di MOWA
In un paese (il nostro), che è democratico da soli 70anni, c’è il rischio, se non si studia (almeno) la storia contemporanea, di ripercorrere gli stessi passi, compiendo gli stessi errori.
Ci si sta riferendo a quanto programmato il prossimo 3 ottobre 2016, alla Casa della Memoria, dall’ANPI di Milano con la presentazione da parte dell’AnpiLibri, (in collaborazione con la Feltrinelli Editore) del libro Rosso nella notte bianca, di Stefano Valenti che vedrà la presenza, oltre che dell’autore, di Aldo Bonomi e Gad Lerner.
Casa della Memoria, appunto!
Una luogo preziosissimo dove devono essere “consacrati” l’analisi ed il rifiuto di tutto ciò che ha spinto (anche e soprattutto, culturalmente) il nostro paese a vivere anni con la dittatura fascista.
Ecco, allora, chiedersi come mai siano state invitate alla presentazione del libro persone con un curriculum di tutto “rispetto” nei confronti della strategia della tensione nel nostro paese.
Ci sono, forse, all’ANPI milanese, persone che non hanno mai letto le carte processuali o della Commissione parlamentare sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi su chi sia Aldo Bonomi?
Quell’Aldo Bonomi che ebbe, anche, rapporti sia con il MAR del golpista Carlo Fumagalli che con le BR, tanto da essere condannato in 1° grado a quattro anni per partecipazione a banda armata” .
Quello stesso Bonomi che nella documentata biografia di Andrea Montella dal titolo “Aldo Bonomi un reazionario a tempo pieno”, afferma di aver nel 1970, iniziato
“… a frequentare Milano, facendo qualche sporadica apparizione anche nel circolo anarchico “Ponte della Ghisolfa”. È qui, ufficialmente, che entra in contatto con il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli, ricercato per una rapina a mano armata compiuta a Padova. In seguito all’inchiesta sulla strage alla Questura di Milano, in via Fatebenefratelli, condotta dal giudice Lombardi, Bertoli è all’epoca individuato come un agente dei Servizi che ha appena operato in stretto contatto con ambienti neofascisti a Padova, con uomini del progetto Rosa dei Venti in Alto Adige e con i terroristi del MAR (Movimento di Azione Rivoluzionaria) di Carlo Fumagalli, attivo proprio in Valtellina.
Alla fine del 1970 Aldo Bonomi con Umberto Del Grande organizza l’espatrio e la fuga del ricercato Grianfranco Bertoli, fornendogli il passaporto precedentemente sottratto a Massimo Magri, un militante del Partito Comunista Marxista Leninista d’Italia.
Per il passaggio della frontiera Bonomi si incarica di ospitare Bertoli in una sua baita sopra Tresivio e lo affida poi ai contrabbandieri per il superamento del confine. La fuga di Bertoli e il ruolo di Bonomi sono precisamente ricostruiti dalla sentenza del marzo 1980 pronunciata dal giudice Antonio Lombardi. Bertoli tornerà in Italia, dopo un breve giro in Svizzera e Francia e una lunga permanenza in Israele nel 1973, giusto alla vigilia della strage della Questura di Milano.
Bonomi intensifica la sua attività, prende contatti con i gruppi legati a Giangiacomo Feltrinelli e inizia a collaborare con le Brigate Rosse: sua è l’inchiesta interna sull’infiltrato Marco Pisetta. Le BR dimostrano peraltro fiducia relativa nel Bonomi, al quale, dopo il 1973, viene contestata anche la collaborazione offerta a Bertoli: Bonomi si giustifica citando la “solidarietà anarchica” e intensifica il suo rapporto con l’organizzazione…”
Tutto ciò è un po’ “inquinare”, ulteriormente, la politica in un momento delicato come questo dove c’è in ballo la salvaguardia della Costituzione, nata dalla Resistenza al nazifascismo, anche perchè, nella compagine politica si sono già messi di mezzo, purtroppo, inquinatori di serie A come D’Alema che si è schierato per il NO e fatto incetta di quelle persone che non hanno, ancora, le idee chiare su chi sia e cosa abbia fatto in tutti questi anni per affossare l’unico partito (P.C.I.) che sarebbe stato in grado di porre un freno alla deriva dei poteri forti.
Una strana e singolare Anpi provinciale quella di Milano visto che non molto tempo fa non vollero presentare, perché non attinente ai temi dell’associazione, la ricerca fatta da Carlo D’Adamo sull’omicidio dell’onorevole Aldo Moro, pubblicata con il titolo “Chi ha ammazzato l’agente Iozzino?“. Ricerca che è servita, tra l’altro, all’attuale Commissione parlamentare per la dovizia di particolari. Una ricerca, per chi ha letto il libro, che apre gli occhi e la mente sul comportamento degli apparati dello Stato italiano, dei servizi segreti e delle considerevoli ingerenze di Stati stranieri come gli USA, Isreale, ecc. nella politica italiana.
Una strana ANPI provinciale quella di Milano che andrà, però, ad invitare Gero Grassi (Vice Presidente del Gruppo PD alla Camera dei Deputati) della Commissione d’inchiesta sulla Strage di via Fani, a parlare proprio sullo stesso tema del libro di Carlo D’Adamo, ovverosia su quanto accaduto ad Aldo Moro da quel 16 marzo 1978.
Ci sarebbe da chiedere, anche, all’Anpi milanese cosa pensi del curatore della pagina facebook di AnpiLibri, tal Marco Cavallarin, che tra gli interessi ha l’Ordine Teutonico… ma, soprattutto, cosa pensi del coinvolgimento del Mossad israeliano con le BR.