di MOWA
Vedere lo “spreco” di parole utilizzate dai media per parlare dei “pizzardoni” romani, che, in taluni casi, rasenta addirittura la diffamazione e quindi passibile di denuncia da parte del Corpo della Polizia Municipale (cosa, tra l’altro, non inverosimile, visto che, nel 1999, 300 “ghisa” di Milano – diventati, poi, 800 – querelarono l’“intoccabile” Indro Montanelli ottenendo un risarcimento a fronte della sua condanna) lascia l’amaro in bocca.
Spesso, in questi giorni, vengono riportate le frasi dei politici, o dei tuttologi di turno, frasi che risultano avulse da una seria indagine su come siano le condizioni lavorative dei vigili e a quali turni di lavoro siano sottoposti.
Non si vuole sollevare il problema dei danni alla salute (tumorale, respiratoria, uditiva, cardiocircolatoria, ecc.) di questa categoria – come poche altre – dovuta all’esposizione obbligatoria a:
inquinamento atmosferico (“Indagini epidemiologiche su gruppi di popolazione professionalmente esposti a gas di scarico di motori e a vapori di carburanti” di S. Lagorio, S. Belli, P. Comba, R. Iannarilli, dell’Istituto Superiore di Sanità),
rumore (“Il disturbo da rumore in ambito urbano ed indici compositi” dr. R. Ferri del Servizio Medicina del Lavoro – USL di Trieste),
turnazione notturna (che produce l’abbassamento progressivo delle difese immunitarie del 50% ad ogni ora dopo l’una) sino, ed a causa della disregolazione del ritmo circadiano, a provocare lo sviluppo della sclerosi multipla (Karolinska Institutet di Stoccolma).
Cose che l’attuale Sindaco di Roma che, tra l’altro, è medico dovrebbe sapere senza dover scomodare gli “esperti” del suo staff.
Staff, inoltre, che costa alla collettività ben “4 milioni di €” (di cui “170.000 € al Comandante” dei vigili), dichiarati dal sindacalista di categoria, Stefano Giannini, durante la manifestazione del 6 maggio 2014 a Roma, invece, di implementare il personale mancante e/o utilizzare al meglio quello esistente. “…su di noi risparmieranno centinaia di migliaia € e loro si sono evitati tagli di decine milioni di €…” ribadiva il sindacalista.
Ora, andiamo ad analizzare alcuni aspetti della vita lavorativa di questa categoria capitolina (rimanendo sul comprensibile per chi di turnazioni di lavoro non ne comprende granché) nel tentativo di dipanare la confusione creata ad arte in questo frangente ed atta a far passare progetti poco democratici quali, ad esempio, l’annullamento dei contratti decentrati (conquista degli anni ’80-’90 che hanno soppiantato i burocratici DPR – Decreti del Presidente della Repubblica – che bloccavano sia le esigenze dovute alla diversità oggettiva delle varie realtà cittadine che le, ovvie e normali, progressioni professionali – Milano le ebbe ferme per più di 18 anni).
Attualmente i Vigili di Roma sono, su una pianta nominale di 8450 unità, solo, 6161 (pari al 28% in meno – quasi 1/3 – dell’organico che sarebbe necessario) di cui 28 dirigenti, 2528 funzionari e 3605 istruttori di Polizia Locale (i cosiddetti “pizzardoni”, quelli, che, per intenderci, stanno sulla strada da sera a mane).
Indovinate chi si sobbarca il lavoro di quel 28% di vigili non assunti.
Il lavoro giornaliero, ordinario, pro-capite di ogni vigile si effettua su 4 turni (mattina, pomeriggio, serale e notturno) di 7 ore e 12 minuti, a copertura delle 24 ore.
Ogni lavoratore sarà, quindi, impegnato su una rotazione settimanale, 5 giorni su 7, con turni – che comprendono sabati e domeniche/festivi – programmati semestralmente.
La durata massima dell’orario di lavoro è prevista dall’art. 4, commi 1, 2 e 3 del D. Lgs. n. 66/2003 come modificato ed integrato dal D.Lgs. n. 213/2004.
I turni sono normati sia dal contratto nazionale che dal Contratto Collettivo Decentrato Integrativo 2002-2005 dei Dipendenti del Comune di Roma del Comparto Regioni-Autonomie Locali.
Il lavoro disagiato ed, estremamente, flessibile (notti, festività, turni, ecc.) dei vigili viene remunerato nel contratto decentrato con delle quantità economiche minime che, però, per un misero stipendio (che complessivamente, in media, si aggira sulle 1300 € nette) non sono poca cosa.
La vertenza dei vigili di Roma non riguarda solo loro ma serve a tutti i dipendenti pubblici d’Italia che sono soggetti ad una regressione economica di diverse centinaia di € mensili che, nel caso dei vigili capitolini, si aggira mediamente sui 300 €, con il rischio – per nulla remoto – di doverle anche restituire dal 2009 quando sentenzierà la Corte dei Conti (per applicazione della legge Brunetta) …Se non verrà fatta, nel frattempo, una legge correttiva della stupidaggine di questa legge.
Sovvengono alla mente alcune battute di un intervento del vigile milanese, nel 2009, a <<“ORDINE PUBBLICO?” – il ruolo delle polizie locali>>, che recitava: “Queste forze politiche hanno usato strumentalmente quello che era il malcontento popolare – gonfiato ad arte – derivato dal vuoto politico e leggi contrastanti tra loro ed in disarmonia con la Costituzione, per modificare sempre più i compiti della Polizia Municipale. Si sono, in buona sostanza, creati un’ulteriore forza di Polizia con finalità, dicevo, sempre più simili alle Forze dell’Ordine statali con l’obiettivo, da parte di alcuni, di inserirle nel Comparto Sicurezza – previsto dalla Legge n. 121/1981 – ma con maggior dipendenza dai politici di turno; facendo venire meno quello che era, da una parte, il mero indirizzo politico e dall’altra l’applicazione delle leggi.” […] “Fatto grave è che stiamo andando in controtendenza al superamento della divisione verticale e gerarchica del lavoro. Il periodo di involuzione che stiamo vivendo è, oserei dire, storico, in quanto o la società evoluta e democratica reagisce a questo stato di cose, oppure, nell’arco di pochissimo, c’è il rischio di ritrovarsi, ulteriormente, in un sistema basato sul dominio del potente censore contro chi non ha mezzi e strumenti per contrastarlo, facendo saltare il principio di pari dignità davanti alla legge, saggiamente voluto dai padri costituenti di questa Repubblica. Azzarderei dire che il popolo italiano si stia avviando a subire il liberalismo minando di fatto il tassello più importante della nostra Costituzione: la solidarietà…”
Infatti, grazie alle leggi di questi ultimi anni (e con questi politici scendiletto), si stanno gettando alle ortiche, pezzi di democrazia cedendoli ai poteri forti che stanno, pian piano, modificando a loro uso e consumo la Costituzione, partendo dall’espropriazione dei Suoi principi fondamentali.
Fin tanto che non capiremo l’importanza di difendere la funzione sociale del lavoro pubblico (in quanto pubblico e quindi per il bene comune a difesa della collettività), che l’espropriazione delle mansioni pubbliche in favore dei privati (o cooperative – come è successo a Roma – sic!) equivale a togliere mattoni alla casa su cui è costruito lo Stato e che la difesa del ruolo amministrativo equivale all’unica alternativa possibile per preservare le fondamenta della Repubblica, si andrà solo verso l’oligarchia più bieca.
E l’oligarchia stride con la democrazia e, men che meno, con il controllo democratico delle leggi e della loro applicazione.