di MOWA
Chissà quali sono state le reali motivazioni che hanno spinto il Movimento 5 Stelle a prendere le distanze dalla Lega di Salvini in merito alla proposta di un finanziamento di altri 3 milioni di euro per il 2019 a sostegno di Radio Radicale.
Un emendamento a favore della Radio proposto dal Pd (a firma dell’ex portavoce del radicale Francesco Rutelli, Filippo Sensi e dal radicale, Roberto Giachetti – che, sembra, conservi la doppia tessera) che, apparentemente, divide l’attuale maggioranza di Governo.
Ma, visto il voto possiamo sperare che la scelta del M5S vada in tale direzione e che ci si domandi perché la privata Radio Radicale dovrebbe fruire di una corsia preferenziale rispetto a tutte le altre identiche realtà che, però, non vivono delle stesse prebende pubbliche; perchè, ricordiamolo, detta emittente non è (benché lo vogliano far credere!), un modello di servizio pubblico radiofonico, anche se per certi versi vorrebbe esserlo, ricordiamoci, però, che la gestione è politica e del, solo, Partito Radicale. Con la valenza di significativo sperpero di denaro dei cittadini italiani.
E, allora, qualche riflessione sulla formazione politica, che fruisce da decenni di soldi della collettività attraverso l’emittente, ci porta a fare ulteriori ragionamenti sulle motivazioni che hanno spinto partiti come, ad esempio, la Lega di Salvini a difendere quella Radio.
Una di quelle adesioni al voto di sostegno della radio da parte della Lega potrebbe risalire alla dovuta vicinanza al bacino ideologico dei masso-reazionari dei pannelliani e soci con i fascisti, come fece Marco Pannella con Armando Plebe. Riscontro, questo, che emerse dalle dichiarazioni di diversi militanti riportate nel libro bianco LA ROSA RUBATA [*, **] uscito nei mesi successivi al XIX Congresso del Partito radicale, che si era tenuto a Bologna tra il 29 ottobre e il 1 novembre 1977. Una Lega che su quel voto a favore di Radio Radicale riceve il plauso di fascisti d’oltralpe.
Infatti, sono estremamente chiare le parole del, nientepopodimenoche, Jean-Marie Le Pen (l’ex leader e fondatore del partito di estrema destra francese ‘Fronte Nazionale’ – portato avanti dalla sua stretta parente, Marine) che sui radicali dichiara:
“Abbiamo delle radici comuni (con Marco, ndr) facciamo parte della stessa comunità di idee una comunità di pensiero, una comunità di sentimenti”.
Suffragate da altre dette al leghista e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini:
“Credo che si debba in effetti salvare il pensiero di Marco e difendere le idee che erano le sue, perché fanno parte delle sfumature del pensiero europeo; dunque vanno salvaguardate. Penso al grande Marco, al merito della durata delle sue battaglie politiche e sono inorridito dall’idea che (Radio Radicale, ndr) possa sparire”
Sì, la destra più aggressiva porta in palmo di mano la tutela della radio dei radicali che, nel corso degli anni (guarda caso la coincidenza) ha portato avanti gli stessi obiettivi passati attraverso l’emittente come strumento e voce alle campagne martellanti per (e ottenute) l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, oppure il cambio della Costituzione.
Che avesse ragione da vendere l’intervistato ex tesoriere del partito di Pannella, Danilo Quinto, (del 2012) che definiva sor Giacinto, in arte Marco, la: «più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana»?
Quinto, che dal 1995 al 2005 ha procurato al partito finanziamenti per ben 45 milioni?
E prosegue affermando che il Partito radicale è:
«una famiglia allargata dove tutto ciò che era privato diveniva anche pubblico, dove ci si accoppiava e ci si cornificava fra di noi, dove il massimo della gratificazione era salutare Pannella baciandolo sulle labbra quando si presentava alle riunioni mano nella mano con l’ultimo dei suoi fidanzati ventenni e lo imponeva come futuro dirigente o parlamentare». [***]