di Salim Lamrani
Agli occhi di Washington la Sánchez può essere un’alternativa credibile alla dissidenza tradizionale. Questo spiega la sua notorietà a livello internazionale, mentre a Cuba rimane un’illustre sconosciuta
La fabbrica dei nuovi dissidenti e il ruolo di Yoani
La diplomazia nordamericana vede nella blogger Yoani Sánchez un’alternativa credibile alla dissidenza tradizionale e ripone la sua fiducia in lei, il che spiega la sua notorietà a livello internazionale mentre a Cuba rimane un’illustre sconosciuta. “Riteniamo che la giovane generazione di dissidenti non tradizionali, come Yoani Sánchez, possa svolgere un ruolo a lungo termine in una Cuba post-Castro”. Farrar consiglia il Dipartimento di Stato a concentrare gli sforzi su questa dissidente e ad offrirle maggior sostegno.1
In effetti, la storia atipica di Yoani Sánchez suscita qualche interrogativo. Dopo essere emigrata in Svizzera nel 2002 ha deciso di tornare a Cuba due anni dopo, nel 2004. Nel 2007 ha deciso di integrare l’universo dell’opposizione cubana creando il suo blog, Generación Y, e si è trasformata in un’acerrima detrattrice del governo de l’Avana.2
Le sue critiche sono aspre e poco dettagliate. Presenta una visione apocalittica della realtà cubana e accusa le autorità di tutti i problemi esistenti nell’isola. A suo parere, Cuba è “un’immensa prigione dai muri ideologici”3, “una barca che fa acqua e sta per naufragare”4, in cui “creature delle tenebre, che come vampiri si alimentano della nostra allegria umana, ci inculcano la paura attraverso la paura, la minaccia, il ricatto”.5 Il blog di Yoani Sánchez descrive la realtà in termini terrificanti e non dà risalto a nessun aspetto positivo della società cubana. Anzi ignora accuratamente il particolare contesto geopolitico in cui si trova Cuba dal 1959.
Sánchez fa un discorso molto preciso che spesso si avvicina alla posizione nordamericana. Minimizza infatti l’impatto delle sanzioni economiche – “una scusa” per il governo cubano – affermando che “il governo cubano è responsabile all’80% dell’attuale crisi economica e al 20% delle sanzioni economiche”.6 La comunità internazionale, per niente d’accordo con questa opinione, ha recentemente condannato lo stato d’assedio economico per la ventunesima volta consecutiva, poiché lo considera l’ostacolo principale per lo sviluppo dell’isola. Lei giustifica questa realtà con le nazionalizzazioni realizzate negli anni Sessanta e la crisi dei missili.7 Secondo lei, “l’embargo è stato l’argomento perfetto che il governo cubano ha utilizzato per mantenere l’intolleranza, il controllo e la repressione interna. Se domani togliessero le sanzioni, dubito molto che se ne vedrebbero gli effetti”.8
I Cinque “erano spie”, le conquiste sociali “esistevano anche prima”… Il metodo di Yoani è sminuire ogni aspetto di Cuba
Anche per quanto riguarda il caso dei cinque agenti cubani condannati nel 1998 all’ergastolo negli Stati uniti per essersi infiltrati in gruppuscoli responsabili di attentati terroristici contro Cuba, la blogger si trova d’accordo con il punto di vista nordamericano e afferma che “i cinque svolgevano attività di spionaggio” e che “hanno fornito informazioni che hanno causato la morte di diverse persone”, una realtà che secondo la procura del tribunale di Miami lei non è stata in grado di dimostrare.9
La Corte d’Appello di Atlanta ha poi riconosciuto che non si è trattato di un caso di spionaggio né di attentato contro la sicurezza nazionale. Non meno di dieci Premi Nobel hanno presentato una petizione Amicus Curiæ alla Corte Suprema degli Stati uniti sollecitando una sentenza giusta e la liberazione dei cinque cubani. Mary Robinson, ex presidente dell’Irlanda e Alta commissaria dei diritti umani delle nazioni unite tra il 1997 e il 2002, il Senato messicano all’unanimità, con tutte le sue correnti politiche, la National Association of Criminal Defense Lawyers, i Cuban-American Scholars, la Ibero-American Federation of Ombudsmen, il National Jury Project, il William C Velazques Institute and the Mexican American Political Association, il National Lawyers Guild e la National Conference of Black Lawyers, il Civil Right Clinic della Howard University School of Law, la International Association of Democratic Lawyers, la Florida Association of Criminal Defense Lawyers-Miami Chapter, il Center for International Policy e il Council on Hemispheric Affairs hanno sollecitato la liberazione dei cinque cubani.10
