GIALLO MONTE DEI PASCHI DI SIENA / UNA LUNGA SCIA DI MORTI & SUICIDI ALTAMENTE SOSPETTI
Una lunga scia di morti misteriose, una serie di gialli senza risposta, ma un filo che corre lungo tutte le storie: in un modo o nell’altro le vittime hanno avuto a che fare con le vicende bollenti che ruotano intorno al Monte dei Paschi di Siena, e in particolare con i bubboni che hanno segnato la svolta verso il crac dell’antico istituto senese, i prodotti finanziari super tossici (per i risparmiatori) Alexandria e Santorini. Senza contare l’operazione Antoveneta che ha visto la partecipazione diretta della banca vaticana, lo IOR.
E’ il clou del fresco di stampa non a caso titolato “Morte dei Paschi”, scritto da Elio Lannutti, lo storico fondatore, animatore e ora presidente onorario di Adusbef, la sigla a tutela dei risparmiatori, e dal giornalista d’inchiesta Franco Fracassi, e pubblicato da Paper First, editrice collegata a il Fatto quotidiano.
Un volume di gran pregio, in un momento come l’attuale, dove la questione banche è centrale non solo a livello politico ma anche sociale ed economico, con la commissione d’inchiesta appena varata a livello parlamentare, la re-incoronazione del governatore Ignazio Visco, nel mezzo di scandali quotidiani e, ancor più, di controllori che non solo non hanno controllato – come Bankitalia e Consob – ma spesso e volentieri hanno coperto e avallato, ed erano ben a conoscenza di tutte le spericolate acrobazie messe in campo. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena è emblematica, con il folle acquisto nel 2008 di Antoveneta – sotto la protettiva ala di Mario Draghi, poi premiato con il salto al vertice BCE – e le altrettanto folli operazioni Alexandria e Santorini.
Di tutto questo e di molto altro scrivono Lannutti e Fracassi, fornendo ai lettori un ricchissimo repertorio di elementi, dati, chiavi di lettura e documenti spesso inediti: proprio affinchè il lettore-cittadino-risparmiatore possa districarsi in quella giungla, in quel Sistema concretamente mafioso che è il Moloch bancario.
Ma passiamo ai raggi x i tanti thriller che costellano la “Morte dei Paschi” story.
QUEL DAVID ROSSI CONOSCEVA TROPPI SEGRETI: DOVEVA MORIRE
A cominciare, ovviamente, da quello di David Rossi, il capo della comunicazione Mps volato giù quattro anni e mezzo fa dal quarto piano di Palazzo Salimbeni, storica sede del Monte a Siena.
Per due volte, incredibilmente, la Procura senese ha chiesto l’archiviazione, e per altrettante volte l’avvocato Luca Goracci, che tutela la famiglia Rossi, ha presentato opposizione, per via delle decine e decine di anomalie e contraddizioni che caratterizzano non solo la scena del crimine e quel volo, ma anche tutto ciò che era successo prima e dopo, ben comprese le fallimentari indagini e l’inchiesta della magistratura. Per dar vita a un puzzle davvero ai confini della realtà.
Due le vicende che fanno capolino nel volume. I rapporti di David Rossi con la massoneria e con lo IOR. Ecco qualche passaggio dal libro: “Non si poteva non tener conto della profonda amicizia che legava Rossi con colui che sarebbe diventato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi. Ci sono molti testimoni che hanno raccontato ai magistrati che Rossi era stato visto in riunioni della massoneria tenutesi fuori Siena. (…) Insomma, Rossi di segreti ne custodiva tanti”.
Poi, la rivelazione di un anonimo monsignore a proposito dall’operazione Antonveneta: “Lo IOR venne coinvolto direttamente nell’affare. I dirigenti dello IOR organizzarono incontri qui in Vaticano. Mussari veniva agli incontri con David Rossi, il povero ragazzo scomparso tragicamente. Rossi conosceva il direttore dello IOR Paolo Cipriani. Tra loro parlavano spesso”.
