di MOWA
Siamo talmente preda delle concitate adulazioni da stadio calcistico, (così dicono i giornali, o ci fanno credere) del giovanilismo, dell’attivismo e dello “smile” di Matteo Renzi che ci perdiamo la visione d’insieme del paese reale.
Quel paese che è vittima di una disoccupazione esagerata (da periodo post bellico) con un PIL da anni ’50 (quando c’era la lira), di privatizzazione dei “gioielli di famiglia” dello Stato (come hanno sempre voluto i poteri forti) e dulcis in fundo, ma non meno importante, dello stravolgimento delle parti fondamentali della Costituzione (proprio come ha sempre voluto la borghesia), quelle parti intoccabili che garantiscono l’uguaglianza e la stessa possibilità di futuro a tutti .
Un paese intero che, negli anni passati, aveva fatto di tutto (ed era riuscito) per evitare di andare verso un tracollo economico perché (allora) aveva una sinistra responsabile (PCI) che, onde evitare di andare verso una crisi di sovra-produzione insita nella cultura capitalistica, aveva lanciato parole d’ordine come “austerità” (intesa nei consumi) con l’obiettivo di canalizzare verso una programmazione più responsabile e sociale le merci prodotte… e in perfetta sintonia con il dettato costituzionale.
A quei tempi avremmo potuto avere un tracollo che ci avrebbe portato, se non fossero state applicate le indicazioni del PCI, verso una possibile ipotesi reazionaria delle istituzioni ed invece, grazie ad un’analisi lungimirante ciò non è avvenuto.
Una volta, invece, distrutta l’ipotesi organizzata di una formazione politica (come il PCI) tutto è diventato lecito, anche l’inimmaginabile.
Infatti, distrutta la struttura politica capace di far diventare patrimonio collettivo l’elaborazione della situazione esistente e di resistere alle tentazioni conservatrici, si è passati ad incassarne i risultati: la Costituzione la si vuol trasformare da sociale ad imprenditoriale, i soggetti politici di rappresentanza della politica (partiti, sindacati ecc.) in lobby o corporazioni, i movimenti conflittuali in “entità” senza senso o temibili portatori di culture nichiliste…
La promotrice di tutto ciò, “l’anima” che muove le fila nei vari gangli del potere è la massoneria, quella massoneria capace di ordire e di passare inosservata, sulle atrocità del nostro (ma non solo) paese che vanno dal connubio tra stragi e affari, tra corruzione e instabilità politica, tra istituzioni e movimenti di opposizione, tra criminalità e Stato.
Non ci sorprende, ad esempio, che gli appelli della società civile nel voler bloccare la criminalità organizzata (mafia, ‘ndrangheta, ecc.) negli appalti dell’EXPO 2015 rimangano improduttivi, quando basterebbe ammettere, invece, che i malavitosi sono i detentori principali di aziende legate alle cave o alle costruzioni e che la fanno da padrone indiscusso in quei settori; basterebbe (se ci fosse la volontà politica) rendere quei due filoni di sola esclusività pubblica per bloccare i flussi miliardari di € alla delinquenza…
Per farlo, però, ci vorrebbe un Governo che legiferasse in tal senso e che non avesse al suo interno presenze inquietanti con parentele nella massoneria.
Quella massoneria che ha relazioni (o meglio interessenza) con la criminalità organizzata. Quindi, a questo punto, diventa sterile designare un buon magistrato che controlli una cosa che si potrebbe evitare alla fonte.
Diversi anni addietro avevamo anticipato che si sarebbe arrivati all’EXPO 2015 “con il pericolo determinato dall’urgenza, di appaltare i lavori alla criminalità organizzata lasciando i milanesi nel dubbio se fosse proprio necessario cementificare ulteriormente e/o pagare la mora… ” e che, quindi, il Sindaco Pisapia avrebbe potuto iniziare con “utilizzare al meglio la Polizia Municipale per effettuare controlli nelle migliaia di cantieri edili annui, utilizzando un numero cospicuo di agenti, (oggi sulla carta sono 12 effettivi 3 persone su quasi 3 mila). Salvare la vita di un lavoratore in un cantiere rientra nelle priorità della sinistra così come per la salute controllando gli alimenti acquistati nei negozi o nei mercati.”
Diciamo questo sulla massoneria e la criminalità non per vezzo letterario ma perché ci rimbombano nelle orecchie le parole del pentito di mafia Leonardo Messina alla Commissione parlamentare antimafia: “Molti degli uomini d’onore, cioè quelli che riescono a diventare dei capi, appartengono alla massoneria. Questo non deve sfuggire alla Commissione, perché è nella massoneria che si possono avere i contatti con gli imprenditori, con le istituzioni, con gli uomini che amministrano il potere diverso da quello punitivo che ha Cosa Nostra. Desidero precisare che tutto quello che dico non è fonte di deduzioni o di interpretazioni, ma è quello che so.”
Quanto sostenuto dal pentito di mafia è così corrispondente al vero che viene ben descritto dal giornalista Mario Guarino: “I manovali del crimine eseguono dunque il ‘lavoro sporco’ eliminando gli avversari, i capicosca trattano per accaparrarsi appalti e per concludere affari su enormi quantitativi di droga, ci sono Maestri della massoneria che, al riparo dei loro centri studi o dei propri uffici commerciali o notarili, tessono la tela con pezzi del potere politico, finanziario o giudiziario. Essi rappresentano il volto istituzionale delle ‘ndrine. È un passaggio obbligato, perché attraverso a massoneria la ‘ndrangheta da organizzazione avulsa dalla società civile assume un’altra sembianza per diventare mafia imprenditrice.”
Ricordo che nei passi conclusivi del giuramento massonico vi sono molte analogie con quanto stabilito (con rito) nella criminalità organizzata “…giuro di non attentare all’Onore delle famiglie dei miei Fratelli; finalmente giuro di non appartenere ad alcuna Società che sia in urto o in opposizione con la Libera Muratoria.”
Giuramento che rispecchia alcune vicende passate (e che dovrebbero far riflettere ulteriormente sull’ambiguità della massoneria) che vanno dagli accordi dei servizi segreti degli “alleati” USA con l’ideatore dell’OSS (pre-CIA) nel 1942, al fatto che i massoni William Donovan e Earl Brennan, attraverso esponenti della Mazzini Society quali l’“antifascista” Max Ascoli (aiutato a fuggire negli USA dalla Fondazione Rockefeller e componente della massoneria ebraica del Bnai Brit) vennero mandati a prendere contatti con i “fratelli, in esilio, come il politico “antifascista” (iniziato alla massoneria nel 1919, in Toscana con il grado di Maestro del 30° della Loggia Eugenio Chiesa di Parigi) Randolfo Pacciardi e la mafia italo-americana (da Lucky Luciano a Vito Genovese).
E poi…
… poi ancora massoni Licio Gelli, Michele Sindona, Silvio Berlusconi, Denis Verdini, Luigi Bisignani, Giancarlo Elia Valori, e …