di MOWA
In un’Europa che avanza in questo modo fortemente equivoco sorgono molte perplessità e diventa sempre più difficile capirne il senso.
Ci si aspetta, da quest’Europa, un senso logico ed emancipato, chiaro e rispettoso del proprio passato ma, soprattutto, che non riproduca i suoi terribili recenti errori come quello nazista.
Storia recentissima, quella europea, che dovrebbe far venire i brividi non solo agli anziani che hanno avuto modo di vivere quei terribili momenti ma, soprattutto, ai giovani che avendo letto/studiato libri che riportano testimonianze di sopravvissuti ai campi di concentramento/sterminio, o visto immagini e filmati di cosa siano stati capaci di fare questi “invasati” nazisti dovrebbero essere in grado di riflettere per fare scelte diverse.
Invasati nazisti e servi del capitale (che è più fanatico di loro) pieni di odio verso tutto quello che non è conforme alla loro paranoica visione del mondo, che sono capaci disinvoltamente di uccidere e, d’altronde, disposti, anche, ad immolarsi sino a morire pur di ottenere i loro fanatici obiettivi.
Le documentazioni di quel periodo riportano testimonianze di morti, come ridicole esoteriche ritualizzazioni della loro fanatica visione delle cose e parlano di un’ipotetica “terra di mezzo”, dove verrebbero premiati per gli orribili misfatti compiuti per un “fine divino” e quindi, naturalmente giustificati e scagionati per le loro tremende e atroci barbarie.
Bene si pensava fosse sufficiente la memoria di quelle righe scritte sui libri o sequenze dei film d’epoca che raccontano le atrocità inumane della cultura nazista per bloccare, con il buon senso, l’escalation che imperversa in Europa ed invece…
Il proliferarsi di fenomeni (e ben finanziati dal capitalismo) dei movimenti nazisti in Europa sono, ahimè!, una realtà e non si può far finta di nulla e nascondere, come la polvere sotto il tappeto, questo dato di fatto e, nei confronti di tali organizzazioni non prendere provvedimenti. Provvedimenti che partono dalla mobilitazione di tutti quei settori che sono l’ossatura dell’impianto democratico di un paese quali: istituzioni (che vanno dai parlamenti alla magistratura), attività produttive (che vanno dagli impianti strategici al pubblico impiego), culturali (che vanno dalle scuole sino agli spettacoli teatrali passando, anche, dalla radio e TV). Deve essere richiesto a gran voce (un’unica voce, urlata se necessario) che le stesse funzioni di polizia siano rivisitate e siano messe in condizione di non tollerare fenomeni (interni ed esterni ai tutori dell’ordine) che portano all’evidente odio razziale, e che sono di chiara matrice nazi-fascista, rimarcando la costituzionalità dell’azione repressiva deve essere l’unica possibile.
L’esempio è quello del diligente agente di polizia tedesco che ha fatto rispettare la sua Costituzione ed ha sanzionato il suo concittadino autore del saluto nazista. Un funzionario pubblico che rispetta la Costituzione non è un criminale ma un virtuoso che ha compreso l’evoluzione storica che vi è stata nel frattempo e che, giustamente, si adegua…
L’Italia, invece, purtroppo non ha saputo fare i conti con il proprio passato perché ha conservato, nel passaggio dall’epoca fascista alla Repubblica antifascista nelle sue istituzioni, funzionari del vecchio regime, con le immaginabili conseguenze, compresa la sottovalutazione e sopportazione di tutte quelle situazioni che avrebbero dovuto vederla più decisa nel definirle come assolutamente illegali.
Faccio qualche esempio.
Quanti appartenenti, ancor oggi, alle forze dell’ordine hanno nei loro armadietti affisse immagini fasciste o, niente meno, di Benito Mussolini? E se scoperti rispondono, senza vergogna o imbarazzo ma, addirittura, come oltraggiati, che sono reperti storici e, quindi, non perseguibili? Qualcuno si lascia scappare, anche, un “grand’uomo”.
Quanti portachiavi, gagliardetti ed altro ancora con rievocazioni del ventennio fascista italiano o della dozzina nazista tedesca abbiamo visto vendere in negozi o sulle bancarelle senza che venissero ritirate, come prevede la legge, dalle Autorità preposte in quanto esaltano un periodo squalificato e condannato dalla storia per inumano?
Chiedere, quindi, che vengano chiuse le sedi che si rifanno a tali periodi (CasaPound, ecc.) non è un atto antidemocratico ma tutt’altro, è la consapevole scelta di campo e di rispetto delle leggi italiane e della Costituzione (quella vera) in primis.
Non richiedere questi comportamenti minimi vuol dire prestare il fianco alla “militarizzazione delle menti” (come sostiene il giornalista Manlio Dinucci) e ci abituerà a sopportare l’ingiusta ascesa dei diversi Stati europei che stanno diventando (o sono già) una riproduzione della Germania del periodo nazista.
Ci abituerà a classificare le richieste assurde, come quella di Kiev con Markov, come un atto normale e non come uno dei tanti abusi fatti in Ucraina da parte di uno scenario che riproduce la barbarie nazista dal 1933 in poi.
Se ci sentiamo democratici non possiamo tollerare che le istituzioni del nostro paese considerino la richiesta di KIEV su Markov legittima e non classificarla, invece, come un pretestuoso atto di “tastazione del polso” da parte dei piani NATO nei confronti dell’autonomia italiana, Italia che, nei prossimi mesi, dovrà (?) ricevere in casa, ben 36.000 (l’equivalente di un paese come Schwäbisch Hall, Conegliano o la somma dei comuni di Piazzola, Curtarolo, Campo San Martino, Villafranca e Campodoro), militari di corpi speciali, esercito, marina, aviazione, ecc. di diversi Paesi con armi, anche, nucleari e che faranno base in diverse regioni (Sardegna, Sicilia, Toscana, ecc.) per un’operazione congiunta voluta dai vertici di Washington.
Quelle stesse poltrone che stanno finanziando la “riemersione” nazista nei vari paesi europei e nel mondo…
Siamo pronti ad accettare di avere un altro Hitler per salvare gli interessi di banchieri e oligarchi e non, invece, rimettere in moto la ragionevolezza e il buon senso?
Foto: Tre Muselmanher si aiutano a vicenda per andare alla camera a gas. Muselmann era il termine usato nei campi ad indicare lo stato di esaurimento fisico e mentale dei prigionieri candidati alla “selezione”