di MOWA.
È appena terminata l’elezione del 12° Presidente della Repubblica italiana che ha visto riassegnare la carica a Giorgio Napolitano.
E’ il primo presidente rieletto per la seconda volta nella nostra Repubblica dando, così, ragione al New York Times che lo aveva definito “re” Giorgio. (1)
Questa elezione è la dimostrazione che i poteri forti (anche se litigano tra loro) sono sempre più presenti nelle nostre istituzioni e l’aver ridato fiducia a “re” Giorgio Napolitano (che è stato denunciato dall’avvocatessa Paola Musu (2) per diversi reati contro l’integrità, la sovranità nazionale e la Costituzione) la dice lunga.
Con queste elezioni si evidenzia, quindi (nonostante le dichiarazioni fatte da “re” Giorgio di non ripresentarsi) che il gioco di squadra (eterodiretto) tra diverse componenti dei partiti in parlamento ha sortito l’effetto sperato: confermare un uomo dei poteri forti.
Colpe e responsabilità dei politici (nessuno escluso!) hanno portato a riconfermare l’uomo dell’Aspen Italia, (3) il think tank d’oltre oceano che avrà fatto sicuramente pressioni affinchè Napolitano, nonostante la veneranda età (88 anni), rimanga alla più alta carica dello Stato al fine di dare le ultime “mazzate” alle garanzie sociali del nostro paese distruggendo quel poco rimasto in piedi e di sano.
Non ci accorgiamo che tutti i nomi proposti (a parte quei pochissimi che non avevano assolutamente intenzione di diventare Presidente) sono sempre i soliti (Napolitano, Draghi, Prodi, Bonino, Amato, Letta, ecc.), quelli che si tramandano di bocca in bocca nei centri dei poteri forti?
Ora ci aspettiamo che, anche per formare un Governo che falcidierà altre conquiste degli anni passati ottenute quando c’era una vera opposizione sociale: il PCI e un’altra CGIL, salti fuori l’ennesima persona dei poteri forti designato da questo Presidente…
Ora i poteri forti , con i loro lacché, canteranno le lodi del designato Presidente e nasconderanno, in un amen, tutte le nefandezze che lo stesso, nel settennato di carica, ha combinato, non ultima la nomina a senatore a vita del massacra-diritti Mario Monti.
Gli ultimi “compagni” rimasti iscritti al PD non si illudano che questa nuova elezione li avvicini ai propri ideali, questo partito non è il vecchio PCI che vedeva la conquista del potere dentro l’analisi gramsciana delle “case matte” dove il parlamentarismo era visto solo (e non l’unico elemento) per arrivare a cambiare il paese e non fine a se stessa.
A questo proposito ricordo ai “distratti compagni” del PD che Gramsci in “Passato e Presente” recitava così:
“Di solito, si vede la lotta delle piccole ambizioni (del proprio particulare) contro la grande ambizione (che è indissolubile dal bene collettivo). Queste osservazioni sull’ambizione possono e devono essere collegate con altre sulla cosí detta demagogia. Demagogia vuol dire parecchie cose: nel senso deteriore, significa servirsi delle masse popolari, delle loro passioni sapientemente eccita-te e nutrite, per i propri fini particolari, per le proprie piccole ambizioni (il parlamentarismo e l’elezionismo offrono un terreno propizio per questa forma particolare di demagogia, che culmina nel cesarismo e nel bonapartismo coi suoi regimi plebiscitari). Ma se il capo non considera le masse umane come uno strumento servile, buono per raggiungere i propri scopi e poi buttar via, ma tende a raggiungere fini politici organici di cui queste masse sono il necessario protagonista storico, se il capo svolge opera «costituente» costruttiva, allora si ha una «demagogia» superiore; le masse non possono non essere aiutate a elevarsi attraverso l’elevarsi di singoli individui e di interi strati «culturali». Il «demagogo» deteriore pone se stesso come insostituibile, crea il deserto intorno a sé, sistematicamente schiaccia ed elimina i possibili concorrenti, vuole entrare in rapporto con le masse di-rettamente (plebiscito, ecc., grande oratoria, colpi di scena, apparato coreografico fantasmagorico: si tratta di ciò che il Michels ha chiamato «capo carismatico»). Il capo politico dalla grande ambi-zione, invece, tende a suscitare uno strato intermedio tra sé e la massa, a suscitare possibili «concor-renti» ed eguali, a elevare il livello di capacità delle masse, a creare elementi che possano sostituirlo nella funzione di capo. Egli pensa secondo gli interessi della massa, e questi vogliono che un appa-recchio di conquista e di dominio non si sfasci per la morte o il venir meno del singolo capo, ri-piombando la massa nel caos e nell’impotenza primitiva.
Se è vero che ogni partito è partito di una sola classe, il capo deve poggiare su di questa ed elaborarne uno stato maggiore e tutta una gerar-chia; se il capo è di origine «carismatica», deve rinnegare la sua origine e lavorare a rendere organi-ca la funzione della direzione, organica e coi caratteri della permanenza e continuità.”
Purtroppo si è dimenticato quanto affermato dai padri fondatori di quello che fu il più grande partito d’Europa e che è diventato tutt’altro, non comprendendo che il cambiamento avvenuto al suo interno è stato aiutato anche dall’attuale ex e neo-Presidente della Repubblica.
Non ci si meravigli, dunque, se alle ultime elezioni politiche quasi la metà degli aventi diritto non sono andati votare e i dissapopri con i dirigenti degli attuali partiti “di sinistra” sono aumentati sempre più…
I dirigenti del PD, di SEL, del PdCI e del PRC devono solo sperare che la loro base non scopra che una reale opposizione (autenticamente) comunista, quella del CSP – Partito Comunista “senza se e senza ma”, sta emergendo sempre più perché….
Quella base potrebbe trovare, finalmente, la liberazione che attende da anni e risposte ai problemi seri del paese per un vero ed autentico cambiamento a favore degli oppressi.
note:
- http://www.nytimes.com/2011/12/03/world/europe/president-giorgio-napolitano-italys-quiet-power-broker.html?_r=2&scp=1&sq=napolitano&st=cse&
- http://www.agoravox.it/Napolitano-e-Monti-denunciati-per.html
- http://iskra.myblog.it/archive/2010/09/index.html