di MOWA
Si susseguono le più disparate reazioni dopo quanto dichiarato, durante il dibattito all’Ordine degli avvocati di Genova, da parte del sostituto procuratore della Corte di Appello Enrico Zucca (uno dei giudici al processo sui fatti della scuola Diaz) che ha sostenuto che “l’11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali” e, anche, “i nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”.
Lì per lì si rimane sconcertati che un così valido magistrato si avvii ad una così pesante posizione pubblica ma, poi, dopo lo sbigottimento, si ritorna ai giorni di quel fatidico G8 del settembre 2001 e riaffiora alla memoria il dramma dei manifestanti di Genova con i pestaggi (“macelleria messicana” usando le parole che Michelangelo Fournier, all’epoca, vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma) alla scuola Diaz da parte della Polizia. Si ricordano, inoltre, quelle strane presenze (‘black bloc’) che andavano e venivano tra i manifestanti e le Forze dell’Ordine.
Per chi non ha mai sentito parlare di quel giorno genovese (11/9/2001) o volesse approfondire quanto accaduto consigliamo di andare a sfogliare le pagine di “Genova, Nome per nome” per farsi un quadro più dettagliato ed avere elementi in più per riflettere sulle osservazioni del magistrato.
Magistrato che, durante le sue obbligatorie indagini, “subì” ingiustificate “difficoltà” perchè non portasse a sereno compimento il suo delicato lavoro d’inchiesta su quanto accadde realmente in quella circostanza. Le indagini si conclusero con diverse condanne di alcune figure delle Forze dell’Ordine.
Nessuno e, supponiamo men che meno il magistrato, vuole mettere in discussione la straordinaria figura della Polizia nelle istituzioni democratiche se non per il fatto che non sia possibile trincerarsi dietro un corpo che ha delle aree ammalorate che, se non curate, rischiano di propagarne l’infezione.
Si condivide il parere di Magistratura Democratica quando si sostiene che
“non possa qualificarsi oltraggioso per le forze dell’ordine ribadire, sulla base di queste premesse condivise, l’incidenza di quella grave vicenda sulla credibilità delle istituzioni, nell’ambito delle quali, nel pieno rispetto della legge e dei diritti delle persone, si collocano le forze di polizia con il loro quotidiano e indispensabile lavoro, nella legalità e a tutela della legalità.”
Ma, anche, dove si dice
“Con riferimento al merito delle dichiarazioni del sostituto procuratore Zucca, osserviamo che le pronunce della Corte di cassazione e della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno qualificato i fatti di Genova in termini di tortura e hanno censurato il nostro Paese per non avere posto in essere quegli adempimenti procedurali – tra cui la sospensione dal servizio dei responsabili – necessari per prevenire e reprimere il delitto di tortura.”
Non c’è stato nè dileggio, nè offesa se non ascrivibile ad alcune persone che sono tuttora in servizio e, in alcuni casi, promosse di funzione. Vi rimando al seguente post per vedere il grado di miracolo avvenuto all’interno della Polizia nonostante le sentenze del Tribunale.
Persone della Polizia che sui fatti di Genova hanno detto palesi bugie e riprese dalla Corte di Strasburgo che vi ha dedicato un passaggio nella sentenza del 7 aprile 2015.
Altre bugie sono piovute su quella notte genovese il 22 luglio a “RaiNews 24” (ore 2:17), quando personale della Polizia parlò in questo modo:
«Abbiamo sequestrato molotov, una mazza, spranghe di piombo, molti coltelli, altri oggetti contundenti e anche droga. Abbiamo sequestrato anche divise presumibilmente appartenenti al gruppo di black bloc, quindi pantaloni, magliette nere, passamontagna, bandiere… del materiale cartaceo che potrebbero sembrare dei piani di attacco».
Personale che avrebbe dovuto essere un muro granitico contro le ingiustizie e i soprusi e, invece, si sono infangati della cosa peggiore che potesse fare un servitore dello Stato: mentire reiteratamente a sé stessi e a chi dovrebbe rappresentare le Istituzioni democratiche.
Tutto ciò, non può passare in sordina e il magistrato Enrico Zucca ha risvegliato gli animi denunciando l’ignominia di alcune persone che hanno offeso la divisa che indossano altre migliaia di poliziotti che, invece, nulla hanno a che fare con costoro per rigore morale e sudato rispetto, a volte a prezzo della vita per difendere gli altri. Una difesa scevra da argomentazioni e distinguo dei buoni dai cattivi non rassicura i cittadini ma, anzi… E, si spera che nessuno voglia alimentare questa “miccia” che non aiuta alla distensione.