di MOWA
Molti politici avventurieri pensano che, cambiando casacca o seminando trappole, gli italiani si facciano “infinocchiare” all’infinito e non tengano conto di quanto successo in questi ultimi mesi.
Il referendum sulla Costituzione , poi, è stato, in realtà, una riprova, uno spartiacque tra chi ha compreso l’urgenza sia di tornare ad avere un minimo di protagonismo (andando oltre la scelta dei candidati da eleggere), che la necessità di un cambiamento sostanziale della politica e chi, invece, tenta, con ogni mezzuccio o inganno, di evitare che, tutto ciò, accada.
L’ultimo esempio di tutto ciò, l’abbiamo avuto da Denis Verdini che, sembra, fare il gioco delle tre carte, col quale vorrebbe confondere l’opinione pubblica sostenendo che non vorrebbe il “voto subito” ma, “prima la legge elettorale”, quando tutti sanno che fu uno degli artefici della proposta referendaria sulla Costituzione oltrechè della legge denominata Italicum. Riforme (ricordiamolo),volute dai poteri forti massocapitalisti per escludere gli italiani dalle decisioni e da un minimo di protagonismo politico.
Continuando nel gioco al massacro della democrazia da parte degli avventurieri c’è chi chiede elezioni con qualsiasi sistema elettorale, dimenticando, scientemente (Salvini, Grillo…), la sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale che indicava a quei politici eletti illegalmente di provvedere quanto prima, alla modifica del sistema elettorale nei seguenti termini perentori:
“…Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti. Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali.
Rileva nella specie il principio fondamentale della continuità dello Stato, che non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento. È pertanto fuori di ogni ragionevole dubbio – è appena il caso di ribadirlo – che nessuna incidenza è in grado di spiegare la presente decisione neppure con riferimento agli atti che le Camere adotteranno prima di nuove consultazioni elettorali: le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare.
Tanto ciò è vero che, proprio al fine di assicurare la continuità dello Stato, è la stessa Costituzione a prevedere, ad esempio, a seguito delle elezioni, la prorogatio dei poteri delle Camere precedenti «finchè non siano riunite le nuove Camere» (art. 61 Cost.), come anche a prescrivere che le Camere, «anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni» per la conversione in legge di decreti-legge adottati dal Governo (art. 77, secondo comma, Cost.)…”
Renzi, scaltramente invece, lancia un improponibile Governo di scopo sapendo benissimo che sarebbe l’ennesimo ricatto alle istituzioni per non andare alla modifica del sistema elettorale.
Poi, ci sono i forzisti, alla Elio Vito, che chiedono di attendere l’esito del ricorso (numero 58428/13) di Silvio Berlusconi alla Corte europea dei diritti umani, che contestava all’Italia di aver applicato retroattivamente la legge Severino al suo caso, violando cosi l’articolo 7 della Convenzione europea per i diritti umani (Cedu) che sancisce il principio di “nulla poena sine lege” (nessuna pena senza legge)… Il che (tradotto), vorrebbe dire elezioni tra qualche anno.
Insistendo nel voler andare al voto immediatamente (anche se con diverse sfumature e varietà da parte di molti avventurieri della politica) con questo sistema elettorale illegittimo (e senza mettere in atto i dovuti correttivi di ripristino della sovranità popolare), i proponenti sono consci che ciò vorrebbe dire (se non proclamando, per esigenze coreografiche l’esatto contrario, solo, a parole) mettere in conto che gli elettori non dovranno diventare protagonisti (men che meno, con il sistema proporzionale perché troppo democratico e penalizzante per tutti coloro che fanno una parodia della rappresentanza della cosa pubblica) e sostenere, per l’ennesima volta, una politica tendente a formalizzarsi in un ad excludendum.
La predetta Corte Costituzionale, sulle precedenti elezioni, aveva affermato che c’era stato un alteramento dell’intero complesso dei parlamentari nel rappporto di rappresentanza e:
“…tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare, e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto di cui all’art. 48 Cost. (sentenza n. 16 del 1978)…”
E, facendo proprie le decisioni sollevate dalla Corte di cassazione dichiarava che nell’impianto decisionale:
“… è «complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo», così come richiesto dalla costante giurisprudenza di questa Corte (da ultimo, sentenza n. 13 del 2012). Le leggi elettorali sono, infatti, “costituzionalmente necessarie”, in quanto «indispensabili per assicurare il funzionamento e la continuità degli organi costituzionali» (sentenza n. 13 del 2012; analogamente, sentenze n. 15 e n. 16 del 2008, n. 13 del 1999, n. 26 del 1997, n. 5 del 1995, n. 32 del 1993, n. 47 del 1991, n. 29 del 1987), dovendosi inoltre scongiurare l’eventualità di«paralizzare il potere di scioglimento del Presidente della Repubblica previsto dall’art. 88 Cost.» (sentenza n. 13 del 2012)… ”
Ciò detto, si deve prendere atto che, prima si deve formalizzare una legge elettorale che stia dentro i parametri di rappresentatività, nel rispetto della sovranità popolare (quindi niente premi di maggioranza come hanno fatto in questi ultimi anni) e, poi, ridare al Presidente della Repubblica il compito di sciogliere l’illegittima composizione dei parlamentari ed andare ad elezioni.
Tutto ciò sarebbe possibile concluderlo entro, massimo, fine febbraio 2017 se gli italiani si mantengono attenti ai tentativi trabocchetto di slittamento o anticipazione con l’attuale sistema elettorale voluto dall’establishment che rappresenta, ora come ora, illegittimamente la “sovranità popolare”.
Sarebbe auspicabile che i vari Comitati per il NO rimangano attivi sino, almeno, alle prossime elezioni ed insistere, insieme alle altre migliaia di persone, nel formalizzare le denunce per usurpazione del potere politico di spettanza della sovranità popolare.
Non bisogna abbassare la guardia perché (avete visto!) perdere la democrazia (e non sono necessari i carri armati!) è questione di attimi…
Infine, ci sono quelli che a sinistra, in questo vuoto politico, vorrebbero far da paravento ai poteri forti sostituendosi (come hanno già fatto in passato) alla crisi dell’attuale soggetto e parvenu politico PD nel tentativo di “mettere le mani” su quelli che, finalmente, stanno riaprendo gli occhi sui disastri combinati in Italia da ambigue figure (come Giuliano Pisapia che si è schierato per il “SI’” al referendum sullo stravolgimento della nostra Carta Costituzionale) e che stanno riconsiderando (nonostante i detrattori) la perdita dell’unico soggetto che era stato in grado di dare un valore aggiunto alle battaglie sociali, il P.C.I. (con i puntini).