Questo caso giuridico è stato denunciato parecchie volte. Amnesty International considera i cinque cubani prigionieri politici. Il colonnello Lawrence Wilkerson, ex capo di Stato maggiore del gabinetto dell’ex segretario di Stato Colin Powell, ha condannato la sentenza: “è il colmo: punire con il carcere a vita individui che sono venuti qui per stabilire come e quando sarebbe stato attaccato il loro paese da persone che violano la legge nordamericana”. A suo parere, “questa è una parodia di giustizia. Questi uomini non avevano armi, non hanno programmato nessun attacco fisico contro gli Stati uniti, e sono stati guidati dall’idea di proteggere i loro compatrioti da un’invasione e da attacchi ripetuti da parte di cubanoamericani residenti in Florida”. Poi ha aggiunto: “Dobbiamo anche chiederci: com’è possibile che siamo arrivati a costruire un santuario per presunti terroristi? Com’è possibile che gli Stati uniti d’America possano essi stessi occupare un posto nel nostro elenco di sostenitori del terrorismo?”.11
Yoani Sánchez sminuisce anche le conquiste sociali del sistema cubano e afferma che “esistevano”12 nella Cuba degli anni prima della Rivoluzione. A suo avviso, sotto la dittatura di Batista “c’era una libertà di stampa pluralista ed aperta e programmi radiofonici di qualunque tendenza politica”.13 D’altro canto, difende la legge di Aggiustamento cubano – unica al mondo – approvata dal Congresso nordamericano nel 1966, la quale stabilisce che qualunque cubano emigrato legalmente o illegalmente negli Stati uniti dopo il 1 gennaio 1959, ottiene automaticamente lo status di residente permanente nel giro di un anno, nonché diversi aiuti socio-economici.14 Ritiene addirittura che lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez non abbia meritato il Premio Nobel per la letteratura a causa della sua amicizia con Fidel Castro: “Molti scrittori latinoamericani avrebbero meritato il premio molto più di Gabriel García Márquez”.15 Conscia del fatto che l’obiettivo degli Stati uniti è far cadere il governo cubano, ammette senza complessi che condivide lo stesso obiettivo: “Gli Stati uniti auspicano un cambio di governo a Cuba, ed è la stessa cosa che desidero anch’io”.16 La Sánchez riafferma anche la sua volontà di imporre “un capitalismo sui generis” a Cuba.17
Così, in un solo anno di esistenza, pur esistendo decine di blog attivi da molto più tempo e non meno interessanti di quello della Sánchez, il 4 aprile 2008 la blogger cubana ha ottenuto il Premio di giornalismo Ortega y Gasset, assegnato dal quotidiano spagnolo El País e che le ha fruttato 15.000 euro. Di norma, è un premio che si assegna a giornalisti o scrittori prestigiosi, che hanno una lunga carriera letteraria al loro attivo. È la prima volta che lo ottiene una persona con un profilo come quello della Sánchez.18
La blogger cubana è stata anche selezionata dalla rivista Time [2008] tra le 100 persone più influenti del mondo, insieme a George W. Bush, Hu Jintao e il Dalai Lama.19 Il suo blog è stato inserito nella lista dei 25 migliori del mondo dalla catena CNN e la rivista Time [2008] e ha anche ottenuto i Premi Bitacoras.com e Bob’s [2008].20 Il 30 novembre 2008, il quotidiano spagnolo El País l’ha inserita nel suo elenco delle 100 personalità ispanoamericane più autorevoli dell’anno [elenco nel quale non appaiono né Fidel Castro né Raúl Castro].21 La rivista Foreign Policy ha fatto di più: nel dicembre 2008 l’ha annoverata tra i 10 intellettuali più importanti dell’anno.22 La stessa cosa ha fatto la rivista messicana Gato Pardo nel 2008.23 La prestigiosa università statunitense di Columbia le ha assegnato il premio María Moors Cabot.24 E l’elenco è lungo.25
C’è da dire che il sito Generación Y di Yoani Sánchez riceve 14 milioni di visite al mese ed è l’unico disponibile in non meno di 18 lingue [inglese, francese, spagnolo, italiano, tedesco, portoghese, russo, sloveno, polacco, cinese, giapponese, lituano, ceco, bulgaro, olandese, finlandese, ungherese, coreano e greco]. Nessun altro sito al mondo, nemmeno quello delle più importanti istituzioni internazionali come le Nazioni unite, la Banca mondiale, Il Fondo monetario internazionale, la OCDE e l’Unione europea, dispone di tante versioni linguistiche. Neanche il sito del Dipartimento di Stato degli Stati uniti o della CIA sono a questo livello.26 Altro fatto unico, il presidente statunitense Barack Obama ha concesso un’intervista [ndr, poi risultata falsa] a Yoani Sánchez.27
In tre anni di attività la bloguera ha vinto “premi” per oltre 250mila euro, cioè quasi 1500 anni di salario medio cubano
