di MOWA
Si rimane sempre un po’ frastornati quando un teatrante entra a gamba tesa nella politica ufficiale perché non si riesce a comprendere, sino in fondo, quando stia facendo spettacolo e quando, invece, parli seriamente. Sono, purtroppo, due condizioni che ci presenta un comico quando non rimane, professionalmente, quello che è ma confonde i due momenti della sua vita. Un comico che, però, non facendo una scelta di netta separazione, si trasforma in un Giano bifronte che, in questo caso, non rappresenta un segno di purificazione e di passaggio alla maturità ma assume, invece, un atteggiamento ambiguo o opportunistico, quello di una persona pronta a mutare opinione a seconda della convenienza.
Di casi del genere, in passato (nel ‘900), ne abbiamo avuti con il comicaròlo viareggino Lorenzo Viani che si dichiarava anarchico ma in realtà fedele nazional-populista (futurista diventato squadrista) sino ad arrivare ai tempi nostri con la mimica esagerata, di richiamo reazionario, di Beppe Grillo a concludere con Roberto Benigni che, con il suo piroettare da una parte all’altra e facendo uso della professione destabilizza valori sulla Costituzione italiana che prima aveva, giustamente, ossequiati e, poi, condannati per futili motivi (probabilmente) di cassa.
Un Benigni che si è fatto pagare la cospicua somma di 200 mila euro per la registrazione del prologo di 6 minuti alla replica di “La più bella del mondo” la trasmissione sulla Costituzione italiana mandata in onda la prima volta nel 2012 con grande successo: 12 milioni di telespettatori e 43% di share.
Sei (6) minuti di uno show che ha fatto avere al comico un flop di simpatie, da parte dei cittadini italiani che lo avevano osannato nel precedente spettacolo sulla Costituzione, ora, in un attimo, è caduto in diversi gironi danteschi dell’inferno che vanno dalla cupidigia alla quarta zona di Cocito, chiamata Giudecca, dove soffrono coloro che tradirono i loro benefattori (i partigiani ed i padri costituenti).
Sostiene, correttamente, Giorgio Bongiovanni che la “deforma” della Costituzione proposta dal Governo non “garantisce la sovranità popolare, in quanto insieme alla nuova legge elettorale dell’Italicum consegna la sovranità del popolo a una minoranza parlamentare, che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri. Inoltre, non garantisce l’equilibrio tra i poteri costituzionali, mettendo il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale, organi di garanzia, nelle mani della falsa maggioranza prodotta dal premio.”
Come sono lontane le parole del precedente e mirabile spettacolo sulla Costituzione dove Benigni si esibiva in un linguaggio generoso come:
“…due nemici che ha la Costituzione… l’indifferenza alla politica quello che è il disinteresse alla politica… Di amare la politica. La cosa più alta del pensiero umano per costruire la nostra vita insieme per organizzare la pace, serenità e lavoro… Non avere interesse per la politica è come non avere interesse per la vita… Disprezzare la politica è come disprezzare sé stessi… Votare. Perché per arrivare al voto ci sono volute migliaia di persone morte. Per non dire milioni. Per darci (a noi), la possibilità di esprimere ciò che noi desideriamo… La Costituzione è stata scritta per la libertà… e la folla sceglie sempre Barabba. Si dà sempre il potere a Barabba. [4′ 26”]”
Perché, allora, oggi, Benigni rinnega questi precetti della Costituzione nata dalla Resistenza al nazi-fascismo e si schiera con i Barabba che la vogliono stravolgere?
Avevamo, quasi, accantonato l’errore (orrore) del film “La vita è bella”, dove aveva fatto l’involontario (?) svarione storico dei carri armati statunitensi, invece di quelli dell’Invincibile (l’Armata Rossa dell’URSS) a liberazione dei prigionieri nei campi di sterminio nazisti e che un attento regista come Monicelli bollò con questa frase:
“Storie vere, vissute. Non come quelle inventate, non come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.”
Perseverare, però, negli errori (orrori) per una persona di cultura denota il difetto di non aver capito il consiglio che Brunetto diede a Dante: “Se rimani fedele ai principi che hanno fin qui ispirato le tue azioni, la tua opera ti darà la gloria”. Altrimenti… Aggiungiamo noi.
Mappa campi di sterminio/concentramento liberati dall’Armata Rossa e dagli Usa-GB