di MOWA
È disarmante sentire un ministro degli Esteri della Repubblica italiana, come Gentiloni, dire una “bestialità” dietro l’altra in una manciata di secondi.
La più grave è quella di aver sostenuto che Assad è un dittatore.
Attenzione, stiamo parlando non di simpatia o antipatia verso una persona ma del Presidente eletto tramite voto (e ribadiamo: riconfermato nelle elezioni del giugno 2014) dal popolo siriano e non arrivato al potere con la forza dei militari o altri espedienti.
Se dovessimo ragionare secondo lo schema gentiloniano dovremmo chiedere a lui (e a tutti quelli come lui) come dovrebbero essere definiti i ministri scelti da Renzi salito al Governo con nomina e non eletto da nessuno.
Si dice che le parole siano “come pietre” se non usate con la giusta declinazione potrebbero ferire o ricaderci addosso.
Infatti!
Ed ecco un’altra ammissione, fatta da Gentiloni durante la trasmissione televisiva “Agorà” in onda su Rai3 e passata con nonchalance agli ascoltatori del programma (condotto da un giornalista “con baionetta ed elmetto”, che ostenta un’ingiustificata fobia per la Siria): “non abbiamo bisogno di commettere gli stessi errori che abbiamo commesso in Iraq o in Libia”.
Per quanto concerne la tragedia irakena siamo nel limbo perché non è mai stato ammesso da parte degli stati invasori e portatori di “democrazia” di avere cominciato i bombardamenti in seguito a false prove, non sono mai state fatte le pubbliche scuse da parte di questi stati (Italiano compreso) verso gli Stati coinvolti “erroneamente” nel conflitto e da parte dell’Italia non si è mai messo in atto un processo di aiuti e di differenziazione da tutti quei paesi che insistono nel voler rimanere ad occupare l’Iraq.
Ricordo che, Iraq e Libia, sono stati bombardati all’inverosimile, è stato distrutto tutto quello che poteva stare in piedi e le vittime civili sono da contarsi, nientemeno, in centinaia di migliaia (“La guerra e l’occupazione in Iraq hanno causato, direttamente o indirettamente, circa mezzo milione di vittime (su 32, 6 milioni di abitanti) tra il 2003 e il 2011, con un picco nel 2006-2007” e in Siria “La guerra ha ucciso più di 215 mila persone dal 15 marzo 2011”)… motivo per cui, siamo stati concausa dei famosi spostamenti di persone da un paese all’altro e che, alcune forze politiche italiane, vogliono tenere alle porte del nostro Stato.
Parole impronunciabili sul Presidente della Siria, Baššār al-Assad, dette con eccessiva leggerezza, da un ministro della Repubblica italiana e che, se dovessero essere prese alla lettera, dovrebbero estendersi a tutti quei paesi che hanno un sistema elettoralmente discutibile tanto da includere nel ragionamento anche gli USA e tutto quello che deriva dal Commonwealth (con particolare attenzione a quelli che hanno una monarchia costituzionale come la Gran Bretagna – che non ha nemmeno una propria Costituzione) e a cui dovremmo, stante, sempre, allo schema gentiloniano, dichiarare guerra già da domani.
Sistemi quelli anglofoni (come molti altri siriano compreso), che a noi, decisamente, non sono graditi perché ingannatori sulla valenza e significato autentico di democrazia ma da lì a dichiarare guerra ce ne vuole…
Vorremmo ricordare a Gentiloni che è molto più colpevole un popolo aggressore di uno che si difende e che è sicuramente di gran lunga meglio relazionarsi in modo diplomatico che con un elmetto in testa.
Il ministro non conviene con noi?
Non vogliamo metterlo in contraddizione sul fatto che è molto più vicina al suo credo personale la Siria di quanto lo siano gli Stati anglofoni ma qui andremmo a toccare corde intime di cui dovrà fare i conti solo con se stesso.