di MOWA
L’8 marzo 2017 (giornata di lotta delle donne), su La7, abbiamo assistito ad una trasmissione che vedeva ospite un inedito Giulietto Chiesa.
In detta trasmissione presenziavano, oltre al conduttore de “La gabbia” Gian Luigi Paragone, e al già sopracitato Giulietto Chiesa, in qualità di altri ospiti, Vittorio Sgarbi, Maria Latella e Maria Giovanna Maglie.
Porzione di quella trasmissione veniva, poi, riproposta sul sito di Pandora Tv dove al 13′ 05” si prefigurava la seguente sequenza di dialogo qui di seguito trascritta:
Sgarbi rivolto a Chiesa: …che tu sia, anche, antieuropeista?
Chiesa: Io ritengo che quest’Europa, così, fa così pena che noi dobbiamo averne. Io sono favorevole all’Europa.
Sgarbi: Chiedevo. Lo Stato sovrano dovrebbe controllare la propria moneta.
Chiesa: Certo. È quello che sto dicendo. Noi abbiamo una banca Europea che è una banca privata, fatta da banche private. Per la verità, gran parte delle quali, non sono neanche europee, perché ci sono dentro tutte le banche americane.
Sgarbi: Quindi sei d’accordo con Salvini!
Chiesa: In questo senso io sono d’accordo (non con Salvini) con tutti quelli che pensano che questo sistema monetario ci porta alla catastrofe.
Sgarbi: Quindi sei più di destra che di sinistra?
Chiesa: Ehhh? Non so, neanche, cosa sia la sinistra. Lei me lo deve spiegare cosa sia la sinistra… Renzi? La sinistra è Gentiloni? Facciamo ridere. La sinistra, quella lì, è morta definitivamente. Io sto, hai detto bene, cercando un’idea alternativa. Bisogna uscire da questo sistema.
Paragone [fuori campo]: Sovranista!
Chiesa: Questo sistema non funziona.
Sgarbi: Interessante Guardate che l’ho stanato io lui, perché se fosse per te [rivolto al conduttore Paragone] lo avresti…
Paragone: No, ma io lo conosco già.
Sgarbi: Lo stò stanando io.
[Risate smisurate di Chiesa, Paragone, Sgarbi, Latella]
Paragone: In questa logica della globalizzazione ci sta anche quel controllo…
La dinamica della discussione televisiva termina con frasi che lasciano l’ascoltatore con un forte dubbio su cosa volesse, veramente, intendere Sgarbi con “l’ho stanato io lui…” e la risposta di Paragone “No, ma io lo conosco già.”
Condita, poi, alla fine con una risata (fuori luogo) e occhiatine che diventano, quasi, un rinforzo a quanto poc’anzi detto sui sovranisti.
Un neologismo che incrocia tutti i politici euroscettici da Matteo Salvini a Marco Rizzo, dai movimenti no-global all’estrema destra di Casapound, dal Movimento 5 Stelle al Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia, dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farange, dal (finto marxista) rossobruno Diego Fusaro ai …Giulietto Chiesa e la lista di nomi potrebbe continuare ancora, diventando lunghissima.
Sfumature di toni su come collocarsi in Europa (o nel mondo) ma, pur sempre, all’interno di un recinto di richieste che non vanno al di là della mera tutela di interessi di bottega e nella compatibilità di un modello intro-capitalistico.
Qualche piccola fuga in avanti con richieste di “libertà” la vediamo in qualche frangia legata al sindacato (solitamente di base), spesso, infatti, si chiedono tutele o garanzie ma, anch’esse, all’interno delle suddette compatibilità sospinte da grandi suggeritori voluti dai poteri forti che, magistralmente, indirizzano verso la disfatta di un tessuto sociale che dovrebbe essere inclusivo e non respingitivo.
Qui, si immaginano le due gambe di un grande progetto borghese, dove il limite delle rivendicazioni si ferma alla diversificazione della moneta e non si focalizza sull’abolizione del sistema nel quale si abbevera il capitalismo per rigenerarsi.
Si parteggia, come allo stadio con il calcio, tra una nazione più idonea o un’ altra per contrastare l’insorgente emergenza (umanitaria, guerra, climatica…) senza analizzare l’origine che l’ha scatenata, in una logica di un cambiamento ma, pur sempre, dentro il recinto delle concessioni liberal-borghesi che non modificano nulla di quelli che sono i veri paradigmi dei rapporti di forza: gli oppressi rimaranno oppressi e gli oppressori oppressori anche se, sotto mentite spoglie.
