di MOWA
<< Non si serve lo Stato se non si serve la Repubblica e, con essa, la democrazia” […] “L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole. Un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali a reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione. L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca nazionale dell’agricoltura. Un attacco forsennato contro la nostra convivenza civile prima ancora che contro l’ordinamento stesso della Repubblica >>. [stralcio dall’intervento di Sergio Mattarella a Milano,12 dicembre 2019]
Parole significative quelle espresse dal Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, lo scorso 12 dicembre, a Milano, durante la rievocazione della strage di Piazza Fontana avvenuta 50anni fa.
Parole che dicono chi sono gli esecutori ma, anche, chi furono i “registi” e che provenivano da << una parte di strutture dello Stato >> per un << cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali a reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione >>.
Quelle parole pronunciate nell’intervento a Milano pesano come macigni e devono sfociare, per non diventare di nuovo “vittime” della vuota retorica, in una risposta concreta verso le vittime e tutto il Paese che ha sofferto ed è cambiato.
Perché, se quelle parole, sono sentite, dire che quel << 1969 >> – , come ha proseguito il Presidente della Repubblica, – << fu segnato da centoquarantacinque attentati dinamitardi >>, con << tentativi sanguinari di sottrarre al popolo la sua sovranità sono falliti >> deve avere un seguito con la desecretazione di tutti gli atti inerenti quel periodo in modo che emergano sia i responsabili che i veri registi delle sanguinarie stragi e del terrore nel nostro Paese << reclamando >> – questa volta sì – la << verità e giustizia >> sostenuta nell’importante intervento fatto a Milano lo scorso 12 dicembre.
Bisognerebbe capire, anche, lo strano silenzio dei media rispetto agli articoli pubblicati nei giorni scorsi, dall’attento e scrupoloso giornalista Gianni Barbacetto, che citano il nome e cognome del “paracadutista” che avrebbe messo materialmente la bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura e che, nelle sfortuna dei casi della vita, circostanza vuole, sia morto, proprio pochi mesi fa, dopo la pubblicazione del libro La maledizione di piazza Fontana del giudice Guido Salvini. Il reporter, nel suo articolo, ha scritto testualmente: << chiamarlo in causa sono i racconti di altri ordinovisti, da Giovanni Ventura a Delfo Zorzi, da Giampaolo Stimamiglio a Carlo Digilio. E soprattutto “l’Antiquario”, un altro testimone di cui Salvini non fa il nome, che racconta di averlo visto con i suoi occhi entrare in banca, nel pomeriggio di quel fatidico 12 dicembre, dopo aver prelevato una valigetta da un camion Om parcheggiato in piazza Fontana. “Era il figlio di un direttore di banca”, scrivono nel loro volume Salvini e Sceresini. Il padre di Bizzarri era funzionario della Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno >>.
Funzionari pubblici, anche se a distanza di anni, devono essere schiacciati alle loro responsabilità per aver tradito la missione a cui avevano giurato fedeltà e per essere stati infedeli servitori dello Stato, come fece intendere alla fine del ’73, il Presidente Pertini, quando spiegò alla giornalista Oriana Fallaci, il gesto del suo rifiuto pubblico di stringere la mano all’allora questore Marcello Guida (in quanto «gravava l’ombra della morte» dell’anarchico Giuseppe Pinelli, avvenuta appunto quando era questore di Milano), come ex-direttore del confino di Ventotene dei partigiani nel ventennio fascista. Intervengano, anche, gli organi di controllo e vigilanza su chi si macchia (o già macchiato) di infedeltà al giuramento fatto sulla Costituzione all’interno delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine dando concretezza alle parole di Sergio Mattarella: << Una fedeltà chiesta anzitutto ai servitori dello Stato >>
Si chieda, pertanto, con forza e determinazione la desecretazione e l’accesso pubblico di tutti gli atti (senza omississ) inerenti le stragi avvenute in Italia per respirare, finalmente, aria nuova di democrazia.