di MOWA
Ci siamo lasciati alle spalle l’ennesima stagione invernale e già nei prati fanno la loro comparsa i primi profumatissimi fiori primaverili.
Come ogni anno, all’incedere dei cambi climatici, ci attrezziamo per fare le pulizie di fino così da non incorrere in spiacevoli sorprese parassitarie.
E, nel mentre si ramazza in casa o in giardino nel tentativo di debellare le insidie degli eventuali inospitali ectopatoparassiti, si affaccia alla mente l’immagine di quelle comparsate televisive di molti politici che tutto sono fuorché gli eredi di tale nobile definizione.
Sì perché, purtroppo, troppo spesso, in televisione appaiono “personalità” che vedremmo benissimo tra le quattro pareti di una prigione e non certo per antipatia personale ma perché se lo meriterebbero davvero per quanto sono stati disonesti con il prossimo… Ed, invece, eccoli lì, come se nulla “fudesse” a mostrarsi, con tutta la loro spocchiosa superbia, nei “pollici televisivi”, per il pubblico da casa..
Si sta parlando, naturalmente, di quei politici che, per stare al passo con il cambio dei governi, hanno cambiato casacca “ideale” (si fa per dire) come si potrebbero cambiare, ogni giorno, gli indumenti intimi.
Parliamo di quei politici che non conoscono né il significato minimo di dirittura morale né del rispetto, persino, delle proprie convinzioni e che conoscono, invece, molto bene, il linguaggio di come occupare una poltrona…
La tanto ambita poltrona!
Quella cosa (la poltrona) che permette loro il lusso di guardare (stando comodamente seduti) dal basso verso l’alto tutti quei poveri mortali che vanno a lavorare in modo onesto e che faticano ad arrivare a fine mese, se non a giornata.
Questo, forse, il motivo per cui l’associazione di idee tra quel tipo di poltrona e le pulizie primaverili fa pensare agli infestanti ematofaghi che, “zompano” addosso a qualche malcapitato nutrendosi di quello che il poverino riesce a fornire.
Gli antichi greci attribuivano il termine parásitos al commensale “che mangia insieme con” riferendosi ai sacerdoti, ai magistrati mantenuti dalla comunità, agli uomini di cultura quali i poeti e non pensavano di certo alle sanguisughe che si nutrono alle spalle degli altri.
Siamo noi che oggi (che non ci facciamo mancare nulla) aggiungiamo nuove tipologie di persone alle categorie originali.
Ma ahimè! – le specie di politici, come gli ectopatoparassiti, non sono solo di quel genere, infatti la natura ha voluto “donarcene” diverse varietà, ognuna con specifiche caratteristiche.
Ad esempio, ci sono quelli della cui presenza non ci accorgiamo e che, apparentemente, recano meno disturbo; costoro vivono perennemente in simbiosi con il corpo ospitante (il partito) e s’insidiano nei circoli, nei club, ecc. (e sono identificabili per i parassiti nei tubi digerenti).
Ci sono quelli facoltativi che normalmente vivono una vita libera ma, nel caso se ne presenti l’occasione, possono assumere un rapporto parassitario con un ospite.
Ci sono quelli temporanei il cui contatto con l’ospite è limitato ad un tempo strettamente necessario per “nutrirsi”.
Ci sono, poi, quelli di tipo antagonistico (come quelli dei centri sociali), dove una specie trae vantaggio da un’altra danneggiandola nel contempo. L’invasione di questa specie parassitaria passa quasi del tutto inosservata ma, purtroppo, è una delle più letali per la sopravvivenza perché provoca, a breve termine, la morte della preda (cioè delle regole condivise) e, quindi, della democrazia.
Si potrebbe affermare che quest’ultimo parassita politico sia da considerarsi “perfetto” ed è il motivo per cui gli strateghi militari lo adottano (in quanto l’adattamento reciproco con l’ospite – passando dal centro sociale – ectoparassita – ai partiti – endoparassita – dura moltissime generazioni), infatti costui, sfruttando l’ospite lo compromette in maniera disastrosa. Il successo del sistema riproduttivo del commensalismo che si pone a metà strada tra il parassitismo e la predazione viene chiamata appunto: parassitoidismo.
Quanti di noi hanno incontrato, almeno una volta nella propria vita, un parassita politico di tali fattezze?
Quanti di noi hanno avuto da discutere e spesso litigare con una specie di quel genere?
Quanti di noi hanno scoperto, nostro malgrado, che la riproduzione di quella specie di parassita politico è fortemente infestante e, come mezzo di “persuasione”, usa spesso il ricattucolo più o meno indotto e provocato da lui stesso?
Quanti di noi hanno conosciuto e, per alcuni versi, ammirato quelli che erano (o meglio presentavano di sé) alcuni parassiti politici senza accorgesi che erano insidiosi e avevano scopi tutt’altro che benevoli?
Quanti di noi hanno capito che c’è bisogno di creare anticorpi che sappiano eliminare (o almeno contenere) il fenomeno del contagio prima che sia troppo tardi?
È diventata, ormai, una necessità ineluttabile, per non far morire la democrazia, ricompattare l’esistente e ricostruire un sano partito comunista che abbia tanti anticorpi attenti ad evitare il contagio e che sia immune dalle lusinghe di una borghesia che aizza e alimenta certe figure come quelle che generano fenomeni di parassitoidismo.
Bisogna separare il grano dal loglio partendo dall’espellere dal corpo sano chi rifiuta di difendere la Costituzione antifascista e sociale del nostro Paese perché è un ectopatoparassita che ha come obiettivo l’annientamento della democrazia.
Ecco perché, a volte, è meglio una vera zecca!