Scrivono i due autori: “agli incontri, oltre a Giuseppe Mussari (l’ex numero uno dell’istituto, ora sotto processo a Milano e Firenze, ndr) e Rossi, parteciparono Cipriani, monsignor Piero Pioppo, prelato dello Ior, Andrea Orcel (Merrill Lynch), Ettore Gotti Tedeschi (Santander), oltre ai rappresentanti di Goldman Sachs, Citigroup e Merrill Lynch e Michele Briamonte, partner dello studio legale torinese Grande Stevens e, contemporaneamente, nel cda di Mps e dello Ior. Incontri confermati indirettamente dalle agende sequestrate dalla magistratura a Mussari, nelle quali risultò esserci più di un riferimento esplicito agli incontri con Gotti Tedeschi, l’emissario di Botin in Italia”.
Miscele altamente esplosive. Senza contare il fatto che proprio il giorno prima d’assere “suicidato” David Rossi aveva avuto alcuni contatti via e mail con il vertice Mps Fabrizio Viola, cui aveva comunicato la volontà di andare al più presto dai magistrati ai fini di verbalizzare. E per molti, al Monte e non solo, quel “vuotare il sacco” poteva risultare fatale. Per questo Rossi non doveva parlare. E invece doveva morire.
Passiamo – in una rapida, tragica carrellata – agli altri gialli, alle altre morti più che sospette.
DA LONDRA A NEW YORK, TUTTI GLI ALTRI MISTERI
Londra, 26 gennaio 2014. 326 giorni dopo la tragica fine di Rossi. Scrive la Reuters: “Un banchiere è stato trovato morto impiccato in una casa nel centro di Londra. La Deutsche Bank ha annunciato che si tratta dell’ex dirigente della banca William Broeksmit”. Afferma un broker: “Se per Rossi si erano preoccupati in molti, dopo la morte di Broeksmit erano tutti spaventati. E non solo a Londra. Personalmente ricevetti alcune telefonate da colleghi di New York che chiedevano particolari, spiegazioni e addirittura rassicurazioni che non avrei mai potuto dare”.
L’unica voce, in Deutsche Bank, contraria all’operazione Santorini, che definiva “una mossa da banditi”. Lo stesso Broeksmit “era anche a conoscenza di alcune operazioni finanziarie svolte dal team di Gianluca Baldassarri (l’altro vertice sotto processo a Firenze, ndr) per Mps Finance”. Si tratta di un personaggio strategico, Broeksmit, il quale avrebbe potuto mettere in crisi l’intera impalcatura finanziaria del prodotto super tossico che invece, sia per volotà di Mps che di Deutsche, doveva andare avanti. A tutti i costi. Fino ad ammazzare anche i rispamiatori.
Laren, Olanda. 5 aprile 2014. L’agenzia di stampa locale Ad riporta: “Un ex dirigente dell’Abn Amro è stato trovato morto nella sua casa. Il cinquantasettenne Jan Peter Schmittmann si è impiccato dopo aver sparato alla moglie Nelly e alla figlia Babette”. Scrivono gli autori: “Eppure per un paio d’anni Laren era stato al centro della più grande operazione bancaria della storia”.
New York, 20 ottobre 2014. E’ stavolta l’Associated Press a diramare un comunicato: “Un avvocato, un alto funzionario delle Deutsche Bank, è stato trovato morto nella sua casa di New York. Secondo la polizia, il quarantunenne Calogero Gambino si è impiccato”. “Anche questa volta la notizia, non riportata dai giornali italiani, preoccupò enormemente la ristretta comunità finanziaria di Londra e New York. Dichiara la moglie di Gambino: ‘La sua preoccupazione cominciò quando seppe della morte di Rossi. Ma raggiunse livelli insostenibili dopo la morte di William. Forse temeva di fare la stessa fine. Di fatto, da allora, la vita in famiglia è stata un inferno’”.
Commentano Lannutti e Fracassi: “Tutti e quattro i dirigenti di banca erano stati coinvolti nelle due operazioni finanziarie che più di tutte hanno segnato il declino del Monte dei Paschi (Alexandria e Santorini, ndr). Tutti e quattro avevano segreti da nascondere. Tutti e quattro si erano suicidati. O, almeno, così sembra”.
