di MOWA
È di questi giorni la notizia dell’indagine fatta dall’organizzazione Oxfam: nel rapporto, stilato, risulta che, solo, 26 persone, nel mondo, possiedano la ricchezza dell’equivalente di 4 miliardi di esseri umani.
Una cifra che fa venire i brividi se pensiamo che, calcoli alla mano con il worldometers (in questo momento, siamo oltre 7,6 miliardi di persone), questa ridicola, infinitesimale, briciola di percentuale (0,0000000…3421 %) di soggetti possegga averi e ricchezze materiali di più della metà del globo.
Un mondo dove, vistose e inique esigenze devono essere corrette se vogliamo definirci civili esseri umani con eguali bisogni e identiche aspirazioni di benessere.
Non ci sono scuse o attenuanti per giustificare cotanta diversità a fronte di quello a cui stiamo assistendo quotidianamente: nostri simili che sfidano la morte per raggiungere la sopravvivenza, quella giustizia sociale che viene loro palesemente negata perché piena di insidie che vanno dalle complicità dei “sottoposti” di quella classe di ricchi sino al bombardamento sia culturale che reale per chi cerca di trovare soddisfazione e riscatto.
Vediamo, infatti, come sono pericolose e nocive queste disuguaglianze sociali per la collettività democratica e cosa stiano producendo (in queste ore) nel paese venezuelano dove le ultime libere elezioni hanno dato per vincente alla presidenza della Repubblica il canditato Maduro mentre, un riccastro di un altro Stato (USA), lo vorrebbe sconfessare perché contrario alle politiche del neoeletto che vorrebbe continuare la socializzazione – ridistribuzione al popolo – delle ricchezze e risorse a favore degli ultimi, e quindi promuove di fatto un colpo di stato conferendo arbitrariamente quella stessa carica pubblica ad un ambizioso giovane pupazzo trentacinquenne come Juan Guaidó.
Constatiamo, inoltre, come molte testate si prestino a non riequilibrare l’informazione lasciando trapelare l’ipotesi di un marginale dubbio sulla democratica candidatura di Maduro di fronte ad un palese abominio giuridico e spacciando come normale quella dell’autocandidatura di quel Juan Guaidó.
Provate, ora, ad immaginare se la stessa identica cosa fosse stata fatta nel vostro democratico paese. Cosa fareste voi? Cosa dovrebbe fare il designato ed eletto Presidente? Rimanere fermo e inoperoso confermando, quindi, di aver veramente barato?
Vediamo, anche, come vengono pilotate le informazioni gestite da quella briciola di ricchi che distraggono dai reali bisogni con titoli offensivi dell’intelligenza.
Una vergognosa ostentazione di “meta sociale” come, ben sostenuto nel post di Alessandro Robecchi, fatto da un “rosario” di disuguaglianze
“che aumentano, e il privé svizzero dei potentissimi. […] In effetti, il rosario è impressionante, se il libero mercato è “libera volpe in libero pollaio”, qui nel mercato liberissimo le volpi sono diventate onnivore e grasse da far schifo, mentre intere moltitudini di terrestri sono condannate a morte o a stenti quotidiani, mentre il lavoro viene sempre più precarizzato e svilito, mentre nei paesi ricchi avere un’occupazione non è più nemmeno una garanzia di non essere poveri. […] Controcanto un po’ grottesco: sulle politiche sociali si recita continuamente il mantra del non-ci-sono-i-soldi, proprio mentre si nota – classifiche e indignazione alla mano – che i soldi ci sono, invece, e pure tanti, e ce li hanno quasi tutti quei 26 tizi lì…”
Le ricette per risolvere le diguaglilanze non sono difficili, sono, invece, complicati, malauguratamente, gli ostacoli che surretiziamente vengono creati, spesso, proprio da coloro i quali dovrebbero trarre beneficio dall’applicare più giustizia sociale in quanto vittime di una campagna martellante (secolare) culturale in cui è passata la “regola” che è naturale avere patrizi e plebei, oppressi e oppressori e, quindi, giusto e giustificato promuovere classi sociali diversificate.
Questa sovrastruttura ideologica, voluta a livello mondiale da una risicata manciata di “ladri di futuro” di miliardi di persone e per gli oppressi, il vero vulnus delle disparità economico-sociali, è stata ed è messa, invece, in forte discussione nelle analisi dei comunisti che chiedevano (e chiedono) ai proletari di tutto il mondo di unirsi per scardinare lo status quo (esistente) e realizzare, invece, una società più equa e giusta… E l’ennesima graduatoria dell’organizzazione Oxfam grida: giustizia!