di MOWA
Vi è crisi in alcuni paesi dell’ex blocco sovietico dove ha preso il sopravvento “la pancia” (se così la si può chiamare) anziché la ragione.
In Ucraina, ad esempio, si sono visti corpi paramilitari affrontare i tutori dell’ordine e, questi ultimi, soccombere di fronte alle molotov o alle schioppettate dei manifestanti [1] ed, in molti casi, stramazzare a terra uccisi da quel fuoco.
Purtroppo, una verità scomoda non riportata sui giornali perché avrebbe potuto, forse, risvegliare le coscienze di quell’Europa che, sorniona, si è fatta trascinare, con i suoi “politici” verso una china talmente ripida da portare ad una, quasi certa, guerra di posizione e, forse, ahimé!, con le armi in pugno.
Le testate giornalistiche (praticamente tutte in mano al grande capitale) sono passate dal descrivere il capo di Stato ucraino, eletto con regolari elezioni, come un dittatore dal pugno di ferro (riusando sui generis lo schema di psico-ragionamento, da dopoguerra italiano, dove si sosteneva che “chi votava comunista avrebbe fatto mangiare [letteralmente] i propri bambini”) a quello che “sta scappando e si è rifugiato chissà dove”. Inoltre affermano che nelle altre città ucraine si rivoltano i cittadini e aiutano i sovietici sotto mentite spoglie. [2]
Non si ha, per esempio, il pudore di dire che chi ha sostenuto ciò sta alimentando la corsa alla guerra civile ed a una imminente divisione in casa.
Forse, qualcuno, in Ucraina, sta cominciando a sollevare l’obiezione che quando c’era l’URSS si stesse decisamente meglio (specificando “a 360°”) anche nei periodi del peggiore revisionismo e che non ci fossero nazi-fascisti.
Ma, questi “benedetti” giornalisti hanno letto il rapporto di 13 pagine dell’Office of Trasnational Issues (ovvero l’Ufficio per gli Affari Trasnazionali) della CIA?
Cosa diceva questo documento del 2000 intitolato Iran e Russia pronti ad attenuare la crisi del gas turco e che se gli USA non fossero intervenuti, entro vent’anni, la patria di Putin sarebbe diventata il monopolio assoluto dell’Europa della fornitura del prezioso elemento.
Tanto “convincente” quel documento della CIA da sottoporre il servizio segreto turco (MIT) a forti pressioni perché aderisse a tali scelte per bloccare l’espansione commerciale della Russia.
I giornalisti, prima di schierarsi, avrebbero dovuto informarsi del cablogramma del 10 aprile 2008, dell’Office of Trasnational Issues, diretto a Condoleza Rice e dal titolo eloquente: “Che cosa dovremmo fare con il socio italiano Gazprom?” Ovvero: l’azienda italiana ENI.
Quattordici punti e sei sezioni: Sommario, L’Alleanza Russa dell’ENI, Il ruolo del South Stream, Il South Stream non è destinato a dominare il mercato, l’ENI è parte di uncomplotto del Cremlino?, Commenti.
Nelle prime due sezioni vi è il pronunciamento del documento CIA che è di allarme del dominio russo sulla fornitura di gas all’Europa che passa nel Mar Nero;
in altre due il ruolo dell’ENI e le reticenze del governo rumeno;
in un’altra le rimostranze degli statunitensi verso i russi per il dominio della fornitura di gas all’Europa e della poca fiducia degli italiani (ENI) sulla manutenzione delle tubazioni da parte degli ucraini. Sì, gli ucraini che oggi (guarda il caso), si fanno la guerra tra loro.
Domande che gli USA si sono posti e che la CIA ha proverbialmente provveduto a riparare, creando instabilità nella regione, curando i propri interessi a scapito di un’intera collettività che sia europea o ucraina.
Al punto 10 del citato documento, vengono riportate le dichiarazioni del partner di Gazprom Alverà (ENI), che afferma: “Alverà ha ammesso che l’UE, specialmente la Germania, oggi è ‘eccessivamente dipendente dal gas russo’. L’addetto economico ha chiesto se l’UE dovrebbe esserne preoccupata. ‘Sì!’, ha ammesso Alverà. Ma Alverà ha sostenuto anche che la dipendenza dell’Europa dal gas russo è il risultato della mancanza di una politica energetica comunitaria, e dell’approccio ‘schizofrenico’ al gas naturale che oppone gli inglesi e gli olandesi ai tedeschi e ai francesi (non approfondito cosa volesse dire con ciò). Il risultato di questo vuoto politico è che la strategia energetica europea è stata modellata da ‘migliaia di decisioni imprenditoriali’ prese da singole società.”
