di MOWA
“I delitti sono proporzionali alla purezza della coscienza, e quello che per certi cuori è appena un errore, per alcune anime assume le proporzioni di un delitto.”
(Honoré De Balzac)
Quella terribile frase scritta nel titolo, ( avrebbe dovuto far saltare dalla sedia milioni di democratici italiani che avrebbero dovuto perseverare nelle richieste di approfondimenti, e invece…) è stata pronunciata da Licio Gelli alla giornalista Raffaella Fanelli, della rivista “Oggi”, il 16 febbraio 2011.
Una frase rivelatrice della portata antidemocratica in atto da decenni da forze illegali sia nello Stato che fuori da esso dimostrando, anchesì, la gittata di fuoco messa in cantiere dai manovali dell’eversione.
Eversione antidemocratica venuta a galla, grazie alla perseveranza dei famigliari delle numerosissime vittime, che hanno saputo, con dolore e frustrazione, far rilevare quanta parte ebbero le Istituzioni nelle varie stragi di un popolo soggiogato, stragi che si possono far partire da Portella della Ginestra sino alla trattativa Stato-mafia, passando per le bombe alla banca dell’Agricoltura di piazza Fontana, alla stazione ferroviaria di Bologna, ai numerosi treni come l’Italicus o agli omicidi di persone ossequiose della Costituzione come Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Giuseppe Peri, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino… e che continua imperterrito a mietere la sua scia di morte sia di persone che di valori.
Strutture (come Gladio, Noto servizio/Anello), che, si ribadisce, erano (e sono) illegali ma che qualcuno, nell’illusa speranza dell’oblio del tempo, cerca di far passare come nella norma di una difesa interna che non aveva (e non ha) mai avuto motivo di sussistere come dimostrato dalle innumerevoli carte studiate dagli storici o da diverse sentenze gudiziarie.
A comporre quel tassello che univa le diverse anime antidemocratiche nelle Istituzioni era la massoneria (nazionale e internazionale) che, per timore giudiziario, negava la propria regia dichiarandosi estranea ai fatti criminosi di tutti coloro che, scoperti, per rimediare, venivano bollati come deviati dai principi ispiratori di siffatta “comunione”.
La regia occulta (e i finanziamenti) della massoneria per la strage della stazione di Bologna, viene a galla nei documenti ritrovati indosso a Licio Gelli, durante una perquisizione nel lontano settembre del 1982 quando fu arrestato a Ginevra ma che, “stranamente”, tardano ad essere esibiti nelle aule giudiziarie.
Uno stop and go delle Istituzioni che difetta a danno di chi ha subito un delitto, un atto criminoso, e che pazienta e si affida alla giustizia per avere, almeno, un valido motivo per calmare quella sete di onestà storica e non sentirsi offeso, anche, nell’intelligenza per quanto accaduto.
Un continuo stillicidio di democrazia ordito dai massocapitalisti che si completa con il cambio di passo del sistema elettorale e delle protratte picconate alla Costituzione, nata dalla Resistenza ad un sistema tirannico quale era quello nazifascista.
Un sistema massocapitalista che è riuscito, purtroppo, a smantellare, con le menzogne e gli infiltrati, il P.C.I. (che era stato in grado di bloccare i vari tentativi di golpe messi in atto, anche, da paesi stranieri come USA, Inghilterra…) e che, ora, utilizza la speranza dei nostalgici al nazifascismo con il solo intento di rimettere in auge un paradigma antidemocratico.
Un P.C.I. che aveva un proprio tessuto sociale scevro da colpe o da infingimenti e molto radicato nel territorio che ha avuto una funzione di protezione nella/della progressione democratica delle Istituzioni e dello Stato e che sarebbe il caso, per non dire, la necessità di essere ripristinato al più presto perché le lancette dell’orologio della perdita delle libertà costituzionali si stanno fermando come quelle sulle 10,25 della strage alla stazione di Bologna.