di MOWA
“Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e c’è troppo fanatismo nel mondo.”
(Enrico Berlinguer)
Navigando in rete si trovano le cose più disparate e sorprendenti che riaccendono, spesso, quel neurone che avevi dimenticato chissà dove e ti rimettono in moto le sinapsi al punto che ritrovi nei ricordi le origini di alcuni mali che attanagliano il paese Italia (e non solo).
Un esempio di cosa si possa trovare in rete lo abbiamo con lo straordinario documentario (che si invita alla visione) dal titolo Berlusconi: la genesi, dove, con dovizia di particolari, viene ricostruita la vera storia di un finto mito che ha causato danni molto gravi sia culturalmente che moralmente a questo paese.
Un finto mito, dopo il quale, sarà molto difficile ripristinare la barra di navigazione se la popolazione non si attrezzerà adeguatamente e in modo organizzato. Il comunismo berlingueriano (prima che fosse eliminato) era uno di questi “attrezzi” che permetteva di imparare a tutelarsi.
Negli impulsi delle sinapsi si trovano strani collegamenti di nomi (Tito Tettamanti) che si erano completamente dimenticati e che riaffiorano con il caso dei fondi della Lega di cui si parla in questi giorni.
Un nome “prestigioso” che si trova in quella ricostruzione fatta nel documentario che arriva sino ai giorni della vicenda della Lega di Matteo Salvini e che fa sovvenire, sempre per gli impulsi delle sinapsi, le parole di Gianni Barbacetto al capitolo Benvenuti al Parco Ligresti, del suo libro “Compagni che sbagliano. La sinistra al governo e altre storie della nuova Italia”:
“Resta invece opaca, anche dopo tanti restyling, la sua struttura societaria. L’oscurità si è trasferita ai piani alti. La holding attraverso cui controlla le società del suo impero è Premafin. E Premafin è della famiglia Ligresti. Ma per arrivare dalla famiglia alla holding bisogna attraversare almeno una decina di società, sparse tra Italia, Svizzera e Lussemburgo. Dai tre figli (Jonella, Giulia, Paolo) si arriva a Premafin passando per tre società lussemburghesi (Hike, Canoe, Limbo) e una fiduciaria (Compagnia fiduciaria nazionale). E don Salvatore? A Premafin ci arriva attraverso due spa (Sinergia e Imco) e una lussemburghese (Star Life). Secondo quanto scritto da Sole 24 ore e Mf, socio di controllo di Sinergia è Fidirevisa Italia, mentre commissario dei conti di Star Life è Fidirevisa sa: due società del gruppo Fidinam, l’impero elvetico di Tito Tettamanti.
Chi conosce le vicende finanziarie italiane a questo punto sobbalza: Tettamanti e Fidinam sono nomi ricorrenti in molte storie scabrose; si sono incrociati con le parabole di tanti finanzieri italiani, da Sergio Cragnotti a Raul Gardini, da Silvio Berlusconi fino a Calisto Tanzi.”
Oppure, sempre il giornalista Gianni Barbacetto, in altro articolo Milano 2 dei misteri racconta di altre vicende finanziarie dove ricompare il nome dell’elvetico Tettamanti:
Soldi svizzeri. È a capitale elvetico anche la società di costruzioni che edifica Milano 2: la Italcantieri Srl viene fondata nel 1973 da due fiduciarie ticinesi, la Cofigen Sa (rappresentata da un giovane praticante notaio) e la Eti Ag Holding (rappresentata da una casalinga di nome Elda Brovelli).
Al di là dei prestanome, ci sono professionisti di livello: dietro la Cofigen si intravvede il discusso finanziere svizzero Tito Tettamanti; dietro la Eti, l’avvocato d’affari Ercole Doninelli, a cui fa capo anche la Fimo, una finanziaria svizzera coinvolta in numerose inchieste per riciclaggio e traffico di droga. La Italcantieri ha come amministratore unico Luigi Foscale, padre di Giancarlo Foscale e zio di Berlusconi.
Sarà in seguito, tra il luglio 1975 e il novembre 1976, comprata dalla Fininvest, la holding fondata per mettere ordine nell’intricato paesaggio societario berlusconiano. Tre diverse Fininvest nascono, tra il 1975 e il 1979, anno in cui per la prima volta nelle carte appare, finalmente con il suo nome, Silvio Berlusconi. L’opacità sul controllo societario e sui suoi finanziamenti si trasferisce a monte: a controllare la Fininvest sono infatti, in un intrico bizantino di scatole cinesi, incroci e passaggi, 38 società chiamate Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e così via.
Telemilano. Intanto Milano 2 è ormai finita. Nella città ideale è nato anche quello che diventerà il nuovo business di Berlusconi: la tv. Dapprima è una televisione condominiale via cavo, poi Telemilanocavo diventa, via etere, Telemilano che diventerà Canale 5.
Un mondo finanziario poco incline alla legalità e, anzi, portato concettualmente a delinquere come le cronache ci ricordano ogni giorno.
Un mondo finanziario che ha comprato o costruito di sana pianta testate giornalistiche (anche televisive), per ingraziarsi il pubblico con “eccentriche” bravate e, nel contempo, aumentare quel divario tra chi lavora onestamente col suo sudore e chi, invece, con evidente spocchia e faccia tosta, vuol far credere ai primi di essere un “genio” ed aver scalato la posizione sociale e la propria ricchezza per fortuna, occasioni e intuito imprenditoriale. Balle! Grandi ed esagerate balle. E, più sono grandi le frottole più si è propensi a credere che siano vere perché si gioca sulla buona fede degli onesti che (ingenuamente) dubitano che uno possa raccontarle così grosse… quindi è, sicuramente, vero. Più insisti a raccontare la frottola più prende consistenza negli spazi della verità; si prenda d’esempio, che è diventata documantazione ufficiale parlamentare e mai corretta, il caso della nipote di Mubarak, che è diventata burletta nell’intera galassia ma che è stata sostenuta – ahinoi! – da esponenti istituzionali di rilievo e che siedono tuttora su quelle poltrone importanti senza vergogna, anzi, rivendicando la giustezza del suo operato.
La “casualità” vuole che vi siano, nei casi sopra citati, abbinamenti illeciti – che, inevitabilmente, non escludono vi sia uno schema rodato negli anni – tra quei nomi, società filmografiche, offshore, massoneria, malavita, immobili… che, in passato, avevano portato anche a bombe su innocenti in paesi democratici pur di continuare nei loschi affari.
Chiederne l’espulsione dagli ambiti istituzionali democratici (ma non solo in Italia) sarebbe cosa buona e giusta prima che si arrivi troppo tardi… e il fatto che si trovino già con ruoli importanti istituzionali nelle forze dell’ordine (vedi Germania, Francia…) non lascia ben sperare.
Perché Repubblica democratica non è un concetto astratto ma una pratica quotidiana a cui tutti si devono (anche) attenere rigorosamente. Chi è fuori posto deve essere, sicuramente, rieducato ma non può stare assolutamente nella pubblica amministrazione dove ha giurato fedeltà alla Costituzione antifascista perché, altrimenti, sarebbe un ossimoro troppo stridente e non ce lo si può permettere.
Foto di copertina: Frederic Köberl