Il fatto è che si può giudicare un paese e i suoi leader in due casi: 1) quando il paese in questione si è selvaggiamente indebolito, ha quasi perso la sua sovranità e ha deciso di riconoscere il tribunale su se stesso; 2) quando il paese ha perso la guerra e ha capitolato. Altrimenti, è impossibile. E tutti lo capiscono. A proposito, l’episodio più discreditante, che ha ucciso l’autorità già quasi nulla della Corte Penale Internazionale, è legato ai crimini statunitensi in Afghanistan e Iraq. La Corte se l’è completamente fatta addosso e non ha potuto fare niente. È ovvio che il potente grido degli Stati Uniti: “noi non abbiamo ratificato affatto lo Statuto di Roma, fanculo i pigmei”, ha causato un impulso animale nei giudici a soddisfare i bisogni naturali non legati alla giustizia.
E qui hanno deciso di processare il presidente di un’altra potenza nucleare che non partecipa alla Corte per gli stessi motivi degli Stati Uniti e di altri paesi. È ovvio che hanno ricevuto le direttive più rigide dallo stesso Pindostan (termine dispregiativo che significa Stati Uniti – n.d.t.) È chiaro che non c’è alcun valore pratico, ma grazie di averlo ricordato.
Tuttavia le conseguenze per il diritto internazionale saranno mostruose. Questa è la disfatta definitiva delle fondamenta, il crollo dei principi del diritto. Compresi i postulati dell’inevitabilità della responsabilità. Nessuno adesso andrà ad alcun organismo internazionale, tutti negozieranno tra loro. Tutte le stupide decisioni delle Nazioni Unite e delle altre strutture esploderanno. Comincia il cupo declino dell’intero sistema di relazioni internazionali. La fiducia è esaurita.
E ancora. I giudici della Corte Penale Internazionale si sono eccitati invano.
Hanno come voluto far capire “guardateci, noi siamo coraggiosi, non ci siamo cagati sotto per alzare la mano contro la più grande potenza nucleare”. Ahimè, signori, tutti camminano sotto Dio e i missili. È del tutto possibile immaginare l’impiego mirato di un missile ipersonico dal Mare del Nord da una nave russa sull’edificio del Tribunale dell’Aia. E purtroppo il missile non possono abbatterlo, ahimè! E il Tribunale è solo una miserabile organizzazione internazionale, non la popolazione di un paese della NATO. Pertanto, la guerra non la inizieranno. Hanno paura. Nessuno avrà pietà di loro. Quindi, cittadini giudici, guardate attentamente il cielo …”
Per le parole di Medvedev i giornali italiani sono in fibrillazione.
Per consolarsi, pubblicano la reazione soddisfatta del giardiniere europeo Josep Borrel: “La decisione della Corte Penale internazionale è una svolta, so che le autorità russe stanno diminuendo l’importanza, poiché la Russia non partecipa allo Statuto di Roma. Ma vediamo le conseguenze pratiche: se Vladimir Putin viaggia in uno degli oltre 130 Paesi firmatari, dovrebbe essere subito arrestato. Possiamo negoziare quel che si vuole, ma questa decisione resta valida”. L’Alto giardiniere, ossessionato dal “dare il più veloce possibile le munizioni a Kiev”, prega che nel pomeriggio i sudditi, pardon, i ministri degli Affari esteri e della Difesa arrivino a concludere l’accordo per fornire le benedette munizioni all’Ucraina. Salta fuori che i sudditi europei “hanno tre percorsi” (ma gli italiani sono stati informati?) per fornire munizioni per 2 miliardi di euro, “per permettere agli ucraini di difendersi” – leggi invece: di morire fino all’ultimo ucraino.
La loro fibrillazione aumenta vorticosamente sullo sfondo delle notizie positive dell’incontro, pericolosamente amichevole, tra Putin e Xi Jinping a Mosca. Non a caso il piano di pace cinese per l’Ucraina non piace ai padroni di Zelenskij, che fanno già sapere che “gli Stati Uniti ritengono non opportuno cessare immediatamente le ostilità in Ucraina”. Lo ha detto il segretario di Stato americano Anthony Blinken poco fa. Perché? Perché “un’immediata tregua in Ucraina porterà al rafforzamento delle posizioni politiche della Russia”. Questo è ciò che li preoccupa, non certo che finisca questa guerra tra fratelli.
20 Marzo 2023