di MOWA
Avvicinarsi alla politica con spirito di servizio è una buona cosa. Farlo, invece, al proprio servizio è, decisamente, un’altra. Farlo, ancora, per qualcun altro è preoccupante.
Questo potrebbe accadere, se non vengono posti profondi rimedi alla linea, del neo-auto-proclamatosi Partito “Comunista” di Marco Rizzo.
Tra queste “fondamentali” correzioni, innanzi tutto, vi è quella di non millantare continuamente numeri di partecipanti che non sono corrispondenti alla realtà.
Sostenere, inoltre, come hanno fatto alcuni di quel partito all’ultima convocazione in ricordo della Rivoluzione d’Ottobre presso il Centro Congressi Frentani l’8 novembre, che i partecipanti fossero 700 (dicasi: settecento) quando si sa (e basta andare sul sito ufficiale dell’immobile) che la capienza massima, totale, è di 400 persone… con la galleria, tra l’altro, non fruibile non è etico.
Quindi perché ostinarsi a dare numeri di partecipanti non corrispondenti al vero?
Perché attuare una “politica” che gonfia il dato reale e mistifica le adesioni a quel partito tradendo il mandato di sincerità che dovrebbe essere nel DNA dei comunisti?
Già, comunisti!
Incominciano a essere troppe le pecche che difettano in questa formazione da cui molti militanti, si sono già allontanati dopo aver constatato la “superficialità” delle elaborazioni presenti nelle tesi e perché viene proposto un centralismo burocratico anziché democratico.
Ormai sono diventati molti coloro che hanno sollevato l’equivocità dei comportamenti di molti aderenti a questa formazione, equivocità riscontrata (e “stimolata e supportata” dai dirigenti), in particolar modo, negli atteggiamenti dei giovani che richiamano più ad un’estrazione culturale della reazione che a quella dei comunisti: teste rasate, giubbotti e magliette nere, tatuaggi esoterici, gadget/portachiavi con il tricolore, formazione para-militare nei cortei, ecc…
sino ad arrivare, in quest’ultima sessione, a scenografie che evocavano tutt’altro periodo della storia italiana.
Persino il numero dei “pretoriani” davanti al palco è identico: 7.
Da chi si dovevano difendere per disporre un servizio d’ordine in quel modo?
Dai partecipanti?
Dalle perplessità che questi avrebbero potuto sostenere?
La storia del movimento comunista, purtroppo, è piena di pieghe che non hanno trovato il giusto risalto e sulle quali non si è fatta chiarezza su chi fosse in buona fede e chi, invece, lavorava per altri…
Una dimostrazione l’abbiamo avuta nel 1992-93, anche, con il leader del partito comunista della Federazione russa Gennadij Andreevic Zyuganov, ex consigliere speciale di Gorbaciov ed ex viceideologo del Pcus, grande amico del cultore della personalità e protagonista della distruzione del PCI, Armando Cossutta (mentore, in quel periodo, e per decenni, di Marco Rizzo), che aveva collaborato con persone esoterico-naziste evoliane come l’editore italiano Claudio Mutti o Jean-François Thiriart per trovare “una sostanziale condivisione della necessita’ di contrastare l’affermazione globale dell’ american way of life”. Obiettivo di questo strano sentire tra comunisti russi e neonazisti europei tra l’ idea di un “impero euro – sovietico da Vladivostock a Dublino”. Thiriart (che mori’ nel novembre del 1992) era un personaggio sul cui passato non si possono nutrire dubbi. Membro della legione Waffen – SS Wallonien, fu condannato all’ergastolo per collaborazionismo (se la cavò poi con pochi mesi di prigione), sostenitore dell’Oas (l’Organizzazione paramilitare clandestina degli ufficiali francesi che si opponeva all’indipendenza algerina con il terrorismo), fondatore di Jeune Europe (organizzazione fascista trasnazionale che negli anni Sessanta si proponeva di liberare l’ Europa dal “capitale ebraico” e dal dominio russo – americano)”.
Un Zyuganov tanto amato, oggi, dalle formazioni rosso-brune (nazi-fasciste) di Stato e Potenza.
Il movimento comunista ha sùbito, da subito, “intrusioni” di figure equivoche, come lo stretto collaboratore di LevTrotsky, Fred Zeller, Gran Maestro della Massoneria francese.
Lo stesso LevTrotsky non era immune da forti e indiscutibili equivocità.
Altra cosa, preoccupante e per nulla da comunisti, è il voler citare nella relazione del membro dell’ufficio politico, Alberto Lombardo (estensore di buona parte, anche, delle suddette tesi congressuali) “Il grande compagno Prof. Concetto Marchesi” (testuale) che apparteneva, nientemeno che alla massoneria. Anzi era, addirittura, un Gran Maestro di siffatta organizzazione.
