di MOWA
Certo che alcuni giornalisti sono veramente forti; in loro alberga un mix di sensi di colpa e cinismo, ostentano la piĕtas per quelle vittime che arrivano dai vari paesi del mondo, criticano quegli Stati che li rifiutano, ma non fanno il benché minimo sforzo per spiegare al lettore quale sia la vera causa di tutto ciò: ovverosia la politica dell’imperialismo.
Imperialismo che, pur di badare alle proprie finanze aumenta o diminuisce i disagi o le vittime come meglio gli aggrada e gli conviene.
Giornalisti di testate “blasonate” che si accomodano su comode poltrone di pelle per “sentenziare” su ex paesi del c.d. “socialismo reale” senza aiutare, il proprio lettore, a comprendere che in quei paesi ci sono state degenerazioni e revisionismi sin dal 1956 (tra l’altro, attuati dall’Occidente, vista la forte ingerenza della massoneria) tali da trasformarli vieppiù in paesi capitalisti, proprio come tutti gli altri.
Sostenere, quindi, per comodità anticomunista e filo-borghese, che in quei paesi “il manganello” usato oggi contro gli immigrati è un’eredità di quei periodi perché era “di casa”, come osserva Gian Antonio Stella sul Corsera , è revisionismo puro e non corrispondente a quelle che sono state le varie trasformazioni post comuniste già in essere dal 1956, inoltre nega importanti passaggi storico-culturali di quei paesi.
Nega, ad esempio, in quel breve concetto di Stella, la responsabilità delle menzogne sostenute dal revisionista e in malafede Nikita Krusciov su Stalin e smentite, anche, da studiosi Occidentali o l’applicazione, dal 1973, della dottrina brezneviana della “sovranità limitata”, che limitava la libertà dei singoli Paesi del blocco dell’Est per gli interessi di un “generico socialismo”, che null’altro era che interesse dell’Urss, ormai revisionista.
Anche Togliatti cadde nel tranello o fu fuorviato dai massoni interni al PCI e non seppe cogliere, pienamente, l’aspetto regressivo della cosiddetta destalinizzazione di Krusciov, che concedeva delle libertà solo formali ai cittadini russi e restringeva quelle dei Paesi fratelli. Ma Togliatti, aveva un motivo per essere impreciso perché non aveva modo di fruire delle stesse opportunità odierne per una lettura storica che gli desse modo di essere più preciso su cosa stesse succedendo, realmente, in quei paesi dell’Est.
La lungimiranza d’analisi, nonostante tutto, fece scrivere a Togliatti che:
«Oggi tutti sono d’accordo, fatta eccezione dei reazionari più chiusi, nel riconoscere che la creazione dell’Unione Sovietica è il più grande fatto della storia contemporanea; ma furono solo i comunisti, o quasi, che passo a passo seguirono questa creazione, la fecero comprendere, la difesero e ne difesero gli autori. Era naturale e giusto, in queste condizioni, che si creasse un rapporto di fiducia e solidarietà profonda, completa delle avanguardie operaie di tutto il mondo con quel partito comunista che davvero stava all’avanguardia di tutto il movimento politico e sociale.
Bisognava tener conto anche del fatto, poi, che quasi in tutti i casi coloro che avevano incominciato con la critica di questo o quell’aspetto della politica comunista nell’Unione Sovietica finirono a breve scadenza per imbrancarsi con i calunniatori ufficiali di tutto il movimento comunista per diventare agenti, aperti o mascherati, delle forze politiche più reazionarie».
Chi scrive oggi, invece, senza precisare cosa avvenne effettivamente in quei paesi sa di non essere in buona fede, tanto più, perché dovrebbe documentarsi prima di scrivere su quotidiani nazionali.
Consigliamo a Stella, di sprecare, la prossima volta, una riga in più sul quotidiano e precisare una verità storica ormai documentatissima di cosa sia realmente accaduto in quei paesi dell’Est, per non cadere in un banale qualunquismo e fare, soprattutto, attenzione a quanti massoni gli si siano seduti (e siedano) accanto per non incorrere negli stessi errori di Togliatti.
Dovrebbero i vari Stella & C, ad esempio, anche, scrivere che i nazionalismi (totalitari o meno) sono una delle deviazioni propagandate dal capitalismo e che, invece, se vogliamo, proprio, dirla tutta, il comunismo fu una barriera alle guerre e promotore di pace!
Per aiutare i vari Stella & C, nella comprensione di cosa si intenda per comunismo, citiamo un brevissimo stralcio tratto da un intervento di Togliatti ad un Congresso a Mosca:
“…Comprendiamo perfettamente, compagni, che la strada per la conquista del potere e per la realizzazione della società socialista non è in tutti i suoi aspetti obbligatoria per tutti i paesi. Questo percorso può e deve avere in ogni paese le sue peculiarità. Davanti a noi sta il compito di elaborare una via italiana che deve prendere in considerazione lo sviluppo storico del paese, la sua struttura sociale, l’orientamento di larghe masse di popolazione e delle loro organizzazioni. Noi vogliamo che questa lotta si sviluppi sul terreno della democrazia, nelle forme del movimento popolare e democratico.” […] “…noi non siamo dalla parte della violenza…”