di MOWA
La reazione della Lega alla misura cautelativa della magistratura di bloccare 49 milioni di euro di soldi pubblici la potremmo definire con un proverbio milanese
Quand se mangia gaudeamus, quand gh’è de pagà suspiramus.
(Quando si mangia siamo contenti, quando si deve pagare invece sospiriamo.)
Una gogna mediatica, dicono i leghisti che, però, in passato, avevano saputo cavalcare, demagogicamente, urlando slogan sull’onestà (e, guarda caso, carpiti ai militanti del P.C.I.), contro politici nella c.d. Tangentopoli del 1992-1993 e che, ora, come un giro di boa, ritorna loro indietro con gli interessi.
Or che sono passati i tempi della “Roma ladrona”, quella degli albori, che aveva garantito loro fortune elettorali, la Lega, deve fare ammenda e passare attraverso le maglie di un sistema fatto di regole matematiche, contabilità… e Tribunali.
Lega, rammentiamolo, prodotto capitalistico perché partorita dalla Fondazione Agnelli, che non ha mai perso occasione di ricadere negli stessi errori, come avvenne, agli inizi, con Umberto Bossi a cui, a fine anni ’90, venne comminata una condanna definitiva (8 mesi) in Cassazione, per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
Un prodotto capitalistico, dicevamo, quello della Lega che proviene da un think tank come la Fondazione Agnelli, che (quest’ultima), non si fece scrupoli nel dare ai movimenti “della destra DC, ‘Europa 70’ cospicui finanziamenti in vista del piano presidenzialista simile a quello di Pacciardi e Sogno”. Un think tank, che collega alcuni suoi membri, es. Gianni Agnelli, ad un altro ben più terribile e spietato centro di potere come il Bilderberg.
Tanto potenti da riuscire a condizionare le testate giornalistiche su un presunto, disaccordo (se così si può chiamare visto che, entrambi, rimangono all’interno del Carroccio) tra Bossi e Salvini minimizzando, quello che è il vero danno reso alla collettività che è quello dell’aver usato, ma ancor prima incassato, soldi pubblici, destinandoli a qualcosa di diverso da ciò che prestabilisce la legge (come l’investimento in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti). La magistratura, a ragion veduta, ha pensato bene ad una misura di congelamento economico onde evitare che i fondi facessero, probabilmente, la stessa fine di quanto già accaduto anni orsono con la banca padana, la Credieuronord. Soldi che si erano volatilizzati (con quella banca, la Credieuronord), quando vennero, letteralmente, messi in mutande, persino pensionati che avevano dato fiducia al progetto padano versando i sudati risparmi di un’intera vita di lavoro.
La tristezza di quanto accade fa supporre un progetto ben congeniato nei piani alti del potere e piange il cuore vedere, e subire mille altre volte ancora, lo spettacolo infelice di formazioni politiche sorte da quell’insussistenza sociale gonfiata artificialmente con terminologia da operetta e, quella poca rimasta in vita con un minimo di stratificazione produttiva, anch’essa in via di mutazione genetica.
Assistiamo, come popolazione, ad uno dei probabili e più grandi esperimenti fatti sulle persone rispetto a cambiamenti repentini del proprio vissuto e che, per effetto di una velocissima roulette tra formazioni politiche, sindacali… fa girare la testa e impedisce, de facto, a chiunque una pur minima ricostruzione sequenziale del proprio vissuto e bagaglio esperienziale. Una brutta premessa di orwellismo non solo terminologico ma di vita.
Vun el fa la suppa e i olter la mangen.
(Uno fa la zuppa e gli altri la mangiano.)