Ai punti 13 e 14 il documento entra nel vivo del problema con le seguenti affermazioni: “Malgrado l’ENI lo neghi, collaborando con Gazprom per realizzare il South Stream e sostenendo l’espansione della compagnia russa in Nord Africa, a nostro parere gli italiani stanno remando contro gli sforzi dell’UE, supportata[sottolineatura ndr] dagli Stati Uniti, di diversificare le fonti energetiche dell’Europa.” […] “…Riteniamo che Washington debba prendere in considerazione l’ipotesi di aggiungere le proprie obiezioni, da presentare all’ENI attraverso i rappresentanti del governo italiano, [sottolineatura ndr] all’elenco dei motivi per cui la compagnia non dovrebbe costruire un nuovo gasdotto di Gazprom.” […]“In ultima analisi, dovremmo spingere [sottolineatura ndr] l’Italia a garantire che la sua partecipata agisca in maniera incisiva sugli obiettivi stabiliti dall’Italia e dai membri UE per aumentare la diversificazione delle forniture energetiche all’Europa.” [3]
Altri paesi, che hanno altrettante ricchezze di giacimenti hanno subito invasioni e soprusi da parte statunitense (inteso come capitalisti). Negli anni abbiamo visto paesi come la Libia, il Venezuela, ecc. depredati delle loro risorse. Quella stessa volontà coloniale non dichiarata pubblicamente ma realizzata, concretamente, attraverso pianificazioni della struttura militare dell’imperialismo come la NATO. Quella stessa NATO che quando era stata costituita ci avevano imbrogliato (ancora una volta!) dicendoci che sarebbe esistita solo per contrapporla al blocco sovietico e che l’avrebbero smantellata alla fine della guerra fredda. Bene! L’URSS non c’è più da diversi anni ma la NATO, invece, continua a crescere e si insedia in tutto il globo.
La storia del capitalismo statunitense, (ma non è l’unico) vive sulle menzogne raccontate agli oppressi e spingendo, questi ultimi, a farsi la guerra con la frottola del nazionalismo quando in verità la motivazione è ben più subdola e viscida: è “la smania di arricchire i soliti noti a scapito di tutti gli altri”. La testimonianza, di tutto ciò, la si vede, in questi giorni, in Ucraina (ma oramai è una costante per tutti i paesi dove hanno messo mano per interesse: Argentina, Cile, Salvador, Grecia, Germania, Italia, ecc.) attraverso l’uso (come crudele manovalanza) dei beceri nazi-fascisti che aprono la strada ai loro interessi. Altro che nazionalismo nazi-fascista questi sono mercenari al soldo dell’imperialismo e niente più. Agenti eterodiretti di un progetto che, forse per ignoranza, non hanno mai compreso.
Non bisogna dimenticare le stragi su vasta scala di civili ad opera dei capitalisti solo per pianificare i loro interessi.
Una testimonianza della crudeltà, a cui sono capaci di ricorrere i capitalisti, sul piano del controllo è l’utilizzo del terrore di massa è stata l’esplosione, autorizzata dal presidente statunitense H. Truman, della bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki. Non è revisionismo. È voler ripristinare la storia, rimettere in ordine le tessere del mosaico delle bugie raccontate da impostori che non hanno mai ammesso che i sovietici avevano, praticamente, avuto le garanzie dai giapponesi (alleati dei nazisti) di arrendersi, invece, i governanti USA decisero per lo sterminio. [4]
Come non è revisionismo affermare che la guerra in Iraq, che ha causato morti, da ambo le parti (invasori ed invasi), fosse basata sulla falsità che in quel paese vi fossero delle armi di distruzione di massa, che, invece, non sono mai state trovate perché inesistenti per ammissione dello stesso ONU.[5] [6]
Come non è revisionismo affermare che i capitalisti siano stati capaci, anche, di pianificare un falso attentato esterno non dando la possibilità agli stessi connazionali statunitensi di accertare le reali responsabilità nel crollo delle Torri Gemelle [7] e questo solo per avere il pretesto di fare un’altra guerra per l’interesse … dei soli noti.