Organismo, la massoneria, antitetico ai comunisti e che della confusione ha fatto un’arte tanto che a Milano è stato creato, addirittura, un Centro Culturale dedicato a Concetto Marchesi le cui finalità sono tutte da scoprire.
Che fine hanno fatto gli sforzi di K.Marx, Lenin e Gramsci contro la massoneria se qualcuno “stranamente” la rigenera facendola rientrare dalla finestra?
Osservava Gramsci: “Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico-massonico che esisteva in Italia che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo…”
Non mancano le osservazioni di alcuni compagni al logo della bandiera di questo nuovo partito che ripropone un trino di colori: rosso, nero e bianco.
Questi tre colori sono riconducibili a molte realtà esoteriche e afferenti al “Libro dei morti” d’origine egizia: il Nero la Morte, il Rosso l’Ascensione ed il Bianco la Resurrezione.
Il NERO, per i fanatici dell’esoterismo, viene attribuito a Saturno (in astrologia considerato un pianeta malefico, nella scienza ermetica viene detto del ‘drago nero‘ o piombo dei filosofi). A questo colore viene attribuito il valore del “CAOS” primitivo…
“Emblema dell’elemento terra, notte, morte.” […]
Il BIANCO, come “…nella GENESI il giorno succede alla notte, la luce succede all’oscurità ed essa ha come colore il BIANCO. Giunta a questo stadio,la materia è ormai libera da ogni impurità, perfettamente lavata ed esattamente purificata. Il BIANCO è il colore degli “INIZIATI”, quello di chi abbandona le tenebre e segue la luce. Spiritualmente rinnovato.
Il ROSSO è il colore del “FUOCO”, esaltazione, predominio, sovranità, forza e apostolato.”
Tre colori che per la Massoneria assumono una rilevanza particolare. Infatti, “E’ noto che la Massoneria impiega simboli per insegnare lezioni morali. Una bella definizione della massoneria è quella di essere un sistema morale velato da allegoria e illustrato da simboli. Tre colori sono fortemente simbolici per essa. Il rosso, il bianco e il nero. In particolare questi ultimi due rientrano in molti aspetti dei rituali massonici” [...] “Proprio le caratteristiche conflittuali di questo colore ne fanno il colore bandiera delle culture giovanili ribelli come naziskin, dark, punk, heavy metal. E nel contempo viene usato anche con evidenti connotazioni marziali ad esaltare il coraggio, la fedeltà incrollabile, l’esperienza, il potere. Molte unità militari di élite usavano l’aggettivo nero o il colore delle uniformi o delle insegne per incutere timore reverenziale ed indicare il valore in battaglia degli uomini che le componevano. Illustri esempi sono le Guardie Nere (Black Watch, 42° Reggimento Highlanders) dell’esercito britannico, i vari reggimenti e compagnie nere di ventura, dalle guerre del quattrocento italiano fino alla guerra dei trenta anni e all’epopea napoleonica (le teste di morto del Duca di Brunswick) ma anche i Cavalieri di Malta o alle varie legioni nere in genere espressioni di milizie paramilitari di ispirazione ultranazionalista, i Ninja, gli Assassini, le SS di Hitler o le Camice Nere di Mussolini, la cintura nera, ovvero il maestro esperto nelle arti marziali, gli uomini in nero (men in black) per indicare gli agenti federali degli USA o alle liste nere di proscrizione.”
I tre colori (rosso–nero–bianco) sono riproposti incredibilmente, anche, nel Partito Nazionale Bolscevico del nazionalista rosso-bruno Eduard Limonov (pseudonimo di Eduard Veniaminovich Savenko) sui valori di Aleksandr Dugin. Quest’ultimo, a partire dal 1980, aderì al movimento neonazista Ordine Nero SS fondato e capitanato da Yevgeny Golovin (noto, anche, come Reichsführer).
Otto anni più tardi, assieme all’amico Geydar Dzhemal (in seguito fondatore ad Astrakhan del Partito del Rinascimento Islamico – Islamskaia Partiia Vozrozhdeniia), Dugin si unirà al gruppo nazionalista anti-occidentale Pamjat di Dmitry Vasilyev. Una militanza, questa, destinata a esaurirsi ben presto. Di lì a poco, infatti, Dugin verrà espulso dall’organizzazione ufficialmente “per avere contatti con rappresentanti di circoli di immigrati dissidenti di credenze occultiste e sataniste in particolare con lo scrittore Yuri Mamleyev”.
Dugin rispunterà nelle cronache dopo aver fondato il “movimento chiamato Unione Giovanile Euroasiatica [che] compirà atti di vandalismo e di violenza in territorio ucraino e verrà messa al bando dal governo di Kyiv”.
Inoltre, questi colori, simbolicamente, richiamano “involontariamente” anche i simboli del NSDAP (Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi) o del Partito Nazista …
A questo punto tutto ciò fa pensare.
E’ solo frutto di coincidenze?
Mah?….
Che avesse, invece, ragione Bertolt Brecht quando sosteneva: “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.”