di MOWA
Tempo fa sollevammo qualche perplessità su un piccolo neo della politica milanese fatto da un esponente leghista che rivendicava l’intervento delle autorità per ripristinare l’ordine ed il decoro nella zona di viale Bligny ed esattamente al civico 42. Nel merito si parla dell’ex consigliere leghista, tal Matteo Salvini che, nel 2011, presentava una mozione, ora agli atti del Comune, al sindaco Giuliano Pisapia e nella premessa e nelle considerazioni scriveva:
- che lo stabile di viale Bligny 42 è caratterizzato da una cronica situazione di degrado;
- che l’edificio è abitato prevalentemente da extracomunitari, molti dei quali clandestini, e che sono già rilevate in passato dalle forze dell’ordine numerose occupazioni abusive, gravi carenze igieniche e di sicurezza dell’immobile, attività di spaccio di stupefacenti da parte degli occupanti abusivi;
- che questo contesto di degrado ha determinato e favorito fortemente nella zona anche numerose risse, atti di danneggiamento e reati predatori, disturbo alla quiete pubblica e attività di prostituzione, fino all’accoltellamento e alla morte di un nordafricano nell’agosto del 2008;
Una storia molto controversa e antica quella di viale Bligny 42 che dovrebbe far indignare chiunque sia a favore della legalità e del quieto vivere civile ma, ci si chiede il senso della mozione, visto che, nonostante l’ex consigliere Matteo Salvini abbia avuto modo di sedere sulle poltrone meneghine di Palazzo Marino dal lontano 1993 ed il suo partito (o ex partito non si è ancora capito molto bene!) sia la Lega Nord vincitrice alle elezioni, giusto in quella stessa data, con sindaco Marco Formentini, non sia stato risolto nulla in quell’area.
Ci si domanda, anche, come mai, dopo qualche mese da quella mozione, sia avvenuto l’acquisto, da parte di Salvini, di un immobile in quello stabile al civico 42 (14 maggio del 2012 sostiene il fatto Quotidiano) visto lo stato complessivo del preoccupante degrado, spendendo la bella somma di quaranta mila euro che corrisponderebbe, più o meno, alla buona uscita – liquidazione – di un dipendente pubblico con circa 40anni di lavoro.
Soldi da buttare o da investire in un futuro più radioso?
Non ce ne voglia l’ex consigliere di Milano ed oggi, nientemeno, Ministro dell’Interno e vice Presidente del Consiglio, ma suona strano perchè, di solito, chi non vive nell’oro e vorrebbe acquistare un immobile per abitare, gradirebbe farlo in zone con meno problemi e non dove vi è un condensato di criticità o, addirittura, cosa gravissima, come sostiene nella mozione: “fino all’accoltellamento e alla morte di un nordafricano nell’agosto del 2008”.
Un investimento, quindi, incomprensibile… A meno che non si profilino altri sbocchi e qui non vorremmo sorgessero dubbi, anche, di cose, forse, più ciniche e spiacevoli che potrebbero squalificarlo.
Per l’ex consigliere e oggi Ministro dell’Interno, questa volta, non si tratta, come ha più volte gravemente fatto, di portare magliette o giubbotti dell’estrema destra – (l’ultima era quella dell'”Offence best defence” commercializzate da Francesco Guglielmo Mancini, quel veronese, militante vicino al Veneto Fronte Skinhead, della “famosa” formazione neonazista del blitz squadrista di Como, del dicembre 2017) – ma di capire se sia mai albergato, veramente, nel suo animo il desiderio di una reale soluzione per quella realtà abitativa e se rovisterà tra i faldoni del ministero, per scoprire che vi sono state e vi sono cose inimmaginabili per le persone perbene come, la possibilità di una probabile “velata convivenza” (o connivenza) tra pezzi (deviati?) dello Stato con quella che fu la strategia della tensione e, probabilmente, sino ai giorni più recenti. Scoprirà, forse, cercando tra gli incartamenti, chi fosse la proprietà (che nulla aveva di simpatie di sinistra, anzi) che affittò quell’abbaino che, in seguito, risultò essere stato l’archivio segreto di Avanguardia Operaia, come, anche, scritto nel libro di Elia Rosati: L’ETERNO – Presente! Ostinate e contrarie. Memorie e celebrazioni dell’altra Italia, con “tutta probabilità si trattava di carte inizialmente appartenute ad Avanguardia operaia e poi probabilmente utilizzate come data-base da varie organizzazioni”.
Circostanze straordinarie su quello strano archivio che fanno re-incontrare qualche anno dopo, sotto lo stesso tetto di lavoro (i Vigili Urbani di Milano), chi indagò come Digos e chi era dall’ altra parte.
Scoprirà, forse, rovistando sempre in quei faldoni che nella torbida vita della prostituzione, (“attività di spaccio di stupefacenti da parte degli occupanti abusivi”, come scrisse nella sua mozione) si nascondono vari tipi di mafia ed elementi della destra, come è sempre avvenuto e come Mafia Capitale dovrebbe aver insegnato.
Ricordiamo che Milano fu ed è, purtroppo, la capofila del malaffare dove le mafie hanno investito molto e non vogliono, sicuramente, perdere quello che nei decenni hanno progettato di guadagnare mandando, quando gli è servito, suoi affiliati anche nelle istituzioni o facendo esplodere bombe come successe al Pac di via Palestro a Milano il 27 luglio 1993 dove, purtroppo, morì, anche, un caro conoscente e umile servitore dello Stato a cui dobbiamo dare onore facendo emergere la verità… anche se scomoda.