Lontane, ma non per questo non riproponibili, le parole di Karl Marx che incitava i lavoratori contro il capitale con la famosa frase:
“Proletari di tutto il mondo unitevi”
Certo non avrebbe mai urlato ai lavoratori del Belgio, dell’Italia, della Francia… di farsi concorrenza l’un l’altro perché concettualmente esclusivo e non solidaristico come voleva il comunismo che propugnava.
Perché, allora, Giulietto Chiesa si mostra sempre più simile al rossobruno Diego Fusaro tanto da averlo sempre al suo fianco, sia nelle trasmissioni televisive (come La Gabbia il cui conduttore non è estraneo alla cultura della destra) o, addirittura, nella sua creatura Pandora TV, con la rubrica “Dissento dunque siamo”?
Non “ode”, forse, Chiesa le informazioni sul soggetto Fusaro il quale ripete, sempre, meccanicamente degli slogan?
Non oseremmo dire nulla di più a Chiesa, per non essere fraintesi, ma suggeriamo che già esisteva anche un altro genere di Continente voluto dal nazismo e di cui, Walter Hallstein (il suo artefice), alto funzionario tedesco, redasse il progetto hitleriano di un’Europa federale. Si trattava, però, di distruggere gli Stati europei e di federare le popolazioni per etnie attorno al Reich ariano. Tutto l’insieme sarebbe stato sottoposto alla dittatura di una burocrazia non eletta, controllata da Berlino. Dopo la Liberazione, mise in opera il suo progetto con l’aiuto degli anglosassoni e divenne, nel 1958, il primo presidente della Commissione europea…
A Chiesa chiediamo, sommessamente, cosa accosta la visione (nazista?) dell”Eurasia di Fusaro con la sua tanto da invitarlo a Pandora TV.
Potrebbe essere, invece, molto illuminante la sua risata dopo la battuta di Sgarbi che apostrofava a Paragone un “…guardate che l’ho stanato io lui, perché se fosse per te lo avresti…” e di tutta risposta il conduttore aggravava “… ma io lo conosco già.”
Tutto un equivoco oppure dobbiamo chiederci quo vadis Chiesa?
Si quis est metus Chiesa? (C’è qualche timore Chiesa?)
Quis tu Chiesa? (Chi sei Chiesa? )
Anche perché dire che si è alla ricerca di “… un’idea alternativa. Bisogna uscire da questo sistema” non è sufficiente, se non ci si chiede, anche, come? in quale modo?
Il materialismo dialettico e storico, del quale parlava K. Marx, dove si mettevano in luce le contraddizioni del capitalismo può essere utilizzato dai lavoratori nella lotta per una società nuova, senza sfruttati e sfruttatori. Noi, ad esempio, lo diciamo da sempre che bisogna modificare quelli che sono i rapporti di forza per il superamento della contraddizione lavoro/capitale verso un sistema comunista. Infatti, la società capitalistica, quella odierna, è caratterizzata dall’aver fatto diventare “merce”, sottomessa al sistema della compravendita anche la forza-lavoro.
Bisognerà, ad esempio, sollevare la questione dei c.d. “disturbi” riferita alle “merci/prodotti immateriali” di cui parlano moltissimo economisti, filosofi e sociologi e afferenti alla indotta disoccupazione, con l’insorgente sviluppo delle nuove tecnologie (computerizzazione, robotizzazione…) a soppiantare l’occupazione di medici, cassiere dei supermercati, operai, impiegati, insegnanti, giornalisti… con un rimpiazzato sostituto Reddito di cittadinanza (elemosina?).
Reddito di cittadinanza inventato dai capitalisti anglofoni (come “soluzione” e calmiere delle tensioni sociali) e rivendicato eterodirezionalmente, oggi, sia da destra che da sinistra… per non parlare del M5S.
Se non si precisa cosa si vuole o dove si vuole andare c’è il rischio concreto di cadere nella eterogenesi dei fini (dal dizionario Treccani: Principio formulato da Wundt, secondo il quale le azioni umane possono riuscire a fini diversi da quelli che sono perseguiti dal soggetto che compie l’azione; in partic., ciò avverrebbe per il sommarsi delle conseguenze e degli effetti secondari dell’agire, che modificherebbe gli scopi originari, o farebbe nascere nuove motivazioni, di carattere non intenzionale).