Non era mai avvenuto che un dissidente a Cuba – e forse nel mondo intero – ottenesse tanti riconoscimenti internazionali in così poco tempo, con un particolare: Yoani Sánchez ha ricevuto la somma di denaro sufficiente per vivere tranquillamente a Cuba per il resto della sua vita. La blogger infatti è stata retribuita con la bellezza di 250.000 euro complessivi, che corrispondono a più di vent’anni di salario minimo in un paese come la Francia, quinta potenza mondiale. Il salario minimo mensile a Cuba è di 420 pesos, cioè 18 dollari o 14 euro, il che significa che Yoani Sánchez ha intascato l’equivalente di 1.488 anni del salario minimo cubano per la sua attività di oppositrice.28
Yoani Sánchez è in stretto rapporto con la diplomazia nordamericana a Cuba, come conferma un cablogramma, classificato “segreto” per i suoi contenuti sensibili, emanazione della SINA. L’amministrazione Obama ha molta stima della blogger, come dimostra la riunione segreta che ha avuto luogo nell’appartamento della Sánchez con la sottosegretaria di Stato nordamericana Bisa Williams durante la sua visita a Cuba il 16 e il 22 settembre 2010. Durante il suo incontro con la Williams, Sánchez ha espresso il desiderio di poter usufruire dei servizi della società nordamericana di trasferimento di denaro Paypal – che i cubani non possono utilizzare a causa delle sanzioni economiche- per lottare più efficacemente in favore di un cambio di regime a Cuba: “Lei ha idea di quante cose potremmo fare se potessimo usare Paypal?”. Questo servizio consente di ricevere flussi di denaro da tutto il mondo. L’oppositrice è stata ascoltata perché l’unico sito cubano che utilizza i servizi di Paypal è Generación Y. Nel suo blog la dissidente racconta regolarmente la sua vita quotidiana, ma del suo incontro con la Williams non c’è traccia, e questo ne dimostra la clandestinità. Questo dispaccio diplomatico rivela dunque i legami tra la blogger cubana e i rappresentanti nordamericani a L’Avana e ’importanza che Washington dà all’oppositrice.29
Un altro memorandum ricorda inoltre l’importanza dell’intervista che il presidente Barack Obama ha concesso alla Sánchez. Questo fatto ha contribuito notevolmente alla popolarità mediatica dell’oppositrice cubana a livello internazionale.30
L’ufficio d’interessi Usa ammette: “Nessun dissidente ha una visione politica che può essere applicata a un futuro governo”
Farrar è comunque realista: “Nessun dissidente ha una visione politica tale da poter essere applicata in un futuro governo. Anche se non lo ammettono, i dissidenti sono pochissimo conosciuti a Cuba al di fuori del corpo diplomatico e mediatico straniero […]. È poco probabile che possano svolgere un ruolo significativo in un governo che succedesse ai fratelli Castro”.31
La diplomazia nordamericana sottolinea che l’obiettivo è “appoggiare il buon lavoro del movimento dissidente” nella sua campagna contro il governo di L’Avana, insistendo sul tema dei “diritti umani” e dei “prigionieri politici”, le due ragioni che Washington impugna per mantenere le sanzioni economiche contro Cuba. Questa campagna è diretta prevalentemente all’opinione pubblica internazionale perché, secondo Farrar, “ai cubani non interessa, visto che la loro principale preoccupazione è quella di avere un livello di vita migliore e maggiori opportunità di viaggiare più liberamente”.32
In un altro dispaccio la SINA ammette anche di essere isolata sulla questione dei diritti umani a Cuba: “La stragrande maggioranza delle 100 missioni diplomatiche straniere a L’Avana non affrontano il problema dei diritti umani nei loro rapporti con i cubani. Questi paesi non abbordano l’argomento. Il resto, un gruppo che comprende una maggioranza europea, Canada, Australia, Giappone e Stati uniti, sostiene di impostare diversamente la questione dei diritti umani a Cuba, ma la verità è che la maggior parte di questi paesi non ha voce in capitolo sulla questione a Cuba”.33
La politica Usa di inventare oppositori a Cuba perdura, ma solo per continuare a giustificare le sanzioni all’estero
La SINA osserva inoltre che alcuni alleati degli Stati uniti, come il Canada, non condividono la stessa opinione sulla questione dei “prigionieri politici” e ricorda una discussione con i suoi omologhi canadesi: “I nostri colleghi canadesi ci hanno fatto la seguente domanda: forse che una persona che accetta denaro dagli Stati uniti deve essere considerato un prigioniero politico?”.
