di MOWA
In questi giorni è stato scelto il nuovo Presidente della Repubblica.
Prima della nomina tutti avevano cercato e denunciato vari “scheletri negli armadi” dei possibili candidati ma nessuno si è domandato se ciò che stavano andando a votare i nostri parlamentari fosse legittimo o meno.
È giustissimo ed encomiabile conoscere il nome di chi debba salire al Quirinale, ma è possibile che nessuno fosse interessato al fatto che questo Presidente della Repubblica sia stato scelto da politici che non avevano titolarità ad incaricare alcuno perché nominati dalle segreterie di partito (Porcellum) e non eletti dai cittadini come previsto dalla nostra Costituzione?
Già, quella stessa Costituzione che è dovuta intervenire in “soccorso” dei magistrati per sentenziare l’incostituzionalità dell’elezione degli attuali parlamentari i quali si sono permessi di fare “spallucce”, in barba al diritto ed alla Carta principale, continuando a legiferare e rimanere, invece, dove sono.
Tutti, ma proprio tutti, gli attuali schieramenti politici (che siano essi in parlamento o meno) sono pronti a citare la Costituzione ma, nel contempo, ad affossarLa non rispettandoLa e facendo l’esatto contrario di quello che questa Carta stabilisce e, dunque, alla faccia della sovranità popolare.
Questo, purtroppo, vale anche per quelle parti sociali che sono nate con quelle parole d’ordine a tutela della Costituzione e che, invece, fanno “spallucce” e si ritraggono rispetto alla Sua difesa.
“La rimozione del discorso sui fini della forma di stato ha provocato infatti l’erosione dei fondamenti «del vivere comune», generando una fase politica «decostituzionalizzata» dominata dai «rapporti di forza» legittimati con le categorie dello «stato di necessità» e della «costituzione materiale». Ci troviamo, pertanto, dinanzi ad una “svolta autoritaria” che sembra riportarci ai primordi dello stato liberale ottocentesco.”
Stesso discorso lo si deve fare ai singoli cittadini (che siano essi celebrità o meno) che, sicuramente, imbevuti dei discorsi dei media (di proprietà, guarda caso, del capitale) si sono sottratti al fare quadrato intorno alla nostra Costituzione e si fanno, invece, portare al largo, nell’oceano della passività, preferendo limitarsi a parlare, parlare e poi, ancora, parlare… senza che l’insegnamento gramsciano della “teoria – prassi” li sfiori minimamente.
Ci saremmo aspettati che, almeno, l’insegnamento gramsciano fosse “parte” di quelle “celebrità” dell’attuale (autodefinitasi) “sinistra” come Cremaschi, Ferrero, Rizzo, Ferrando, Procaccini, Vendola, Landini, Camusso, ecc. e che, quindi, costoro, alzassero il vessillo della legalità costituzionale per poter rivendicare la loro stessa esistenza politica (che devono grazie alla “vecchia” Costituzione) e far valere i principi per cui sono lì a rappresentare una fetta di società e che per tale ragione dovrebbero essere (ma sarebbe meglio dire: devono essere) i primi a difenderla.
(Anche con la vita se è il caso, come fecero i nostri padri). Troppo?
Non credo proprio perché è qui che si misura la differenza, nell’apparente ossimoro, tra la concretezza dell’idealismo, e lo starnazzo.
Ricordiamo il passaggio sulla tematica lavoro e Costituzione del costituzionalista Salvatore d’Albergo: “...l’art. 18 interferisce, in una prospettiva democratica oggi arrestatasi, sia con il diritto dell’impresa sia con il diritto del lavoro e sia con il diritto sindacale: cosa che sfugge anche alla stessa FIOM impegnata in una difesa dei “diritti” dei lavoratori che è resa vana nel (e dal ) misconoscere che l’articolo 18 coinvolge i poteri dello stato, del sindacato e dell’impresa, per piegare il mercato – a favore dei lavoratori come corpo sociale e nei diritti che ne derivano – mediante il riconoscimento istituzionale della forza di pressione dei poteri democratici sia dello Stato sia del sindacato. Occorre quindi che non solo i partiti ma anche il sindacato – e qui il pensiero va a quella parte di sindacato che mostrano un maggiore criticità e volontà di lotta – ponga la massima attenzione ai problemi della revisione della forma di governo e delle legge elettorale a favore del proporzionale integrale, se si vuole che la rappresentanza sindacale possa ancora e come all’epoca dell’emanazione dello Statuto dei lavoratori, svolgere il ruolo assegnatogli dall’articolo 39 della Costituzione.”
Nei mesi scorsi, su questo sito, abbiamo voluto lanciare : il “Manuale Autodifesa Costituzione Movimento Antifascista Rilancio Costituzione” (di cui siamo diventati parte attiva) per dare forza organizzata ai più disinformati su cosa si debba fare per evitare che il “golpe borghese” in atto raggiunga il suo apice di trasformazione fascistica della nostra Costituzione, nel frattempo non scorgiamo, però, da parte di quelle “celebrità” sopracitate alcuna presa di posizione significativa in questa direzione (quasi facessero parte, essi stessi, del progetto di destrutturazione/distruzione della Carta principe dei diritti).
Non sanno, forse, tutti costoro che il capitale, nelle tappe del percorso che si è stabilito per raggiungere i propri scopi, una volta depotenziata la nostra Costituzione che parla di garanzia del lavoro, di tutela della salute e della casa, di ecologia, di rifiuto della guerra, ecc. farà sparire queste garanzie proprio come fecero i vassalli del capitale, i nazisti, con le opposizioni così come descritto nell’indimenticabile poesia di Bertolt Brecht “Nessun uomo è un’isola” che recita:
“Prima vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubavano
Poi vennero a prendere gli ebrei e tacqui perché mi erano antipatici
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché erano fastidiosi
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non parlai perché non ero comunista
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Come democratici, ma prima ancora come comunisti, siamo per la difesa della Costituzione integra, come la vollero i nostri padri fondatori nel ’48 perché, se applicata e fatta applicare, scopriremmo che è un autentico viatico verso il socialismo-comunismo… non a parole ma concretamente.
È qui, infatti, che si misurano i veri comunisti da quelli fasulli.
“La discussione su un disegno di legge costituzionale che mira a modificare radicalmente il ruolo e la struttura del Parlamento, non può pertanto essere affrontata soltanto confrontando la validità dei modelli istituzionali considerati più idonei a potenziare l’efficienza dei processi decisionali, ma richiede una riflessione sul ruolo che nella fase attuale si vuole attribuire al Parlamento della Repubblica democratica fondata sul lavoro, ossia a quell’organo costituzionale che «dopo il disastro dittatura fascista» è riuscito a conferire una nuova legittimazione allo Stato garantendo l’espressione del «confronto» e del «conflitto», considerato come il «sale della democrazia»” sostiene, correttamente, il docente dell’Università di Bari, Gaetano Bucci.
Se non fosse così domandatevi perché la masso-borghesia si organizza, corrompe tutto ciò che è possibile, “sponsorizza”, reclamizzandoli, finti difensori della Costituzione pur di smantellare i principi fondamentali della stessa come ha già fatto col Titolo V.
Non ci avete mai pensato?
Bene, ora avete l’obbligo morale di non tradire i democratici di questo paese… E non ci sono (saranno) scuse che tengano sulla vostra inattività.
Come si dice in questi casi: “sarà la Storia a condannarvi o a lodarvi”.