tabella di vita e la sopravvivenza
di MOWA
In uno degli innumerevoli articoli comparsi su questo sito e riguardante il tema delle pensioni e della speranza di vita delle persone, abbiamo sottolineato (quella che ci sembra) la “cinica volontà” del potere (capitalistico) che, attraverso i suoi emissari, vuole, scientemente, controllare la durata dell’erogazione pensionistica anche per favorire l’ingordigia dell’élite d’impossessarsi della quantità considerevole di massa monetaria accantonata.
Tanto è vera questa cosa che vengono stanziati finanziamenti (purtroppo, molte volte, pubblici) per la ricerca di come individuare la durata del periodo di vita (di ognuno di noi) e calibrare, conseguentemente, le teorie sotto forma di leggi ad hoc (e così “risparmiare”).
Mezzi tecnici che faranno, sicuramente, parte di un, altrettanto, cinico meccanismo che servirà alle compagnie assicurative (che sono dei, soliti, privati) per valutare se prendere in carico la pratica di “tizio” o “caio” per, poi, calendarizzare quando rescindere il contratto dal sistema previdenziale pensionistico o previdenziale sulla vita come già, in molti paesi, viene adottato a copertura del futuro, perché non più conveniente e redditizio. (sic!)
Fantasie?
Qualcuno potrebbe essere in grado di giustificare le spese sostenute su ricerche come PulseModel della Mortality and Longevity presso Willis Tower Watson?
Una realtà (Willis Tower Watson) che si annuncia al mondo con la sua filosofia “…progettare e fornire soluzioni per gestire i rischi, ottimizzare i benefici, coltivare il talento, ed espandere il potere del capitale per proteggere e rafforzare le istituzioni e gli individui”, non lasciano dubbi sulla scelta di campo e che sono racchiuse in quest’altro breve concetto iniziale: “…per informare i futuri modelli di mortalità ed è progettato per aiutare le compagnie di assicurazione e fondi pensione valutare con esattezza la copertura assicurativa, il calcolo delle passività e gestire il rischio”.
Studi e ricerche che risalgono, quasi sicuramente al 1786 e il cui capostipite filosofo e matematico, Johannes Nikolaus Tetens, teorizzava il rischio di mortalità inerente ad un portafoglio assicurativo, con la teoria matematica secondo cui il rischio si basa sulla speranza matematica di guadagno, dove l’evidenza del ruolo di √ n nel determinare la rischiosità di un portafoglio e dove n indica il numero di polizze in portafoglio per sé.
Il contributo pionieristico alla teoria del rischio individuale di Tetens, e seguito da molti altri (come Haberman, o da Carl Bremiker e Karl Hattendor nel XIX secolo), il cui approccio stocastico ai problemi di assicurazione sulla vita, hanno dimostrato che il rischio aumenta in termini assoluti, come la dimensione del portafoglio n, mentre il rischio, per ogni assicurato diminuisce in proporzione alla √ n.
Formule matematiche a parte, è importante capire cosa si nasconda dietro messaggi di Governi (o apparati statali) che danno indicazioni contrastanti e di insofferenza sulle speranze di vita delle persone sino a quelle dell’attuale presidente dell’INPS che, scandalizzato, esorcizza la longevità di chi è andato in pensione negli anni ’80 ed è ancora in vita.
Si era sempre pensato che una società civile e progredita, che si definisca tale, si misurasse, anche, con la propria capacità nel dare una prospettiva di vita alta e non media o, addirittura, bassa… Ma, probabilmente, per qualcuno non è così. Anzi, per questi “illuminati–mentecatti”, prima te ne vai all’altro mondo meglio è per facilitare la contabilità generale.
Aveva ragione da vendere Andrea Montella quando in un suo datato scritto (2 luglio 2007) e postato su questo sito, dal titolo “Locusta, la mutazione genetica del capitalismo” e ripreso, in parte, successivamente con “Pianificato il crollo dell’aspettativa di vita… l’Istat 2015 conferma”, aveva sostenuto che le élite dominanti della masso-borghesia sono in perfetta sintonia con i principi nazisti:
“sono coloro che hanno costruito e foraggiato le finalità e gli obiettivi criminali delle peggiori dittature, raggiungendo con il nazismo il punto più alto di quella morale perversa che fa dell’interesse egoistico il motore della storia. E in perfetta sintonia con l’interesse egoistico ecco che la “scienza” arriva loro in soccorso: a porte chiuse, dopo aver allontanato giornalisti e cameramen, il professor Eric R. Pianka, biologo dell’Università di Austin durante il meeting del marzo 2006 che si è tenuto alla Texas Academy of Science, ha affermato che il problema più grande, la madre di tutti i problemi, è il mix di sovrappopolazione e carburanti fossili che stanno finendo. Quindi l’unica soluzione che si prospetta, per Pianka, è ridurre la popolazione mondiale di almeno un terzo e quanto prima perché l’uomo non deve più avere un posto privilegiato nel mondo. “Non siamo meglio dei batteri” ha affermato in modo categorico ed ha proseguito dicendo che ormai né la fame né la guerra sono efficienti allo scopo dunque, “dobbiamo sterilizzare ognuno sul pianeta, se no, gli incoscienti erediteranno la Terra”. Si è poi augurato lo scoppio di qualche pandemia che realizzasse il suo obiettivo.”
Si comprendono, allora, le decisioni di voler allontanare gli onesti collaborati dello Stato, come nel caso della direttrice del Dipartimento sociale dell’ISTAT, Linda Laura Sabbatini, che aveva fatto valere la scienza dei numeri statistici con una fotografia reale del paese Italia ma scomoda ai voleri di un Governo intriso di soggetti al servizio dei poteri forti.
Si comprendono, allora, i continui talk-show, che piallano le menti degli ascoltatori con bugie a raffica su un artificiale scontro generazionale sulle pensioni perché non ci sarebbero le coperture economiche o sull’eliminazione di un tessuto produttivo pubblico perché composto di soli nullafacenti o, peggio ancora, di “rimodernare” (in realtà, distruggere) la Costituzione sociale italiana, nata dalla Resistenza al nazifascismo, perché, secondo loro, non adeguata (?!) ai nostri giorni.
Poteri forti che stanno portando, con una certa celerità, allo sfacelo politico-economico vista la notevole capacità di reazione dei lavoratori che stanno capendo l’urgenza e la necessità di ricomporre un soggetto politico adeguato ai bisogni della classe sociale di appartenenza (come era il PCI). Un soggetto politico che sappia veicolare parole d’ordine serie anche per le organizzazioni sindacali che hanno perso, purtroppo da tempo, la bussola di cosa e da chi deve essere fatto per rimettere in piedi un paese che dia garanzia di un sereno futuro… anche, e, soprattutto, alle nuove generazioni.