La diplomazia canadese ha quindi ricordato che tutte le nazioni occidentali prevedono sanzioni nei confronti di chi accetta finanziamenti da una potenza straniera allo scopo di distruggere l’ordine stabilito.34
La diplomazia nordamericana non si fa soverchie illusioni sull’efficacia delle sanzioni economiche che gli Stati uniti applicano nei confronti dell’isola e che hanno gettato il paese in una seria crisi economica. Secondo quanto afferma, “il popolo cubano è abituato ai periodi difficili e risponderà alle restrizioni governative future con lo stesso livello di resistenza”.35
Scarta la possibilità di una grave crisi e sottolinea che “Cuba e i cubani non sono vulnerabili come lo erano nel 1989, prima della fine dei sussidi sovietici”. D’altro canto, “il livello di vita dei cubani, pur non essendo elevato come vent’anni fa, prima della fine degli aiuti sovietici, continua ad essere di gran lunga migliore rispetto al periodo buio tra il 1990 e il 1993, quando il PIL scese di oltre il 35%”.
Inoltre, “l’attuale economia cubana è meno vulnerabile […] grazie alle entrate e ai crediti provenienti da fonti più diversificate e ad una popolazione che dispone di maggiori risorse”.36
Malgrado le sanzioni economiche imposte da Washington, però, la diplomazia nordamericana sostiene che i cubani non nutrono una particolare animosità verso i cittadini nordamericani, perché non ritengono che il popolo del Nord sia responsabile della politica di Washington.
La SINA sottolinea infatti “i sentimenti positivi nei confronti del popolo nordamericano”.37
Conclusione
Dopo quasi mezzo secolo dalla sua elaborazione, la politica nordamericana volta a creare e sostenere un’opposizione interna a Cuba perdura tuttora. Questa strategia, che per circa trent’anni è stata clandestina, ora è di pubblico dominio e ufficiale, benché il diritto internazionale la consideri illegale. Il finanziamento dell’opposizione cubana da parte degli Stati uniti raggiunge diversi milioni di dollari l’anno. Dinanzi alla disgregazione della dissidenza tradizionale rappresentata da Oswaldo Payá, Elizardo Sánchez, Vladimiro Roca, Marta Beatriz Roque, Guillermo Fariñas e le Damas de Blanco, Washington ora punta tutto sulla nuova generazione di oppositori la cui figura emblematica è la blogger cubana Yoani Sánchez.
I contatti diplomatici della blogger dissidente le permettono di arrivare alla Casa Bianca e di riunirsi regolarmente con gli alti funzionari nordamericani come Bisa Williams. Per evitare le critiche, gli Stati uniti diversificano il loro sostegno all’opposizione cubana. Oltre all’aiuto finanziario diretto, grazie alla potente rete politica e mediatica di cui dispongono, hanno elaborato un sistema di finanziamento “legale” che consiste nel dare fondi all’opposizione al governo di L’Avana attraverso l’assegnazione di premi del valore di varie decine di migliaia di dollari, come dimostra la valanga di riconoscimenti che ha ricevuto la Sánchez, la nuova ninfa Egeria di Washington, nel giro di pochi mesi.
L’obiettivo di Washington non è più quello di coalizzare la popolazione cubana intorno a queste persone che preconizzano un cambio di sistema a Cuba, perché sa che la sua voce non è ascoltata dagli abitanti dell’isola, la maggioranza dei quali resta fedele al processo rivoluzionario nonostante le difficoltà e le vicissitudini quotidiane. Nella migliore delle ipotesi, l’opposizione alleata agli Stati uniti suscita indifferenza tra i cubani, quando non addirittura rifiuto.
La guerra è piuttosto di ordine mediatico. Mantenere la presenza di un’opposizione interna, anche se priva di nerbo e carente di qualunque base popolare, consente di giustificare la politica di isolamento e di sanzioni contro il governo di L’Avana in nome della lotta per “i diritti umani e la democrazia”.
La versione in spagnolo di questo articolo, con l’audio originale delle risposte di Yoani Sanchez, è su http://www.rebelion.org/noticia.php?id=119156
1 Jonathan D. Farrar, «The U.S. and the Role of the Opposition in Cuba», United States Interests Section, 9 aprile 2009, cable 09HAVANA221. http://213.251.145.96/cable/2009/04/09HAVANA221.html [sito consultato il 18 dicembre 2010].
