Foto: gen. David M. Rodriguez
di Antonio Mazzeo
Intelligence. L’uso dei due scali siciliani per le attività delle forze armate Usa in Nord Africa era stato denunciato un anno fa circa da alcuni blogger tunisini. Allora però si trattava di missioni che interessavano esclusivamente la Tunisia nelle aree di Monte Chaambi, Djebal Salloum e Foussena, al confine con l’Algeria (dove erano in corso violenti combattimenti tra le forze armate e i gruppi ribelli) e, successivamente, Sousse (la località turistica dove si è consumata l’efferata strage dei turisti in spiaggia), Hammamet e Bargou (governatorato di Siliana). Ora che Washington e la Nato minacciano di sferrare un attacco aeronavale in Libia, le operazioni d’intelligence sono state estese anche a buona parte del territorio settentrionale libico.
Dalla Sicilia non solo droni per le operazioni di guerra in Libia. US Africom, il comando statunitense per gli interventi nel continente africano, sta utilizzando un aereo spia che decolla quotidianamente dall’isola di Pantelleria o dall’aeroporto “civile” di Catania Fontanarossa per monitorare una vasta area tra la Libia e la Tunisia. Il velivolo, un bimotore Super King Air 300 numero di matricola N351DY, è di proprietà dell’Aircraft Logistics Group LLC, società contractor del Dipartimento della difesa con sede a Oklahoma City, il cui vicepresidente è l’ex generale Peter J. Hennessey, già responsabile delle attività logistiche dell’US Air Force durante l’operazione Enduring Freedom in Afghanistan.
I tracciati radar più recenti documentano che l’aereo dotato di sofisticate apparecchiature d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento ha eseguito due missioni lo scorso 1 marzo. Decollato alle ore 5.34 da Fontanarossa, il Super King si è diretto sino a Misurata; dopo aver sorvolato per circa un’ora le coste ad ovest della città libica, l’aereo si è diretto a Pantelleria da dove è ripartito ancora verso la Libia alle 16.35 per atterrare infine in serata a Fontanarossa. Il giorno precedente, l’aereo-spia aveva percorso una rotta molto più contorta nel Mediterraneo volando ancora da Pantelleria sino a Misurata. Differenti le destinazioni invece il 26, 27 e 28 febbraio, quando da Catania e Pantelleria il Super King di US Africom aveva raggiunto la Tunisia per sorvolare Sousse, Sfax, Monastir e le città più interne di al-Qaraiwan e Ouled Chamekh.
L’uso dei due scali siciliani per le attività delle forze armate Usa in Nord Africa era stato denunciato un anno fa circa da alcuni blogger tunisini. Allora però si trattava di missioni che interessavano esclusivamente la Tunisia nelle aree di Monte Chaambi, Djebal Salloum e Foussena, al confine con l’Algeria (dove erano in corso violenti combattimenti tra le forze armate e i gruppi ribelli) e, successivamente, Sousse (la località turistica dove si è consumata l’efferata strage dei turisti in spiaggia), Hammamet e Bargou (governatorato di Siliana). Ora che Washington e la Nato minacciano di sferrare un attacco aeronavale in Libia, le operazioni d’intelligence sono state estese anche a buona parte del territorio settentrionale libico.
Rispondendo nel giugno 2015 ad alcune interrogazioni del M5S, il ministero della difesa aveva ammesso di aver autorizzato US Africom a “rischierare sino al 31 maggio 2015 sulla base aerea di Pantelleria un assetto civile non armato e gestito da una compagnia privata, al fine di consentire l’esecuzione di missioni di riconoscimento e sorveglianza nel Nordafrica (a fronte delle quali non si è al corrente di specifici accordi fra la Tunisia e gli Stati Uniti)”. Il ministero aggiungeva che in base di un “apposito accordo tecnico di contingenza”, il distaccamento dell’Aeronautica italiana forniva ai contractor Usa un “limitato supporto tecnico-logistico” e che l’Ambasciata degli Stati Uniti aveva comunque avanzato una richiesta di proroga sino alla fine del 2015 “attualmente in fase di valutazione da parte dello Stato maggiore”. Evidentemente la proroga (con tanto di estensione delle operazioni sino ad oggi e l’uso in aggiunta dello scalo di Catania) è stata accordata senza che il Parlamento venisse poi informato.
Secondo quanto rilevato da alcuni organi di stampa statunitensi, Pantelleria è stata utilizzata in questi ultimi mesi anche per gli scali tecnici di velivoli in dotazione alle forze speciali Usa impegnate in missioni top secret in Libia. Lo scorso 14 dicembre, ad esempio, sarebbe atterrato nell’isola un aereo C-146A “Wolfhound” del 524th Special Operations Squadron dell’US Air Force, proveniente dalla base aerea di al-Watiyah a sud ovest di Tripoli.
Che Pantelleria sia destinata a fare da vera e propria “portaerei naturale” per i prossimi raid multinazionali in Libia è provato dal vertice tenutosi il 5 febbraio presso il locale distaccamento dell’Aeronautica tra il responsabile del 3° Reparto dello Stato Maggiore, gen. Gianni Candotti e il gen. David M. Rodriguez, comandante in capo di US Africom. “La visita è proseguita con un tour presso le strutture di Pantelleria, tra cui lo storico ed imponente hangar, scavato all’interno di una piccola montagna”, riporta una nota emessa dal Comando aereo. “Originariamente su due livelli, esso permetteva il ricovero di almeno 80 aerei da combattimento oppure di un intero stormo da combattimento o caccia. Il ricovero realizzato negli anni ’30, è tuttora utilizzato anche per attività non tipicamente militari. Il monumentale hangar è ormai strutturato su un solo livello e la parte superiore è stata riadattata per esigenze logistiche, con sale briefing, meteo ed alloggi”. Sarà in questo bunker superprotetto che saranno rischierati i velivoli Nato destinati a sganciare missili e bombe su Tripoli e la Cirenaica.
5 febbraio 2016.