di MOWA
“Gli arrivisti sono come le scimmie delle quali hanno l’agilità: durante la scalata si ammira la loro destrezza ma, una volta arrivati in cima, non se ne vede che il culo.” (Il giglio nella valle di Honorè de Balzac)
I problemi degli ultimi decenni, per diverse generazioni e “grazie” alla propugnazione di una crescente cultura liberale, sono stati sia quello dell’invelenimento dei valori di socialità, che quello dell’individualismo spinto e portato all’ennesima potenza dove non ci si proietta più per il miglioramento dei bisogni collettivi previsti dalla Costituzione italiana ma solo per sé stessi.
Teoria di un liberismo che ha avuto diversi cultori e sostenitori nel corso dei secoli da F. Quesnay, R. J. Turgot, A. Smith, J. Stuart Mill, a G. Mosca… così, come, anche nei più “aperti” economisti, ogni forma di economia è controllata e di pianificazione, anche nei limiti e nelle forme come prospettato da J.A. Schumpeter o da J. Keynes, il che equivaleva, pur sempre per loro, ad un forma di collettivismo da rifiutare.
Non a caso, tutti gli attuali parlamentari italiani (e non solo infatti) sono figli delle teorie svilippate dai vari R.E. Nozick, che hanno teorizzato lo «Stato minimo», fondato su contratti tra privati (dove la tutela dello Stato diverrebbe l’unico compito), e aspramente critico a qualunque forma di giustizia distributiva. Tutti costoro, sono quelli che hanno, indirettamente, condannato le persone delle Istituzioni passate che hanno tentato di invertire la rotta verso una maggior collettivizzazione dei beni sociali con aziende come l’ENI, l’IRI… che avevano voluto i vari Mattei, Moro, Togliatti, Berlinguer…
Infatti, nella recente decadenza valoriale, gli attuali parlamentari hanno spinto molti a mettere da parte il pudore e a dare sfogo alla indecenza che ha portato la società a ingigantire rivalità tra i vari soggetti, e non su come constratare il crescente numero e le cause che hanno generato le diseguaglianze sociali per un benessere collettivo ma su paradigmi di tutt’altro genere, che sfociano nella sopraffazione (soppressione) dell’altro (antagonista) facendo riemergere il detto latino mors tua vita mea (morte tua, vita mia); riportando in auge, quindi, quelle che erano le massime degli scontri tra i gladiatori dove si contrapponeva la regola: nemico-nemico (ovvero, il nemico è colui che deve essere annientato).
Un becero e insano individualismo che, oggi, li vede come eroi ma, domani, come immondizia. Eroi che hanno fatto della bugia il loro credo politico (e tornaconto personale) pur di non essere declassati dal loro rango (fatto di cartone) e che una volta spazzato via dal vento della Giustizia sociale li metterà a nudo per le loro vergognose vite da parvenus che hanno avuto venerazioni per gli altri servi che li circondano.
Eroi temporanei che se la prendono con chi sta peggio socialmente, invece, di ricercare come sanare quella falla di disumana inciviltà fatta di disparità e, intanto, si dimenticano di elencare i loro guadagni dovuti all’aver sfruttato la politica a proprio vantaggio come, ad es., avviene per il capitano ministro uscente Matteo Salvini con le sue azioni in quattro grossi nomi del settore energetico, A2A (3.500,00), Enel (250,00), Acea (392,00) e nella BG Selection (3.094,1), una Sicav di Banca Generali. Un politico, questi, tra l’altro, che si è distinto per assenze istituzionali da quando era in Consiglio comunale a Milano sino all’attuale Dicastero degli interni, dove dichiara, per il 2018, un reddito di 13.228 euro, a cui, però, vanno aggiunte, circa 100mila euro, provenienti dalla sua attività di deputato europarlamentare (e relativa al 2017) di 8.757,70 euro lordi al mese alle quali si devono aggiungere le diverse indennità per le varie spese generali di altre 4.513 euro (al mese) più i rimborsi per le spese di viaggio (320 euro al giorno).
Un “gladiatore” al soldo del liberismo e profumatamente pagato da quelli che vorrebbe (a parole!) combattere e che, invece, si riempie le tasche con i soldi della collettività. Per non parlare dei guai giudiziari in corso di definizione o definiti. Così, come fanno altri che con i soldi della collettività e, inscenando una finta democrazia digitale, pretendono soldi dai loro deputati per l’azienda privata.
Un liberismo che ha dissanguato le cospicue casse pubbliche e che sta spingendo il Paese Italia (e non solo) verso un ulteriore disastro socio-economico se non si inverte, al più presto, la rotta che porti verso una salvifica proiezione di socialità perché diceva bene Antonio Gramsci in Passato e Presente:
[La tendenza a diminuire l’avversario] È di per se stessa un documento dell’inferiorità di chi ne è posseduto; si tende infatti a diminuire rabbiosamente l’avversario per poter credere di esserne decisamente vittoriosi. In questa tendenza è perciò insito oscuramente un giudizio sulla propria incapacità e debolezza.