di MOWA
Nella Roma dei giorni scorsi si stava girando un vero film neorealista (di quelli che avrebbe girato anche un regista del calibro di De Sica) riguardante la vita di un celebre mariuolo che aveva imparato a schernire l’intelligenza umana.
Infatti, nel suo modo di affrontare la vita ha ancora una volta, da morto, sentito l’obbligo di oltraggiare gli onesti organizzandosi un ridicolo funerale in stile “Natale al campo 119” (ci scusiamo con gli attori per il paragone). Nel film, l’astuto e mariuolo ex-cocchiere (Peppino De Filippo) raccontava di quando organizzò una sfarzosa messinscena con carrozza funebre, facendo credere deceduto il nobile in bolletta (Vittorio De Sica) che era oppresso dai debiti di gioco nonché braccato dai creditori fino ad arrivare, addirittura, a proporre, al popolo credulone, una colletta in sua memoria.
Ora, questo è parso il funerale di Vittorio Casamonica.
Persona, tra l’altro, che non si sarebbe dovuta chiamare sui giornali con il sostantivo di “boss” perché sembra quasi elogiativo, la vita di costui è stata, invece, all’insegna di quel “mondo di mezzo” della criminalità e quindi sarebbe stato più opportuno attribuirgli l’appellativo di criminale perché dà più l’idea di chi fosse veramente questa persona.
Altro che utilizzare sui giornali, titoli da film, come “il Padrino” che mischia realtà a finzione scenica e non sortisce l’effetto dovuto sulla povera gente onesta, ligia alle regole e alle leggi, che vive del proprio sudato lavoro e subisce quotidianamente soprusi e ingiustizie e che vorrebbe, almeno in queste occasioni, che fosse posta la giusta distanza da quei farabutti che vivono come sanguisughe sulla loro pelle.
Quella criminalità che non smette mai di mietere consensi anche sul versante della comunicazione e che, inspiegabilmente, ha fatto appendere sulla volta d’ingresso della chiesa un cartello che non lascia equivocità di sorta sulla scritta riportata:
“Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso.”
E non si può proprio credere ad un parroco “ ignaro” su chi fosse il deceduto, con quella scritta sui manifesti indubitabilmente oltraggiante, nei confronti della sua comunità di fedeli cattolici… A meno che, il parroco faccia di nome: Pilato.
Ecco il motivo per paragonare questo funerale con quello della pulcinellesca furbata dell’ex-cocchiere, impersonata nel film da Peppino De Filippo, perché entrambi sono frutto di una misteriosa retorica accept-transfer tra istituzioni e criminalità: tutti lo sanno e benevolmente, sopportano. Sic! Anche sui termini da usare sui quotidiani.
Vergogna!