Francesco Piras
Chi è davvero Mario Draghi? Qual è il suo passato? Quale è stata la sua carriera istituzionale e non? Queste sono domande che ci si deve necessariamente porre, se si vuole comprendere a pieno la sua figura, gli ambienti a cui è legato, la sua visione economica e politica.
Dopo essersi laureato in economia nel 1970 presso la Sapienza di Roma, e dopo aver conseguito nel 1977 il PhD presso il Massachusetts Institute of Technology, Mario Draghi è stato Direttore esecutivo della Banca Mondiale fino al 1990, per poi diventare Direttore Generale del Tesoro italiano durante il decennio 1991-2001. L’economista italiano è stato poi nominato Governatore della BCE nel 2011, lasciando il posto a Christine Lagarde nel novembre 2019. Ripercorriamo gli eventi principali della carriera politica di Mario Draghi, i suoi incarichi istituzionali e non, il collegamento con il mondo bancario, della finanza e con le principali lobbies ed organizzazioni internazionali.
Quella strana riunione sul britannia, ed il nefasto processo delle privatizzazioni
Mario Draghi ha ricoperto, dal 12 aprile 1991 al 23 novembre 2001, la carica di Direttore Generale del Tesoro italiano. Durante il suo mandato, egli ha inaugurato un evento che si è rivelato fondamentale, ed allo stesso tempo catastrofico, per la situazione economica del nostro Paese: stiamo parlando della riunione sul Panfilo Britannia, svoltasi al largo delle coste di Civitavecchia il 2 giugno 1992, a pochissimi giorni dalla drammatica strage di Capaci. Mentre l’Italia si indignava per l’ennesimo colpo inflitto ai propri giusti, i dirigenti delle più grandi banche, delle maggiori società finanziarie anglo-americane ed i manager delle principali aziende di Stato davano il via al periodo delle privatizzazioni dei gioielli del Bel Paese. Quel giorno, Draghi, da Direttore Generale del Tesoro, avrebbe detto agli ospiti d’onore: “Stiamo per passare dalle parole ai fatti”, per poi lasciare il Panfilo prima che questo salpasse per la riunione. Non a caso, dal 1993 al 2001, egli è stato Presidente del Comitato per le privatizzazioni italiano.
Più specificatamente, quel giorno, a bordo dello yacht di proprietà della corona inglese, figuravano rappresentanti della Barclays de Zoete Wedd, l’ex ditta di brokeraggio della principale banca britannica; esponenti della Barings Bank, società finanziaria poi fallita ed acquistata dall’olandese AIG nel 1995, a seguito degli investimenti avventati e delle falsificazioni contabili ad opera dello speculatore Nicholas Leeson; dirigenti della S.G. Warburg, ex banca di investimento inglese, poi acquisita dalla svizzera UBS; dirigenti dell’ENI, dell’Agip, Riccardo Galli dell’IRI, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, Antonio Pedone della Crediop, alti dirigenti della Banca Commerciale Italiana, poi confluita nel gruppo Intesa per dare vita, nel 2001, a Banca Intesa. Le finanziarie di Wall Street che hanno svolto un ruolo preminente nel processo delle privatizzazioni in Italia sono state quelle impiegate come “consulenti” del Governo Amato: Goldman Sachs, Salomon Brothers e Merrill Lynch. La stessa Merrill Lynch che si presume svolse un ruolo sensazionale in operazioni di riciclaggio di denaro sporco che viaggiava tra la costa Orientale degli Stati Uniti, Lugano e l’Italia; situazione, questa, emersa durante l’inchiesta “Pizza Connection”, portata avanti dall’FBI in collaborazione con Giovanni Falcone e Gioacchino Natoli.
Il processo delle privatizzazioni italiane venne enormemente facilitato, ed il costo delle aziende di Stato drasticamente abbassato, a causa della speculazione a ribasso contro la Lira, portata avanti da George Soros nel settembre 1992. L’imprenditore-speculatore-filantropo ungherese, proprietario del gruppo di fondi di investimento Quantum, con sedi a Londra, New York, Curaçao (Antille Olandesi), e nelle Isole Cayman, speculò a ribasso sulla Lira nei confronti del Dollaro. La conseguenza fu che, dopo quell’operazione, la Lira perse il 30% del suo valore rispetto al dollaro: dunque, gli acquirenti americani poterono acquistare i principali gioielli italiani a prezzo di saldo. (((Esistono importanti collegamenti tra il Quantum Fund di Soros, la famiglia Rothschild e la Corona Inglese: Georges Coulon Karlweis è stato uno dei primi partecipanti al lancio del Quantum Fund, e dal luglio 1985 direttore della banca N.M. Rothschild & Sons LTD di Londra, presieduta da Evelyn de Rothschild…??)))
