di MOWA
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.” [A. Gramsci, “L’Ordine Nuovo” 1°maggio 1919]
Passano gli anni ma non cambiano le richieste di limitazione allo studio della popolazione da parte di alcune sovrastrutture che agiscono per conto di forti concentrazioni socio-economiche.
Infatti, negli ultimi decenni, le richieste di modifica, riduzione… sino alla soppressione dello studio sono diventate argomento dominante da parte di diverse figure nel vano tentativo di contenere la voglia di conoscere, progredire, ampliare… delle persone che esprimono (fortunatamente!) il desiderio di migliorare sia loro stessi che per una progredita società ideale con il loro sapere.
Un Sapere – si diceva in premessa – che ha sempre avuto temibili avversari o contendenti che vanno da chi, conservando la propria posizione (anche castale), ne trae un beneficio immediato a chi, invece, vorrebbe entrare a farne parte con nuovi censi e quindi si fa profilare leggi su misura per auto-tutelarsi.
Situazioni del genere, nel tentativo di esclusione di chi avrebbe voglia di studiare e continuare la propria formazione, si stanno moltiplicando e concretizzando in questi ultimissimi anni con l’evidente richiesta di escludere chi non ha grandi famiglie con gonfi portafogli alle spalle ma è spinto dal bisogno di lavorare. Ad es., tuttora aperta la questione della declassazione (per non dire eliminazione de facto) di alcuni sistemi di studio tramite le nuove tecnologie che, invece, per i meno abbienti socio-economici (che sono costretti a lavorare per mantenersi) o, anche, per chi ha impedimenti vari che vanno dalla salute a quella logistica (abitazione, ecc.) danno la possibilità di studiare. Il decreto Fioramonti, del 23 dicembre 2019, ha previsto che i corsi di laurea in psicologia e quelli che preparano a diventare educatori sociali, assistenti sociali, insegnanti del nido, insegnanti della scuola primaria, potranno essere svolti dal prossimo anno accademico solo in un’ aula reale (anche se, poi, l’obbligo di frequenza non esiste) e non virtuale, senza alcuna modalità telematica. Infatti, il decreto dell’ex ministro Fioramonti (dimessosi dopo aver fatto tale atto amministrativo) esclude la modalità telematica per i corsi di psicologia e non solo, di utilizzare le nuove tecnologie.
Dispone, inoltre, che i corsi di studio nelle classi di laurea relative, fra l’altro, a psicologia e scienze della formazione possano essere erogate solo in presenza (presenza, poi, non sempre possibile vista la capienza delle aule rispetto al numero degli iscritti), e dunque non più in via telematica, a decorrere dall’anno accademico 2020/2021, mettendo in crisi due situazioni: sia per chi è iscritto ed in via di conclusione degli studi che si ritroverà in un limbo giuridico che per chi sarà definitivamente escluso da tali attività future.
Scandalose le reazioni dell’attuale ordine degli psicologi che, tramite il “Documento programmatico” si contraddice nello scritto, tra propositi e soluzioni, volendo (sembra di capire tra le righe) garantire un proprio self-protection work.
Un oscuro presentimento di privazione del Sapere che una volta era cavallo di battaglia del mondo socialista-comunista e che ora…