di MOWA
Che fatica deve essere per quelle persone in divisa che, fuori dal palazzo di giustizia, a Milano, hanno dovuto trattenersi dall’intervenire contro i manifestanti che inneggiavano al Presidente del Consiglio invitato a comparire in aula per aver commesso dei reati.
Uomini e donne in divisa che, con seria professionalità combattono quotidianamente la mafia e le ingiustizie, si sono trovati a dover, questa volta, combattere contro la loro coscienza.
Persone di legge che per le avversità della vita hanno dovuto difendere un pluri-indagato che avrebbe dovuto presentarsi in tribunale e rimettersi alle procedure giudiziarie; ed invece…
Sicuramente tra loro ci saranno molti che lo hanno votato e lo voterebbero nuovamente, ma una cosa è l’idea che esprime una forza politica altra cosa è, invece, l’aver commesso reati.
Non c’è “colpa” fin tanto che non si sia espresso l’ultimo grado di giudizio, ma se un cittadino si sottrae a questo iter, il gioco è al rialzo: si persevera nel non voler andare in tribunale e, nel contempo, si lancia il messaggio del perseguitato, del più accusato del mondo sovvertendo, così, l’ordine dei fattori.
È il passatempo dello scompaginare le carte!
Ma queste povere anime in divisa che dovrebbero debellare l’ingiustizia non hanno mai pensato che questo gioco al massacro li offende nel profondo, proprio per quella missione a cui hanno giurato fedeltà?
Che i comizi del sig. B., fuori dal tribunale di Milano, che dichiarano “siamo schiavi della legge” li umilia sia nella loro professionalità che in quella dei loro colleghi che collaborano con i magistrati?
Come potrebbe, d’altronde, la legge che è uguale per tutti utilizzare occhi diversi creando differenze tra le persone?
Quante volte quelle divise si saranno trovate ad arrestare un pedofilo, un truffatore, un malvivente incallito o altro senza avergli fatto mancare le garanzie costituzionali e/o di legge? Pochissime volte, probabilmente, e, quelle poche volte, sono state, a loro volta, perseguite dalla legge.
Dov’è il limite per quelle persone che vogliono sottrarsi al giudizio della legge?
Questo limite dovrebbe farci riflettere sul fatto che, oggi, quelle stesse persone mettono in discussione la nostra adesione all’Europa.
Europa criticabile, per mille ragioni, ma che costituisce un blocco economico all’espansione liberista per la sua tradizione sociale.
Non un modello perfetto ma se stimolata da protezioni solidaristiche, invece che dagli egoismi potrebbe rilanciare una parola d’ordine positiva: eguaglianza.
Quell’eguaglianza che qualcuno non vorrebbe mai; ma non certo, citando Pier Paolo Pasolini, quei “figli del popolo” in divisa!
da: http://iskra.myblog.it/archive/2011/04/13/dens-dŏlens-13.html