Il Fatto Quotidiano ha pubblicato, in data 22 gennaio 2020, il discorso integrale che Draghi tenne agli ospiti d’onore presenti sul Panfilo della Corona inglese: egli era assolutamente consapevole dei “possibili effetti delle privatizzazioni sulla disoccupazione”, la quale “potrebbe aumentare come effetto della ricerca dell’efficienza”, e del fatto che era proprio la “privatizzazione ad essere percepita come uno strumento per limitare l’interferenza politica nella gestione quotidiana delle aziende pubbliche”; l’allora Direttore Generale del Tesoro non si dimenticò di ricordare che i mercati vedevano “le privatizzazioni in Italia come la cartina di tornasole della dipendenza del nostro governo dai mercati stessi”.
Le parole pronunciate in quel contesto da Mario Draghi non lasciano alcun dubbio: bisognava mettere da parte il benessere del popolo e la democrazia, per accomodare le pretese delle maggiori istituzioni finanziarie anglo-americane; in un periodo, tra l’altro, in cui il nostro Paese si trovava in ginocchio a causa di una situazione di lutto gravissima, conseguente alla strage del 23 maggio 1992, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, ed i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Il passato in Goldman Sachs e il golpe bianco del 2011
L’ex numero uno della BCE è stato, dal 2002 al 2005, Vice Presidente e Managing Director di Goldman Sachs, con il compito di guidare le strategie europee dell’istituto dalla sede di Londra. Anche Mario Monti ha lavorato per la Goldman Sachs: l’ex Presidente del Consiglio italiano è stato, infatti, International Advisor della Goldman Sachs dal 2005 al 2011. La stessa Goldman Sachs che ha avuto un ruolo determinante nella vendita massiccia dei Titoli di Stato italiani nella prima metà del 2011, assieme alla Deutsche Bank; quest’ultima, infatti, in quel periodo ha venduto circa l’88% dei Titoli italiani che aveva in pancia. Per legge di domanda ed offerta, il prezzo dei titoli è crollato, mentre gli interessi sono schizzati alle stelle. Questa situazione ha provocato un drastico aumento dello spread, il panico sui mercati finanziari, fomentato dai principali mezzi di informazione nostrani, come il Sole24Ore, che il 10 Novembre 2011 titolava in prima pagina “Fate Presto”, invocando l’arrivo di Mario Monti al Governo. In quel contesto, Mario Draghi ha avuto un ruolo determinante. Il 5 agosto 2011, infatti, faceva pervenire al Governo Berlusconi una lettera, firmata anche da Jean-Claude Trichet, l’allora Vice Presidente della BCE, di cui Draghi era Governatore. In questa lettera troviamo scritti, sotto forma di consigli, dei veri e propri indirizzi di politica economica: “Il Consiglio direttivo (della BCE, ndr) ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori”; in aggiunta, veniva chiesto al governo italiano, di rispettare gli impegni per ottenere “condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali”, di realizzare una “piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali… attraverso privatizzazioni su larga scala”, oltre a “riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende”. “Il Governo”, continua la lettera, “ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche”, il che si traduce nel raggiungimento dell’obiettivo “un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa”. E ancora: “E’ possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità… così ottenendo dei risparmi già nel 2012… e, se necessario, riducendo gli stipendi”; “Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit, che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali”; “Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio”.
Insomma, in questa lettera si incitava il Governo di allora ad applicare tutte quelle riforme e politiche neoliberiste a cui gli ultimi trent’anni ci hanno abituati: tagli alla spesa pubblica, peggioramento delle condizioni di lavoro e delle condizioni salariali per “aumentare la competitività”, privatizzazioni, innalzamento dell’età pensionabile, libertà garantite solo alle imprese multinazionali ed alle grandi banche, leggi ad hoc a favore della finanza speculativa, ma mortifere per l’economia reale. Politiche economico-sociali che, puntualmente, saranno applicate senza remore dal Governo Monti. Nella lettera, ad esempio, si chiedeva l’introduzione di “una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio”: la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, ad opera del Governo Monti, introdurrà proprio il pareggio di bilancio, rivelatosi nefasto per l’economia italiana, il quale è stato seguito dal Patto di Stabilità Interno prima, e dal Pareggio di Bilancio per regioni ed enti locali poi: in ottemperanza al nuovo Articolo 81, regioni ed enti locali sono tenuti ad assicurare “l’equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali”, ed il “concorso dei medesimi enti alla sostenibilità del debito pubblico”. In caso di inadempienza, enti locali e regioni vanno incontro a sanzioni non poco pesanti, come “il divieto di ricorrere all’indebitamento per gli investimenti”, o “il divieto di procedere nell’anno successivo all’inadempienza ad assunzioni di personale”, come si può leggere sul sito della Camera. Tutto questo si traduce nella mancanza di pagamenti da parte delle Amministrazioni Pubbliche che, spesso e volentieri, vedono bloccarsi i propri conti; nella mancanza di investimenti; nello stimolo di privatizzare i servizi pubblici essenziali per il benessere della collettività.
Il legame con le principali lobbies della finanza internazionale: G30, Bilderberg, Trilateral
Mario Draghi è Senior Member del Group of Thirty, del G30, lobby operante nel settore finanziario e bancario. Il Gruppo, come si legge sul sito ufficiale, finanzia regolarmente “gruppi di studio per analizzare temi di particolare importanza per le banche centrali, per i supervisori, per le società finanziarie, e per tutti i protagonisti dei mercati finanziari globali”.
