di Luca Lampugnani
Lo scandalo Datagate, la più grande fuga di notize ‘top secret’ della storia recente Usa, passa anche per la letteratura. A trovare il parallelo con l’orwelliano 1984, un mondo oppresso dalla presenza del Grande Fratello che tutto vede, sente e sa, è stato un giudice federale della corte distrettuale di Washington, Richard J. Leon, che oltre a bollare l’attività degli 007 statunitensi come probabilmente incostituzionale, ha emesso la prima sentenza che va contro la National Security Agency.
Ad intentare una causa contro quest’ultima sono stati Larry Klayman, avvocato conservatore, e Charles Strano, padre di un ex crittografo dell’NSA che ha perso la vita in Afghanistan nel 2011. Secondo il giudice, che per motivare la sua sentenza contro le ‘spie’ Usa ha scritto 68 pagine di motivazioni, l’ingente attività di spionaggio condotta su larga scala (dai documenti trafugati da Edward Snowden e rilasciati in ‘pillole’ sono emerse intercettazioni tramite telefoni, computer etc.) è in piena violazione del IV emendamento della Costituzione statunitense, dove in sostanza vengono vietati irragionevoli arresti, perquisizioni e sequestri che non siano supportati da un regolare mandato.
Inoltre, secondo Leon, le operazioni di spionaggio condotte in questi anni dall’Nsa sono state decisamente infruttuose (teoricamente nascono per combattere il terrorismo). “Ho dei dubbi significativi circa l’efficacia del programma di raccolta dei metadati come mezzo per condurre indagini su casi probabili o presunti tali che comportino un pericolo imminente di attacchi terroristici”, scrive infatti il giudice, di stampo conservatore e nominato infatti nel 2002 durante la presidenza di George W. Bush, aggiungendo inoltre che “non ci sono prove evidenti che questa attività del governo abbia sventato attentati contro il nostro paese“.
La sentenza di Leon rischia di diventare, nel caso la tendenza ad accusare le operazioni dell’Nsa diventi più diffusa nel Paese, un duro colpo per l’amministrazione Obama, che ancora in queste ore ha ribadito l’importanza che la ‘talpa’ degli 007, Edward Snowden (al momento in Russia) torni in patria per essere processato. “Non riesco ad immaginare un’invasione più indiscriminata e arbitraria di quanto è avvenuto sino ad ora. Raccogliere e archiviare milioni di dati riguardanti praticamente tutti i cittadini è una palese violazione della nostra Costituzione” rincara la dose il giudice, specificando inoltre: “non posso andare oltre i limiti dei miei poteri, ma certo posso dire che se in futuro altri presenteranno una denuncia per chiedere provvedimenti contro chi ha violato la loro privacy io mi schiererò senza dubbi con i querelanti“. Una presa di posizione netta, sostanzialmente la prima in campo giuridico che si schiera contro le attività di spionaggio della Nsa.
Si dice “contento” della sentenza, che ovviamente ha fatto il giro del Mondo, la ‘talpa’ Edward Snowden, che in un comunicato ribadisce la sua posizione sul tema: “io ho fatto quello che ho fatto nella convinzione che l’azione della Nsa sia contro la Costituzione e perché pensavo fosse giusto gli americani sapessero“.