di MOWA
In alcune zone del bresciano, a fronte della perdita catastrofica di ciò che si possiede, c’è un detto popolare che recita, più o meno, così:
“Pötòst che nigot, l’è mej Pötòst” (Piuttosto che niente, è meglio piuttosto).
Questa massima popolare la dovremmo coniugare in questi giorni (ma diventati, oramai, mesi) per quanto riguarda una possibile mobilitazione su tutti i fronti (giudiziario compreso) per lo stravolgimento della nostra, democratica e sociale, Costituzione da parte dei parlamentari italiani. Parlamentari (non dimentichiamolo mai), nominati e non eletti dal popolo italiano, che stanno, a nostro nome (?), ma in realtà rappresentano solo se stessi, sovvertendo la Carta madre dei principi e diritti nati dalla Resistenza partigiana al potere nazi-fascista.
Quindi, questi, poco onorevoli e abusivi, parlamentari se non possono fregiarsi del nostro mandato per il cambio dei 49 articoli della Costituzione a nome di chi lo stanno facendo?
I primi che vengono in mente, e a cui, sicuramente, stanno facendo, questi nominati, il “favore”, sono quei masso-capitalisti, legati alla P2 (sciolta dal Parlamento il 10 dicembre 1981), che lo prevedevano già nel loro “Piano di Rinascita” (sequestrato dai magistrati nel luglio 1982) dove, sia nel paragrafo dei “programmi” che in quello “medio e lungo termine”, tramavano per realizzare quello a cui stiamo assistendo in questi giorni.
Gli altri sono i poteri forti, in generale, che non sono stati mai con le mani in mano ed hanno continuato ad operare per convincere gli italiani, attraverso i media (in loro possesso), che la nostra Costituzione è obsoleta e vecchia, come se un diritto, un principio a favore dell’umanità possa diventare superato per gli anni che ha.
Provate a traslare questa cosa, ad esempio, con la legge che vieta di commettere omicidi e qualcuno vi dicesse, invece, che è superata perché obsoleta in quanto datata. Cosa gli direste? Come lo valutereste?
Questo è quello che sta avvenendo alla democrazia italiana con la sovversione della nostra Costituzione. Si impallinano, di fatto, i principi sull’espansione della democrazia per sostituirli con oligarchici presupposti.
In un precedente post, si era già fatto riferimento, alla necessità di ricostruire coesione per non rinunciare alla democrazia, alcuni “figuranti”, infatti, sono riusciti, persino, ad inserire di soppiatto nell’articolo 12 del disegno di legge Boschi (“revisione costituzionale”) la trasformazione dell’art. 72 della Costituzione, come ebbe a “scoprire” e denunciare Salvatore d’Albergo, assegnando, in questo modo, al governo il dominio sul Parlamento. Potere al governo di chiedere all’organo del “monocameralismo”, cioè alla camera, di deliberare che “un disegno di legge, indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo, sia iscritto con priorità all’O.d.g e sottoposto alla votazione finale entro 60 giorni dalla richiesta”.
Cosa dovrebbe fare un italiano, di fronte ad un, così, temibile e subdolo nemico di classe che non vuol sentir ragione e, soprattutto, trami pervicacemente contro la democrazia impedendole di fare il suo corso?
Cosa dovrebbe mettere in atto?
Dovrebbe, in primo luogo, trovare più alleati possibili per evitare che si realizzi il piano eversivo alla Costituzione e far comprendere che non saranno certo dei referendum o petizioni a bloccare un processo così aggressivo contro la democrazia e che, sarebbe, invece, più opportuno denunciare per alto tradimento e attentato alla Costituzione della Repubblica italiana tutti i soggetti che si sono prestati alla realizzazione di ciò.
In secondo luogo, si deve chiedere al popolo italiano di scendere nelle piazze e manifestare il proprio dissenso alla realizzazione del piano eversivo in corso.
Costringiamo i nostri referenti politici, sindacali, circoli, associazioni, sindaci, giornalisti, ecc. ad alzare l’asticella della discussione su cosa stia succedendo sul versante democratico del nostro paese e opponiamoci alla realizzazione dello strisciante golpe autoritario in atto. Dobbiamo comprendere che il potere ha tutto l’interesse a diseducare le persone a discutere delle cose serie e importanti costringendole a “digerire” gossip o mostri da prima pagina come “la coppia dell’acido” per distrarle da quello che sta, realmente, attuando.
In terzo luogo si deve pretendere che l’informazione (sia pubblica che privata, in quanto non può scegliere di fronte al principio di tutela della democrazia del quale beneficia) dia l’opportunità, in fasce orarie opportune, di parlare a coloro che sono contrari alla realizzazione del sovvertimento della Costituzione.
Ricordate che le stesse opinioni espresse sui siti o a commento di un articolo oggi, sono la conquista di democrazia e che domani, invece, se non ci diamo da fare seriamente, probabilmente…
Parlare di tutela della Costituzione (nata dalla Resistenza) non è un mero compito dei costituzionalisti o di altri addetti ai lavori (che servono, sicuramente, per aiutare a comprendere tecnicamente) ma un processo dinamico che coinvolge sin in fondo le fondamenta della società e che dà modo di rendere applicabile, nel senso compiuto del termine, la democrazia. Se, invece, si dovesse prediligere una cerchia ristretta di persone vuol dire che non si è capito come applicare il principio democratico come processo espansivo delle libertà e non di restringimento verso una élite. Infatti, la parola democrazia ha origine greca ed è formata da démos (popolo) e krátos (potere) ed indica un’unica definizione e non altre.
Noi, per quel che ci riguarda, la nostra parte è tempo che la stiamo facendo e voi?