di MOWA
Essendoci allontanati, piano piano, dal periodo bellico della seconda guerra mondiale sono “emersi” documenti dai paesi che avrebbero “contribuito” alla sconfitta del nazi-fascismo in Italia, sennonché, con sorpresa, abbiamo scoperto che, questi stessi paesi, hanno contribuito alla scalata al potere di Benito Mussolini ( questo era già stato scritto in un precedente articolo, dove segnalando che costui lavorava al soldo dei servizi segreti britannici – MI5). Però, che vi fosse stata una rete incredibilmente fitta di spie o “clienti” anticomunisti (così l’IRD – Information Reserch Department – li chiamava) al servizio di sua Maestà, allora, lo avevamo solo supposto, in quanto, ancora, privi delle dovute prove.
Con l’uscita del libro “Il golpe inglese”, di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella, dove è evidente una faticosa ed accurata ricerca, si aprono squarci sul nostro passato anche più recente, che ci aiutano a comprendere meglio perché alcuni personaggi hanno ricoperto e ricoprono alcuni posti di “riguardo” e non altri. Perché alcuni scrittori o giornalisti hanno avuto successo, continuando a cavalcare la breccia e così via.
Questo libro spiega – documenti alla mano – la funzione di “pseudo” partigiani, assolta da alcuni elementi, che lavoravano, come nell’esilarante opera di Carlo Goldoni “Arlecchino servitore di due padroni”, sia con il SOE (Special Operations Executive) inglese che per i reazionari borghesi in Italia, un noto esempio è il monarchico-liberale (sic!) Edgardo Sogno Rata del Vallino.
D’altronde cosa si può pretendere da uno che ha fatto il proprio apprendistato politico nei Balilla e poi nei GUF (Gruppi Universitari Fascisti), uno che è stato ufficiale nel Nizza Cavalleria e combattente dalla parte dei franchisti in Spagna, collaboratore giornalista del “Telegrafo”, giornale della famiglia Ciano ed intimo di Maria Josè e Umberto di Savoia, uno che ha costruito e usato le organizzazioni Franchi ed Otto per l’intelligence britannica con l’intento di depotenziare e screditare l’egemonia comunista nelle formazioni partigiane, uno che pur di non far governare i comunisti nel dopoguerra, ha dichiarato di “sparare ai traditori” qualora fossero stati aiutati ad entrare nella “stanza dei bottoni”, uno che negli anni ’70 tentò di effettuare un golpe in Italia.
La sorpresa arriva, però, dal ruolo avuto dal papà di Paolo Mieli, il militante “comunista” clandestino Renato, il quale, rifugiatosi in Francia per le persecuzioni razziali del fascismo perché ebreo, ha iniziato a lavorare, con il nome in codice di “colonnello Merryl”, per il PWB (Psycological Walfare Branch) inglese con l’obiettivo di manipolare l’opinione pubblica attraverso ogni mezzo comunicativo ed, infatti, venne fondata l’ANSA. Il PWB assumerà nel 1948 il nome di IRD perseguendo lo scopo di evitare, ad ogni costo, l’ascesa del PCI. Probabilmente doveva essere una tradizione di famiglia lavorare per evitare che i comunisti entrassero al Governo, perché, la stessa, è stata perseguita dal figlio Paolo quando ha fatto parte di Potere Operaio che, guarda caso, aveva come nemico principale il PCI, prima ancora della borghesia, perché era il “traditore della classe operaia”.
Oggi, poi, scopriamo che i servizi inglesi finanziarono, e non solo, molte formazioni extraparlamentari tra cui “il manifesto” che, puta caso, voleva presentarsi alle elezioni nei primi anni ’70 insieme a Potere Operaio, l’organizzazione terrorista di cui faceva parte Paolo Mieli.
Tanto era, per gli inglesi, l’avversione alla politica dei comunisti italiani, che, con spregiudicatezza e irresponsabilità, “usarono”, direttamente o indirettamente, varie persone, tra cui Paolo Brichetto (padre di Letizia Brichetto in Moratti), Edgardo Sogno, Roberto Dotti, (tutti dei Comitati Resistenza Democratica di E. Sogno) che fu il tramite, attraverso Mara Cagol, delle BR, Junio Valerio Borghese (ex X Mas -RSI),Luigi Cavallo (ex-PCI), Adriano “Brown”-“Ruben” Olivetti (industriale), fino aGiangiacomo (“Giangi”) “Osvaldo” Feltrinelli.