2 Yoaní Sánchez, «Il mio profilo», Generación Y.
3 France 24, «Ce pays est une immense prison avec des murs idéologiques», 22 ottobre 2009.
4 Yoaní Sánchez, «Sette domande», Generación Y, 18 novembre 2009.
5 Yoaní Sánchez, «Creature delle tenebre», Generación Y, 12 novembre 2009.
6 Salim Lamrani, «Conversazioni con la blogger cubana Yoani Sánchez», 15 aprile 2010, Rebelión. http://www.rebelion.org/noticia.php?id=104205 [sito consultato il 20 dicembre 2010].
Yoaní Sánchez sulle sanzioni economiche [2]: Ascoltare intervista
7 Ibid. Yoaní Sánchez sulla crisi dei missili: Ascoltare intervista
8 Ibid. Yoaní Sánchez sulle sanzioni economiche: Ascoltare intervista
9 Ibid. Yoaní Sánchez sui Cinque: Ascoltare intervista
10 Supreme Court of the United States, «Brief of Amici Curiae of José Ramos-Horta, Wole Soyinka, Adolfo Pérez Esquivel, Nadine Gordimer, Rigoberta Menchú, José Saramago, Zhores Alferov, Dario Fo, Gunter Grass, and Máeread Corrigan Maguire in support of the petition for writ of certiorari», N° 08-987, http://www.freethefive.org/legalFront/amicusnobel.pdf [sito consultato il 12 marzo 2009]. Vedere anche http://www.freethefive.org/resourceslegal.htm [sito consultato il 12 marzo 2009]
11 Granma, «Ex aiutante di Colin Powell denuncia arbitrarietà contro i Cinque», 24 novembre 2007. http://www.granma.cubaweb.cu/miami5/enjuiciamiento/justicia/0093.html [sito consultato il 15 novembre 2008].
12 Salim Lamrani, «Conversazioni con la bloggger cubana Yoani Sánchez», op.cit.
Yoaní Sánchez sulle conquiste sociali: Ascoltare intervista [parte 1] e [parte 2]
13 Ibid. Yoaní Sánchez sulla dittatura di Fulgencio Batista: Ascoltare intervista
14 Ibid. Yoaní Sánchez sulla legge di Aggiustamento Cubano: Ascoltare intervista
15 Ibid. Yoaní Sánchez su Gabriel Garcia Márquez: Ascoltare intervista
16 Ibid. Yoaní Sánchez sll’obiettivo comune con gli Stati uniti: Ascoltare intervista
17 Mauricio Vicent, «I cambiamenti a Cuba avverranno, ma non attraverso il copione del governo», El País, 7 maggio 2008.
18 El País, «EL PAÍS convoca i Premi Ortega y Gasset di giornalismo 2009», 12 gennaio 2009.
19 Time, «The 2008 Time 100», 2008. http://www.time.com/time/specials/2007/0,28757,1733748,00.html [sito consultato il 25 novembre 2009]
20 Yoani Sánchez, «Premi», Generación Y.
21 Miriam Leiva, «La ‘Generazione Y’ cubana», El País, 30 novembre 2008.
22 Yoani Sánchez, «Premi», op. cit.
23 Ibid.
24 Ibid.
25 El País, «Una delle voci critiche del regime cubano, migliore blog dell’anno», 28 novembre 2008.
26 Yoani Sánchez, Generación Y.
27 Yoani Sánchez, «Risposte di Barack Obama a Yoani Sánchez», Generación Y, 20 novembre 2009
28 Yoani Sánchez, «Premi», op. cit.
29 Joaquín F. Monserrate, «GOC Signals ‘Readiness to Move Forward’», United States Interests Section, 25 settembre 2009, cable 09HAVANA592, http://213.251.145.96/cable/2009/09/09HAVANA592.html [sito consultato il 18 dicembre 2010]; Yoani Sánchez, «Donare», Generación Y. http://www.desdecuba.com/generaciony/?page_id=2222 [sito consultato il 20 dicembre 2010].
30 Joaquín F. Monserrate, «U.S.-Cuba Chill Exaggerated, But Old Ways», United States Interests Section, 10 gennaio 2010, cable 10HAVANA9, http://213.251.145.96/cable/2010/01/10HAVANA9.html [sito consultato il 18 dicembre 2010].
31 Jonathan D. Farrar, «The U.S. and the Role of the Opposition in Cuba», United States Interests Section, 9 aprile 2009, op. cit.
32 Ibid.