di MOWA
Aderire alla manifestazione del prossimo 12 marzo?
Bisogna distinguere chi sia il reale avversario di classe da sconfiggere e quali, invece, i canti delle sirene.
Non si possono lasciare le persone in balia di coloro i quali spingono per creare divisioni e spaccature in un movimento che era sorto con ottimi presupposti e che aveva chiaro chi fosse l’autentico avversario di classe. Ma, com’era prevedibile e scontato, purtroppo, anche quando un movimento è composto da persone che hanno chiare sia le parole d’ordine che la potenza progettuale (oltre a quella di adesione) verso i veri responsabili del fronte bellicista, ecco comparire gli “artisti” della spaccatura, gli azzeccagarbugli del dissenso per il dissenso tout court.
Motivo della comparsa e del tempismo di costoro?
Frantumare il fronte del movimento, dare indicazioni fuorvianti rispetto ai veri avversari politici, condurre verso l’insussistenza ed un vuoto progettuale. O, peggio ancora, verso giornate come quella di, Genova del 2001 o Roma del 15 ottobre 2011 o, ancora, Milano del 1° maggio 2015, dove le forze reazionarie (asservite al capitalismo) ed in compiacenza con forze atlantiche, hanno fanno man bassa del futuro di migliaia di manifestanti.
E questo a chi giova? Non certo ai progetti dei manifestanti ma, sicuramente, a chi vuole evitare, ad ogni costo, che sorgano parole che possano aggregare e diventare, un domani, una forza di autentica opposizione sociale allo scempio che incalza e che, oggi, viene espressa, anche, attraverso le parole gravi dell’ex Presidente della Repubblica, Napolitano, che si è scagliato contro i movimenti pacifici, in quanto ostacoli all’intervento in Nord Africa voluto dalla NATO.
Specialisti del disorientare i movimenti politici negli anni passati erano quelli di Stay-behind (Gladio), responsabili delle stagioni della “strategia della tensione” infatti in uno dei loro manuali affermano:
“…per lanciare i nemici fuori equilibrio, sopraffare le loro capacità, distruggere le loro difese, e garantire la loro sconfitta o distruzione. Il reato termina quando la forza raggiunge lo scopo dell’operazione, raggiunge un limite di anticipo, o si avvicina al culmine. […] concludono una fase di un’offensiva consolidando i guadagni, riprendendo l’attacco, o la preparazione per le operazioni future.”