di MOWA
Mi siedo su una panchina del parco.
Pochi attimi.
Giusto il tempo per riprendermi dalla frenesia del vivere quotidiano.
Accanto a me è seduto un uomo.
Forse ha quarant’anni, non di più. Il volto è stanco.
Ha in mano un quotidiano aperto alla pagina delle offerte di lavoro, legge gli annunci e sconsolato scuote la testa.
Nel frattempo a me l’occhio cade sulla prima pagina. Con stupore, misto a rabbia, leggo la notizia che tale Antonio (si chiama come un mio amico, disoccupato) Mastrapasqua lavora in 25 posti diversi e prende da ognuno stipendi, probabilmente, stratosferici.
Altro articolo: la moglie di costui ha 20 lavori.
Lì per lì, li invidio, hanno saputo trovare 25 posti l’uno e 20 l’altra e, in questi momenti di forte crisi, è una cosa unica, ma poi, mi pongo una domanda dopo l’altra:
“25 occupazioni per una persona equivalgono a 25 entrate in euro, ma se la giornata è composta da 24 ore quanto tempo dedica costui ad ognuno dei suoi lavori?”
I manager, si sa, non hanno l’obbligo, come gli altri lavoratori, di essere presenti sul posto di lavoro alle 8 del mattino pena il rimprovero che, se perseverato, porta al licenziamento (magari da un dirigente come lui) per assenteismo, ma se facciamo un ragionamento matematico scopriamo che in alcune di queste occupazioni questo manager ha, probabilmente, “bigiato” per diversi giorni… Se non di più.
“Quali sono quelle occupazioni a cui non ha presenziato?”
“Dopotutto, i dirigenti delle pubbliche amministrazioni non sono soggetti alla fedeltà e/o a non avere altri impieghi (incompatibilità), se possono nuocere alla primaria attività come tutti gli altri dipendenti pubblici?”
Se un’impiegata dell’anagrafe, un vigile, un usciere, un commesso, o altri della pubblica amministrazione (assunti, a tempo indeterminato, e con stipendi, indiscutibilmente, più bassi del dirigente in questione) non possono avere altri impieghi, in ragione dell’art. 53 del D.lvo 165/01, non si comprende perché “signori”, come Antonio e consorte, possano svolgerne, addirittura, rispettivamente 25 e 20.
Ipotizzando, anche, che Antonio svolga un’ora al giorno per ognuna di queste sue “occupazioni” la giornata risulta, comunque, più stretta perché ne ha solo 24 di ore.
In un’ora ha giusto il tempo di appoggiare la valigetta in ufficio (perché un manager una valigetta l’avrà sicuramente), salutare la segretaria che gli racconterà gli avvenimenti delle altre 7 ore lavorative che rimangono. Le risposte vengono rimandate a domani… ora non c’è tempo.
Poi, via ad un altro posto.
Però, tutto ciò implica spostamenti, code in città, parcheggi non trovati, ansia, ecc… e allora?
Forse, tutti gli uffici del “signor” Antonio sono ubicati nella stessa città altrimenti diventa, decisamente, un po’ più complesso e penalizzante.
E, poi, ci sono le pause per rimettersi in forza con il cibo… veloci, certo, di corsa ma, pur sempre, minuti che vengono sottratti al lavoro.
Vorrà, pure, andare, qualche volta, in bagno a minzionare questo pover’uomo… O no? Ed anche qui sono altri minuti che se ne vanno…
Dunque, nel suo peregrinare, sicuramente, non avrà avuto tempo di interloquire con altri dirigenti perché il tempo è prezioso e, a volte, denaro ed inoltre, (Antonio), non vorrà pensare a risolvere problemi di altri per due ordini di motivi:
1°) non sarebbe bello deontologicamente risolvere un problema mettendo in cattiva luce il suo simile agli occhi degli altri;
2°) sarebbe, inopportuno, che un suo sottoposto, non fosse in grado di risolvere il problema perché è pagato per disbrigare e quindi non chieda al suo capo.
Più faccio calcoli e domande su Antonio (e consorte) e più mi deprimo per una realtà che permette tutto ciò.
Buon lavoro “signor” Antonio e, non dimentichi di salutare la signora… quando la vede, ovviamente!