di MOWA
Nel sopraggiunto silenzio generale di notizie sullo storytelling dell’ex presidente del consiglio che si sta godendo, in queste ore (alla faccia degli italiani che non possono permetterselo perché sofferenti delle sue politiche), le vacanze sugli sci in Alto Adige continuano, invece, le indagini (di quei famosi magistrati che Renzi aveva bollato come sempre in ferie) sulle innumerevoli manchevolezze di quello che è il tessuto pervasivo tipico di un malcostume tutto italiano (prima fascista poi democristiano!), che ha coinvolto neo-ministri, società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) come il Consip, generali dei Carabinieri… e chissà quanti altri ancora.
Fatta salva qualche eccezione, scandalose sono le testate giornalistiche, sia cartacee che televisive, che non danno rilevanza alle notizie e non ne parlano con la dovuta attenzione e gravità.
Gravità eccezionali, perché in questo cocktail di figure istituzionali troviamo la peggiore iattura che potesse capitare al popolo italiano, tanto grave da sospettare il depistaggio informativo dell’opinione pubblica dirottata da parte di un’attenta regia, su dei fake (= falso, contraffatto,) di inezie che non incidono significativamente sulla vita quotidiana generale delle persone. Non sono, infatti, casuali alcune eccessive pubblicità (da parte di canali comunicativi) su alcuni sistemi informatici tanto da doverli, forse, chiamare non più con il loro vero nome ma con la composé linguistica di fakebook.
Distrazioni di massa che artatamente porteranno moltissi a non capire mai che avere, forse, un generale (capo assoluto dei Carabinieri) che, probabilmente è venuto meno alla Costituzione e allo stesso motto creato dal capitano Cenisio Fusi “nei secoli fedele”, sarebbe cosa gravissima, ma, di fatto, Tullio Del Sette è indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip.
Non sono lontani i ricordi dei suoi colleghi che aderirono (almeno quelli scoperti con l’inchiesta) all’associazione segreta massonica P2, organizzazione che inferse un danno al popolo italiano lasciando una sanguinosa scia di sangue (compreso l’omicidio dell’Onorevole Aldo Moro).
La vicenda delle indagini non avrebbe nulla di singolare se, nella vicenda stessa, non comparisse, anche, la figura del padre dell’ex presidente del consiglio (Tiziano Renzi, che non è indagato ma il cui nome è tirato in ballo nelle carte) che, sembra, essere molto a conoscenza di massoneria.
Operazioni investigative che, purtroppo, devono districarsi tra soffiate di insospettabili (e non è un bel segno) e poteri sotterranei che non demordono nel mettere zeppe su zeppe per non far emergere la verità riguardo il putrido connubio da evitare assolutamente in quanto nocivo alla democrazia.
Una democrazia che fatica a mettere solide radici a causa del forte inquinamento di malaffare e corrutela. Un mix istituzionale che è terribile perché, se non si prendono le dovute cautele e le ovvie distanze, mina la sperata solidità delle leggi voluta dal popolo, tantopiù se coloro che dovrebbero affermare questi principi di legalità sono, purtroppo, compromessi pur trovandosi in posizioni di rilievo nello Stato.
Emblematico l’episodio, di qualche anno fa, del magistrato Vittorio Occorsio che venne osteggiato da apparati statali ed ucciso dal fascista di Ordine Nuovo, Pier Luigi Concutelli, mentre stava facendo indagini sull’acquisto della sede romana dell’OMPAM (Organizzazione Mondiale per l’Assitenza Massonica). Così, come venne ucciso, ancor prima, un altro magistrato (benchè massone), Francesco Ferlaino, da parte del malavitoso (autodenunciatosi) Pino Scriva, perché stava collaborando nel bloccare quelle logge formate da professionisti, rappresentanti delle istituzioni, politici, e componenti della ‘ndrangheta. Logge che furono, a detta del collaboratore di giustizia, Filippo Barreca, formate da quel Franco Freda coinvolto nella “strategia della tensione” degli anni delle bombe degli anni ’60-’70 in Italia. Oppure dell’omicidio del Procratore della Repubblica Bruno Caccia che aveva intuito il legame tra i soldi riciclati proveniente dalla droga della ‘ndrangheta e la corruzione di funzionari e pubblici amministratori.
Un intreccio delle istituzioni che le porta a non essere sufficientemente garanti della giustizia se emergono casi come Francesco Delfino, Nicolò Pollari, Marco Mancini… lo Stato deve avere una ferma convinzione verso una democrazia non solo, formale ma, anche, e soprattutto, sostanziale. Una democrazia che inizia a formalizzarsi, prima di ogni altra cosa, tramite un’onesta rappresentatività politica che è data, solo ed assolutamente da un sistema elettorale proporzionale puro perché, in questo modo, controbiliancia gli enormi squilibri di maggioranze ottenute impropriamente.