Mario Draghi ha partecipato al Bilderberg Meeting per l’ultima volta nel 2009, per poi essere scelto, due anni dopo, come Governatore della Banca Centrale Europea. Il giornalista d’inchiesta Francesco Amodeo, ne “La Matrix Europea”, scrive che il Gruppo Bilderberg “fu ideato dal sacerdote gesuita Joseph Retinger”, anche fondatore del Movimento Europeo, ai cui vertici ritroviamo tutti I padri fondatori dell’Unione Europea, “con la collaborazione del Principe olandese Bernardo de Lippe-Biesterfel che, come provato da un articolo del Newsweek del 5 aprile 1976, aveva svolto in passato attività di spionaggio per le SS naziste nella multinazionale dove lavorava, ossia la tedesca IG Farben, che operava ad Auschwitz come la più grande industria chimica del mondo utilizzando proprio la manodopera del vicino campo di concentramento dove, tra l’altro, i nazisti usavano il gas nervino prodotto da quella industria stessa”.
Tutte queste personalità hanno in comune l’appartenenza ad un’altra importante organizzazione internazionale: la Commissione Trilaterale. Fondata il 23 giugno 1973 da Henry Kissinger, David Rockefeller e Zbigniew Brzezinski, la Commissione Trilaterale riunisce uomini politici, uomini d’affari, banchieri, proprietari di multinazionali di ogni settore, giornalisti, e tutti gli uomini più importanti nel processo di decision-making globale. L’organizzazione ha tre regioni di competenza ed influenza: Europa, regione dell’Asia Pacifica, e Nord America. Una delle più importanti pubblicazioni firmata Commissione trilaterale è stata “La Crisi della democrazia”, ad opera degli autori Crozier, Huntington e Watanuki, ed edita in Italia con prefazione di Gianni Agnelli. Qui, vengono riportate dichiarazioni scioccanti: “la democrazia non è che un modo di costituzione dell’autorità, e non è detto che possa essere applicato universalmente”; “taluni dei problemi di governo degli Stati Uniti scaturiscono oggi da un eccesso di democrazia”; “un eccesso di democrazia significa una carenza di governabilità; una facile governabilità lascia intendere una democrazia difettosa”; “il funzionamento efficace di un sistema politico democratico richiede, in genere, una certa dose di apatia e disimpegno da parte di certi individui e gruppi. In passato, ogni società democratica ha avuto una popolazione marginale, di dimensioni più o meno grandi, che non ha partecipato attivamente alla politica. In sé, questa marginalità da parte di alcuni gruppi è intrinsecamente antidemocratica, ma ha anche costituito uno dei fattori che hanno consentito alla democrazia di funzionare efficacemente”.
La visione economica neoliberista
Nonostante Mario Draghi provenga dalla scuola di Federico Caffè, economista di stampo keynesiano scomparso senza lasciare traccia il 15 aprile 1987, le politiche e le decisioni da lui messe in atto rispecchiano quella visione neoliberista del mondo che vorrebbe ridurre la realtà, gli ecosistemi, e gli uomini stessi, a semplici componenti di equazioni matematiche riportabili nei manuali universitari di economia. Ciò che conta è il Dio mercato, non è l’uomo. Con il neoliberismo viene, de facto, abbandonata quella visione antroposofica della realtà, che mette l’uomo al centro, affinché questo possa essere sostituito dal mercato, dove per “mercato” si intende quello finanziario, quello che consente all’1% della popolazione mondiale di detenere più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.
Domina il mercato
Perché continuiamo a consentire che sia il mondo della finanza a dettare legge? Perché continuiamo ad accettare che siano potenti interessi economici a governare la nostra Cosa Pubblica? Non possiamo più delegare ad altri la gestione delle nostre vite. Specialmente se gli “altri” sono banchieri ed economisti a stretto contatto con organizzazioni basate sui principi di quella “democrazia non sempre applicabile”, della “apatia per individui e gruppi”, del benessere dei pochi a discapito dei molti. A dominare, ancora una volta, è il mercato. Quel mercato che, oggi, è diventato più importante di miliardi di vite umane, della sussistenza degli ecosistemi, più importante della vita stessa. Non è più il mercato ad essere a servizio dell’uomo, ma è l’uomo che, consapevole o meno, ha sacrificato l’etica, la morale ed i propri valori per potere, ricchezza e successo. Mario Draghi è espressione vivente del mondo del denaro, e questo non lo possiamo accettare. Non possiamo più accettare che sia una creazione umana, il denaro, a dettare legge sull’uomo: ciò costituirebbe una sconfitta epocale per la nostra società. Il problema è che non abbiamo più tempo. Dobbiamo necessariamente riprendere in mano la conduzione delle nostre vite, e farlo con passione, con l’obiettivo di costruire una società più giusta, più dignitosa, basata su principi morali sani e sull’etica, una società che sia all’altezza dei nostri sogni.