Risale la tensione alla Selcom di Castel Maggiore: oggi e domani (tutto il giorno) i dipendenti presideranno i cancelli dello stabilimento in provincia di Bologna lasciando entrare i camion ma impedendo loro di ripartire carichi di merci e prodotti. Lo si e’ deciso questa mattina, in un’assemblea indetta con un’ora di sciopero, per alzare la voce contro il ‘limbo’ in cui pare precipitata la procedura di salvataggio dell’azienda. “Qua dicono che va ‘tutto bene’, che e’ ‘tutto a posto’, ma sembra che non si sblocchi
nulla e cosi’ la gente continua ad andarsene”, sottolinea Marco Colli, della Fiom-Cgil. Lo stabilimento occupava 410 dipendenti gia’ scesi a 360 e in continua diminuzione dato l’orizzonte piu’ che incerto. “Anche oggi in due hanno dato le dimissioni”. Insomma il paradosso dell’azienda che rischia di “morire grassa” (come dissero gli operai alle telecamere di ‘Politics’), cioe’ schiacciata dai debiti ma con lavoro da fare, prosegue.
E allora ecco che riparte la lotta: “i lavoratori della Selcom hanno ben presente che se non reagiscono a restare a casa saranno loro, considerando che da gennaio non ci sono nemmeno piu’ ammortizzatori sociali”, chiarisce Bruno Papignani, segretario regionale della Fiom-Cgil. Da due settimane non si hanno notizie degli interessamenti
espressi dal fondo San Capital e intanto c’e’ allarme anche allo stabilimento veneto della Procond gia’ entrato nell’orbita di De’ Longhi (affitto per un anno e poi acquisto): anche li’ blocchi per non far uscire i macchinari che producono per Bosch. Il timore, spiega Colli, e’ che i 120 giorni della procedura di concordato passino “con ognuno impegnato a farsi i propri affari poi si chiama il sindacato e si dice che e’ rimasta l’acqua sporca”, cioe’ il personale che non si sa dove ricollocare.
13/10/2016