Una meritevole scelta di approfondimento sugli episodi storici che interessano la popolazione italiana durante la fase di accondiscendenza alla cultura fascista. Una cultura reazionaria che dovrebbe far riflettere sul perché e come siano arrivati a tanto gli italiani ma, soprattutto, quali furono le argomentazioni che li spinse a quelle atrocità inumane?
MOWA
Negli anni che vanno dall’unità del nostro Paese alla fine della seconda guerra mondiale si sono verificati molti episodi nei quali gli italiani si sono rivelati capaci di indicibili crudeltà. In genere le stragi sono state compiute da “uomini comuni”, non particolarmente fanatici e non addestrati alle liquidazioni in massa. Uomini che hanno agito per spirito di disciplina, per emulazione, o perché persuasi di essere “nel giusto” eliminando coloro che ritenevano “barbari”, o “subumani”. Angelo Del Boca esamina gli episodi più efferati, quelli che costituiscono senza dubbio le pagine più buie della nostra storia nazionale: i massacri di intere popolazioni del meridione d’Italia durante la cosiddetta “guerra al brigantaggio”, l’edificazione nell’isola di Nocra in Eritrea di un sistema carcerario fra i più mostruosi, le rapine e gli eccidi compiuti in Cina nel corso della lotta ai boxers, le deportazioni in Italia di migliaia di libici dopo la “sanguinosa giornata” di Sciara Sciat, lo schiavismo applicato in Somalia lungo le rive dei grandi fiumi, la creazione nella Sirtica di quindici lager mortiferi per debellare la resistenza di Omar el-Mukhtàr in Cirenaica, l’impiego in Etiopia dell’iprite e di altre armi chimiche proibite per accellerare la resa delle armate del Negus, lo sterminio di duemila monaci e diaconi nella città conventuale di Debrà Libanòs, la consegna ai nazisti da parte delle autorità fasciste di Salò di migliaia di ebrei destinati allo sterminio. È vero che nell’ultimo secolo e mezzo molti altri popoli si sono macchiati di imprese delittuose quasi in ogni parte del mondo. Tuttavia soltanto gli italiani hanno gettato un velo sulle pagine nere della loro storia, ricorrendo ossessivamente e puerilmente a uno strumento autoconsolatorio: il mito degli “italiani brava gente” (…), un mito duro a morire che ci vuole “diversi”, più tolleranti, più generosi, più gioviali degli altri e perciò “incapaci” di atti crudeli. Vanno aggiunti i crimini di guerra commessi in Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia sulle stesse orme delle unità di occupazione naziste.
Tratto da https://youtu.be/bDdYk1zjles