Ricordiamo che il patrigno di “Osvaldo”, Luigi Barzini jr. era, oltre che, al centro di operazioni editoriali del PWB, tra i fondatori del SISI (Servizio informazioni stampa italiana) che pubblicava diversi fogli economici oltre al “Globo”, dirigeva “La Settimana Incom”, collaborava al “Corriere Lombardo” di Milano diretto da Edgardo Sogno e al quotidiano “Risorgimento liberale” che è stato riaperto dall’organismo inglese che ne ha passato la direzione prima a Renato Mieli e poi a Mario Pannunzio.
Ci piace, anche, segnalare come la sorellastra Ludina ricordi “Giangi” Feltrinelli: “studente disattento, ribelle e ostile, […] Un fascista arrabbiato. Veste l’uniforme di avanguardista a cavallo, tappezza la casa di manifesti inneggianti al duce, alla immancabile vittoria dell’Asse. […] Ascolta dietro le porte le conversazioni degli adulti, pronto a riferire e a denunciare senza pietà.” (1)
L’obiettivo perseguito da molti era di evitare che, nel 1972, avvenisse l’elezione di Enrico Berlinguer a segretario del PCI anche con azioni violente. Ricordiamo che “Osvaldo” Feltrinelli tentò di far saltare il traliccio di Segrate erogante corrente al Palalido di Milano, sede del congresso comunista. Sul luogo dell’epilogo dinamitardo di Feltrinelli, spiega il libro “Il golpe inglese”, vennero trovati sul furgone di “Osvaldo” 300 milioni di lire, da consegnare a Roma ad alcuni esponenti de “il manifesto” per la campagna elettorale di cui sopra.
D’altronde, se Ernest Bevin, l’allora ministro degli Esteri inglese, dichiarava: “Se le elezioni politiche del prossimo aprile [1948 ndr] dovessero sancire la vittoria del blocco socialcomunista, le nostre misure sarebbero risultate vane. Di conseguenza, potrebbe essere necessaria una nuova guerra mondiale per liberare l’Italia dal comunismo, così come è già avvenuto per affrancarla dal lungo giogo fascista” cosa ci si poteva aspettare di diverso da parte di questi stolti figuri. O quanto scritto nella quarta parte del rapporto elaborato da B. Crowe, del Foreign Office, del 1976, intitolata: “Intervento sovversivo o militare contro il PCI” – “Questa opzione copre una serie di possibilità: dalle operazioni di basso profilo (come quelle previste dall’IRD) al supporto attivo alle forze democratiche (finanziario o di altro tipo), con l’obiettivo di dirigere l’intervento a sostegno di un colpo di stato incoraggiato dall’esterno.”
La cosa avvilente è che costoro hanno avuto come “clienti”: l’on. Carlo Donat-Cattin (DC), l’on. Flaminio Piccoli (DC), l’on. Palenzona (CISL), l’on. Binotti (CISL), il giornalista Grazzini (Corriere Mercantile), il giornalista Gazzo (Corriere del Popolo), l’avv. Umberto Cavassa (Il Secolo XIX), monsignor Pisoni (L’Italia), G. Emanuel (Corriere della sera), E. Rusconi (Oggi), A. Tofanelli (Tempo), il dott. Origlia (ISPI), il dott. Tonelli (Unione industriali- Informazioni industriali), M. Caputo (La Gazzetta del Popolo), M. Pinacci (Rinnovamento Liberale), il prof. B. Leoni (giornalista del PLI, doc. Università Pavia), Michele Serra (La Gazzetta del Popolo), G. C. Re (Il Popolo Nuovo), Donat-Cattin (Segr. Prov. CISL, Lettere ai Lavoratori, Il Lavoratore Fiat), il dott.Chiavazza (Nostro Tempo), Vito Rastelli (La Gazzetta di Reggio), Marcello Morselli (Gazzetta di Modena), Giuseppe Longo alias “Paolo Tarso” (Il Giornale d’Emilia), l’on.Raimondo Manzini (Avvenire), Nereo Fioratti (Gazzetta Padana), Mario Ferrara (Gazzetta di Parma), Anselmo Martoni (CISL), Gualtiero Koch (Radio Rai), Felice Battaglia (rettore Università), Manzini (Avvenire), Alcide Toffaloni (Azione Cattolica), Gibelli (Corriere della sera, Corriere d’informazione), Franco Motta (CISL), De Secly (Gazzetta del Mezzogiorno), Luigi Emery (Giornale dell’Emilia) per citarne solo alcuni…
(1) Ludina Barzini “I Barzini, tre generazioni di giornalisti, una storia del Novecento”, Mondadori