Ma la catena di morti non è affatto finita.
Sascha Schornstein, trentaseienne broker tedesco per conto della Royal Bank of Scotland, muore in uno strano incidente aereo – aveva il brevetto di pilota – affondando nel mare di fronte al Kent. Uno dei suoi migliori amici era William Broeksmit. Tra le circostanze più strane, “vi fu l’accensione del cellulare due giorni dopo la sua morte. Per pochi secondi ma fu acceso. Poi il nulla, sparito anche il telefono”. Stessa circostanza nella morte di David Rossi: un cellulare acceso dopo il volo.
7 dicembre 2013. A Sayreville, nel New Jersey, muore un altro giovanissimo broker, il trentaquattrenne Joseph Ambrosio, che lavorava come analista finanziairo alla Jp Morgan.
COCKTAIL SUPER TOSSICI
“Arresto cardiaco” fu la diagnosi ufficiale. In realtà venne ammazzato con un cocktail letale di alcool e benzodiazepine, tale da provocare un immediato blocco respiratorio e poi cardiaco. Di cosa si occupava negli ultimi tempi? Lo rivela la madre: “Parlava spesso di uno strumento finanziario al quale aveva lavorato. Era qualcosa che aveva a che fare con una banca europea. Secondo me è quello che lo ha ucciso”. Un prodotto davvero tossico, come quel cocktail.
Eccoci al giallo ambientato ad Hong Kong, protagonista un altro broker, Li Junjie, al servizio del colosso Jp Morgan nel grattacielo Charter House con vista su Victoria Harbour. “Il 19 febbraio 2014, dopo aver pranzato, Li salì fino alla terrazza dell’edificio e si lanciò. Come aveva fatto venti giorni prima il dirigente della sua Jp Morgan, Gabriel Magee. Le successive indagini della polizia portarono a un vicolo cieco. I colleghi furono reticenti, come lo furono i dirigenti della banca. La parola d’ordine che circolava era ‘stress’. I segreti aziendali restarono tali”.
6 luglio 2014. Un tragico week end per Julian e Alita Knott. Pensano di lasciare la Grande Mela per passare alcune ore distensive a Lake Hopatcong. Un rapporto di polizia, invece, così fotografa la tragedia: “All’una e dodici del 6 luglio Julian Knott ha sparato più volte alla moglie Alice per poi spararsi a sua volta”. Nessun problema familiare, né economico. “Julian Knott era un tecnico di computer di altissimo livello per Jp Morgan dal 2006. Per quattro anni (fino al 2010) aveva lavorato presso la sede di Londra, fianco a fianco con quel Gabriel Magee trovato cadavere sei mesi prima sulla terrazza del nono piano della Tower Hamlets, senza nessuna ragione apparente che potesse giustificarne il suicidio”.
Così commentano Lannutti e Fracassi a proposito di tutte queste fini altamente sospette, e tutte in odore di ‘Morte dei Paschi‘.
“Nove suicidi uno più immotivato dell’altro. Suicidi che riguardavano banchieri per la maggior parte amici tra loro. Tutti avvenuti nell’arco di un anno e mezzo. Tutte persone che, in qualche modo, avevano avuto a che fare con le rocambolesce vicende del Monte dei Paschi: dall’insensata operazione Abn Amro-Antonveneta alle connessioni tutt’altro che religiose con l’Opus Dei e lo Ior, dai derivati truffaldini Alexandria e Santorini alle ancora più truffaldine restaurazioni dei due derivati più la sottoscrizione di Nota Italia e del Fresh, dalle tangenti della banda del cinque per cento diretta da Baldassarri alle presunte tangenti scaturite dall’operazione Antonveneta e dalla ristrutturazione di Alexandria, di Santorini e del Fresh”.
E concludono: “Una sequela drammatica che ci tocca elencare – senza adombrare allusioni o suggestioni – perchè è impossibile ometterlo: gli ultimi quindici anni di storia della più antica banca italiana, oltre che da scandali e processi, è stata purtroppo segnata anche da una lunga scia di sangue”.
9 novembre 2017